Amministrative 2017: il pagellone dei dieci candidati

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Da zero a dieci, diamo il voto ai dieci candidati di questa tornata amministrativa. Un modo semiserio di mandare in archivio una tornata elettorale seguita con passione e amore (per la professione e i lettori), estenuante, ma in fondo, emozionante.

Partiamo, noblesse oblige, dal vincitore.

Federico Pizzarotti, voto 10 – Non ha vinto, ha stravinto. Ha dimostrato che sotto la pioggia di critiche la città ha capito che errare è umano, ma soprattutto, quando devi operare e decidere, è anche facile succeda, e che l’importante è correggere il tiro. Se cinque anni fa un voto di protesta lo innalzò, oggi lo consacra una scelta consapevole. C’era l’alternativa, Parma vuole lui. Ora la sfida più dura: dimostrare che se lo merita.

Marco Bosi, voto 9,5 – Sarà vicesindaco, dopo cinque anni da capogruppo in consiglio comunale. Giovane, informato, tecnologico, smart. Grintoso al limite dell’aggressività, è arrivato ai cittadini con un consenso altissimo.

Michele Alinovi, voto 7 – E’ un tecnico preparato, affezionato al proprio lavoro ma non è un politico, e probabilmente non pretende neanche di esserlo. Se riuscirà a realizzare anche solo metà delle proposte di riqualificazione presentate in campagna elettorale Parma sarà sicuramente una città più bella, viva, rigenerata.

Paolo Scarpa, voto 6 – Sarebbe stato un otto, se non avesse fatto quel, ci perdoni, lamentoso post d’addio su Facebook. Affascinanti le sue idee di Parma città ciclabile e le ampie proposte per la cultura, di cui è esperto e riconosciuto conoscitore. E’ rimasto macinato da un sistema troppo macchinoso come quello del PD, dall’accozzaglia di reduci vignaliani e postmoderni dem, da una città più critica e attenta di quello che forse immaginava, da poche idee e troppi slogan, da una campagna contro Pizzarotti anziché pro se stesso. Potrebbe fare opposizione sana e costruttiva, ma non ci è dato capire se intenda seriamente fare opposizione o è solo troppo ligio per dimettersi.

Lorenzo Lavagetto, voto 9 – Torna un Lavagetto in comune, erede in ogni senso dell’indimenticato Stefano. Prende uno squasso, alla parmigiana, di preferenze, che ripagano un immane lavoro dietro le quinte. E’ segretario cittadino e anima pura del PD che sbanda: ci attendiamo tanto dal suo lavoro in consiglio comunale.

Matteo Broso, voto 8 – Il volto bello del PD del futuro. Giovane, determinato, crede ancora in qualcosa. E ha tanta voglia di fare. Il futuro è nelle mani sue e dei suoi “compagni d’avventura”. Non demordano davanti a questo stop, il futuro di Parma passerà dal loro coraggio.

Laura Cavandoli, voto 10 – Lei il suo lo ha fatto eccome. Con una campagna iniziata tardissimo, con il suo partito spaccato da mille contrasti e il resto del centro destra che a Parma non ha presa da una parte (Fratelli D’Italia) e necesita di una rifondazione profonda dopo il ciclone Vignali dall’atra (Forza Italia), ha riportato la Lega in consiglio, acquisito credibilità e tanti, tantissimi voti personali. Molto moderata e misurata, comunicativa, solare e diretta, è più liberale che leghista.

Daniele Ghirarduzzi, voto 4 – Ci ha provato, sprovveduto e improbabile come le sue cravatte, puro nel suo essere convintamente 5 Stelle. Forse credeva che bastasse il simbolo per fare la poltrona, ma non è stato premiato. Ci sarebbe piaciuto vederlo in consiglio, ma il risutato è stato troppo risicato.

Luigi Alfieri, voto 4,5 – E’ partito per primo, con un intero calendario di anticipo, ma il tentativo di bruciare tutti lo ha logorato. L’idea di Parma non ha paura era coinvolgente, ma tra i social e le urne ci passa la volontà dei cittadini. Che volevano di più che promesse sulla sicurezza.

Filippo Greci, voto 7 – Partito tardi, ma bravo a fare gioco di squadra. Belle le idee, sfacciate e coraggiose come il Movimento Nuovi Consumatori, bella la capacità di affrontare i dibattiti con idee e non contro qualcuno o qualcosa. Non è stato capito, peccato per la città: aveva davvero voglia di fare qualcosa di bello.

Emanuele Bacchieri, voto 6 – Partiva dal nulla, qualcosa ha preso. Parma ha fatto le barricate, difficilmente, al di fuori della cerchia dei fedelissimi, qualcuno voterà mai i neofascisti.

Laura Bergamini e Ettore Manno, voto 2 – Come la percentuale che hanno preso, dividendosi una posta che forse condivisa apriva uno spiraglio in consiglio. Teneramente attaccata alle antiche lotte proletarie lei, carismatitco ed esperto politico lui, pagano un’ideologia probabilmente superata o che forse necessita un rinnovamento.

Pia Russo, voto 1 – Partita tardissimo senza chiarire la posizione politica, tante parole e pochissime proposte concrete. Campagna più contro Pizzarotti che pro qualcosa. A Parma ci chiediamo ancora: Pia, ma stavi a destra o a sinistra?

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