Bilancio Comune, botta – risposta Alfieri – Bosi

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 “Con ogni evidenza, questa volta ho colpito gli ex grillini del sindaco Pizzarotti nel loro tallone d’Achille. Ho infilato il dito nella piaga e violato il nervo scoperto. Solo così si spiega la scompostezza con cui il capogruppo in consiglio comunale dei “pentastellati pentiti” risponde alle mie osservazioni in merito al debito del comune e al bilancio triennale 2017-2019, pubblicate dalla Gazzetta di Parma e da numerosi siti web.

Con questo scritto il Bosi viola la regola numero uno della comunicazione accorta, la regola dell’elefante e del moscerino: l’elefante (in questo caso la Maggioranza ex grillina) non deve mai rispondere agli attacchi del moscerino (l’”autocandidato sindaco”, che sarei io) – attacca Luigi Alfieri. Se lo fa, riconosce al moscerino la dignità dell’elefante. Ergo, lo qualifica come lo sfidante di cui avere paura, tanta paura alle prossime elezioni.Il comunicato che ha emesso ieri il Bosi è uno straordinario esempio di disinformazione da osteria di campagna. Quella mal fatta, facilmente smascherabile.

Anziché confutare tecnicamente le asserzioni messe per iscritto non da me, ma dall’ex assessore al bilancio dei 5 stelle, Gino Capelli (questo fa bruciare Bosi: che io usi le parole del “suo” Capelli), fa delle vuote tiratine politiche. Non ha smentito le seguenti asserzioni contenute nella nota a commento della relazione commissariale stesa dallo stimatissimo commercialista il 9 ottobre 2012. La prima: “Chi parla di dissesto del comune di Parma parla a sproposito in modo irresponsabile”. La seconda “E’ un dato di comune esperienza che il debito di un qualsiasi soggetto debba essere valutato alla luce del suo patrimonio e della sostenibilità del debito rispetto alla propria condizione patrimoniale e finanziaria”. Al che io, con le mie parole, ho aggiunto: “Quindi spiega l’ex assessore, se vuoi conoscere il patrimonio netto del gruppo Comune devi sottrarre il passivo all’attivo. Ebbene, come si legge nella relazione, sottraendo al patrimonio delle partecipate i loro debiti (607 milioni dice Capelli) resta un patrimonio netto di 112 milioni”.

Perché Bosi non confuta ora quanto scritto dal suo ex assessore 5 anni fa? Perché non lo confutò allora? E sono stato magnanimo nel non riferire altri scritti di Capelli in relazione alla situazione nel 2012, l’anno orribile (poi si è solo migliorato in automatico e grazie alla legge sblocca debiti): “Appaiono quindi completamente infondate e fuori luogo le voci in ordine al dissesto del comune di Parma”: non lo dice Alfieri, lo dice l’ottimo, veramente ottimo, assessore scelto da Federico Pizzarotti. Spieghi Bosi perché Capelli ha lasciato la Giunta.

Perché, invece di abbaiare alla luna, non confuta quanto abbiamo scritto io e l’ex assessore?

“Il Comune di Parma non era a rischio default. – Ho scritto nel comunicato – Il vero problema era il debito delle partecipate. E qui la partita è stata vinta in tre mosse: il Comune ha venduto una delle società più indebitate, Stu Pasubio, con tutti i suoi passivi (il sindaco è indagato per questa operazione), che son scomparsi dal debito. Poi ha fatto fallire Spip e, qui, se ne è andata un’altra fetta immensa di debito, con buona pace dei poveri creditori della società. Poi ha “venduto” (in realtà si tratta di operazione ben più complessa di una vendita) azioni Iren di sua proprietà per pagare i debiti di STT. E, così, oggi si può dire che il debito è passato da 573 milioni di euro a 343. Ma non parliamo di miracolo”.  Queste stesse cose le ha scritte l’avvocato Massimo Rutigliano in un clamoroso articolo pubblicato sulla Gazzetta. Perché non è stato smentito? Perché sono vere. Quindi, Bosi non lo confuta perché è inconfutabile.

Poi, l’ex grillino cerca di barare sulle tecniche di bilancio, confondendo le idee ai lettori inesperti.  Scrive il Bosi: “Forse Alfieri è ignaro del fatto che le opere pubbliche non si finanziano con le tasse, ma con le entrate in conto capitale (come gli oneri di urbanizzazione o le alienazioni)”. E bravo Bosi. Che finge di non sapere che gli investimenti si finanziano anche con i trasferimenti in conto capitale e con le entrate del titolo sesto: mutui e altre tipologie di capitale a prestito. I mutui si pagano e si rimborsano con le entrate correnti. Quindi, con le tasse. Meno mutui meno tasse. Regola aurea.

Poi perché Bosi non spiega come si è formato il tesoretto di 48 milioni per il 2017 e quello di 138 milioni per i prossimi tre anni? Quel tesoretto sbandierando il quale il sindaco e gli assessori si sono fatti belli sulla Gazzetta venerdì.

Per dargli una mano gli vorrei ricordare che si crearono le partecipate per aggirare le rigide regole del bilancio autorizzatorio. Ebbene, sono ancora lì e ancora si possono usare al medesimo scopo. E Parma Infrastrutture viene ancora usata.

