Solomon, dal pallone all’omicidio: ritratto del killer di San Leonardo

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Un ragazzo introverso, molto bravo a giocare a pallone. Un ragazzo “che parlava poco, pochissimo, probabilmente depresso ma educato. E’ questo il profilo che emerge dai ricordi di Solomon Nyantaky, il 21enne ghanese che martedì pomeriggio ha massacrato a colpi di mannaia e coltello la mamma e la sorellina 11enne. 

Era una promessa del calcio, Solomon, era cresciuto nelle giovanili dell’Aurora, poi il Milan Club, fino a trascorrere diversi anni nelle giovanili del Parma e uno scudetto con gli Allievi. Con Donadoni come allenatore aveva anche fatto qualche apparizione in prima squadra.

Nella sua carriera, poi, una brusca frenata fino alla serie D nell’Imolese. Poi una comparsa al Colorno.  Il suo idolo era Cuadrado e per poco, in passato, sfiorò un trasferimento alle giovanili del Milan. Ma da tempo sembra che fosse caduto in qualche brutto giro, lontano, lontanissimo, dal calcio.

“Ricordo Solomon, si allenava con noi del Parma e lo portai in panchina più di una volta. Non è facile inquadrare il carattere di un giovane calciatore in una squadra di A, ma ricordo che era un ragazzo tranquillo, anzi direi taciturno. E se davvero è stato lui, è difficile capire cosa possa essere passato per la sua testa: come si può arrivare a un gesto simile, cosa ti passa per la testa”.

E’ sbigottito e attonito Roberto Donadoni, allenatore del Bologna che portò in prima squadra al Parma Solomon Nyantakyi, 21enne ghanese che oggi ha confessato il duplice omicidio di madre e sorellina dopo essere stato fermato a Milano.

“Veniva dalle giovanili del Parma – dice al telefono con l’Ansa Donadoni, dal ritiro del Bologna, parlando delle cinque panchine di Solomon in A nel 2014 – era un centrocampista, poi quando la società è fallita non so che percorsi abbia preso”.

“Sono senza parole: Solomon era un ragazzo pacifico e molto taciturno, non avrebbe mai fatto male a una mosca. Ma ha sofferto di depressione”. Lo racconta Cristiano Lucarelli, ex attaccante del Livorno e della nazionale, che allenò Solomon Nyantakyi nelle giovanili del Parma. “In un anno, lo sentii parlare due volte – racconta Lucarelli alll’ANSA – Sapevo dei suoi problemi, e l’ho chiamato in Lega Pro al Cuoiopelli un anno fa. Ma dopo quindici giorni di ritiro è voluto andare via, gli mancava la famiglia.

Dal suo comportamento poco estroverso nelle giovanili del Parma si vedeva che aveva dei problemi – aggiunge Cristiano Lucarelli -. Però mai, mai, mai l’ho visto alzare la voce, litigare con qualcuno, avere una reazione scomposta. Era ipereducato. Ora sono scosso, davvero ha confessato? Era esattamente quel tipo di ragazzo dal quale non ti aspetteresti mai una cosa del genere”.

Quando diceva: il calcio per me è importante….

 

Lucarelli non sa se negli anni passati Solomon Nyantiakyi era in cura da uno psicologo, ma sottolinea di aver provato «ad aiutarlo» per la sua depressione. “Sapevo, e lo chiamai al Cuoiopelli, in LegaPro: è la squadra di Santa Croce sull’Arno, 200 chilometri da Parma. Si allenò con noi quindici giorni, poi scappò … Venne da me a dire che gli mancava la famiglia, gli amici, casa … Pensai fosse nostalgia. E ora sono sconvolto”.

Di Solomon parla anche l’altro Lucarelli, Alessandro, capitano del Parma anche negli anni in cui il giovane ghanese si aggregò alla prima squadra in A. “Anche io avevo sentito parlare della sua depressione. Era molto tranquillo, un po’ chiuso, non legava con nessuno in particolare: qualcosa di singolare tra i suoi coetanei, specie i ragazzi africani molto estroversi. E ora questa cosa incredibile…”.

Incredibile, in un pomeriggio estivo: la madre Patience era appena tornata dall’Africa con la piccola Maddy, chissà cosa può aver scaturito la follia omicida.

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