Un’altra cosa che non capisco nel confuso articolo di Bosi è come si permetta di dire: “Ciò che dispiace però è notare la bassezza del livello delle priorità di Alfieri. Forse non ha ben presente il contesto sociale in cui oggi tutte le Amministrazioni sono costrette ad operare: famiglie alla ricerca di un tetto sotto cui vivere, un aiuto per pagare le bollette, un sostegno per i familiari anziani. Proprio le fasce più disagiate sono sempre state in cima alla nostra agenda. Ciò è dimostrato dal fatto che non un solo euro è stato tolto dal welfare, non un solo servizio sociale è stato ridotto”.

Per me il welfare è il punto cardine delle attività di qualsiasi amministrazione comunale. Mi spieghi il Bosi dove ha dedotto il contrario. Piuttosto, il welfare è stato il settore in cui più ha mancato la giunta ex grillina. Le fasce più disagiate sono state talmente in cima alle vostre agende che una sera che lei di certo non può dimenticare, centinaia di persone, di famiglie, si riversarono in piazza Garibaldi manifestando pacificamente a difesa dei diritti dei ragazzi disabili, cui il vostro assessore al welfare Laura Rossi, tanto vicino alle fasce deboli, aveva tolto gli educatori, supporto troppo costoso a vostro dire per le casse comunali.

Nessuna riduzione no, solo perché la città di Parma, solidale, sensibile, e vicina ai più fragili non ve lo ha permesso. Anche qua ritirata istituzionale e silenzio calato, nessuna scusa. E che dire delle rette dei nidi e delle scuole dell’infanzia, che la vostra giunta ha portato a livelli insostenibili?

Il Bosi dice: noi ex grillini, stiamo lavorando a testa bassa per la gente di Parma… Certo con in testa il sindaco, che, in questi anni, ha dovuto passare metà del suo tempo a battibeccare con Grillo e Casaleggio su temi che riguardano solo la sua carriera politica, poveretto. Capisco le difficoltà di  Pizzarotti: alternare il duro lavoro quotidiano in comune e le diatribe romane ai suoi numerosi viaggi (istituzionali per carità), che lo hanno tenuto lontano da Parma, nel mese di settembre a Bruxelles, nel mese di ottobre (in piena emergenza legionella) ad Abu Dhabi, nel mese di novembre prima in Cina e poi a New York (non ricordiamo la data di quello in Giappone, comunque istituzionale anche quello). Attendiamo fiduciosi i prossimi viaggi.

Poi Bosi spiega di avere dimezzato il costo dei dirigenti: ma bisogna fare attenzione, visto che poi questa amministrazione ha dal 2012 ad oggi aumentato le posizioni di responsabilità (i funzionari assurti ad incarichi vice dirigenziali), di una dozzina. Che dire poi del costo del direttore generale, tanto inutile prima, quanto necessario e introdotto in poche settimane poi (nell’agosto del 2015), praticamente oltre la metà del mandato, con un costo che presumiamo altissimo?

Ma l’operazione più bella del Bosi è definirmi populista. Come Trump, come gli inglesi della Brexit… Tutti vincenti. Lo considero un augurio. Lui che ha militato per anni nel più populista dei movimenti italiani, sul tema dovrebbe saperla lunga.

Leggo e rileggo le parole finali del Bosi, come ascolto e riascolto le barzellette di Cantoni: (Alfieri) “pensa veramente che se avessimo guardato al consenso avremmo tirato tanto la cinghia per lasciare un tesoretto a chi verrà? Perché Alfieri forse ignora anche il fatto che quella previsione di investimenti ricadrà quasi interamente oltre le elezioni, non aiutando in alcun modo una ipotetica candidatura di Pizzarotti”.  Questa è una battuta da Rick e Gian: tutti i parmigiani sanno che quando un sindaco concentra gli investimenti nell’ultimo anno di mandato, lo fa per essere rieletto o per fare eleggere uno del suo partito. Lo dimostra ampiamente la pagina trionfale pubblicata sulla Gazzetta di venerdì. Fare credere il contrario vuole dire fare passare i lettori per scemi.  Ma davvero. Da ultimo, signor Bosi, grazie per la pubblicità elettorale gratuita che mi sta facendo.

IL COMUNICATO DI MARCO BOSI – “C’è chi lavora ogni giorno a testa bassa per la propria città e chi si limita alla propaganda da campagna elettorale. È tutta qui la differenza tra l’Amministrazione Pizzarotti e il populismo del candidato autoproclamato Luigi Alfieri”.
Il capogruppo della maggioranza in Consiglio Comunale, Marco Bosi, risponde alle accuse di Luigi Alfieri, candidato sindaco per il 2017. Alfieri aveva accusato l’amministrazione di aver “gonfiato” i debiti per usare gli investimenti come campagna elettorale. (leggi Alfieri: i cittadini spremuti dal Comune per fare scintilla nell’anno delle elezioni?)
 “Ieri infatti il candidato ha tentato di avventurarsi sul tema del bilancio, – scrive Bosi di Effetto Parma, il movimento civico nato dopo l’auto espulsione dal M5S- ma ha fatto subito il tonfo con un goffo pasticcio contabile. Alfieri si è infatti prodigato in una più che fantasiosa ricostruzione dei fatti nel maldestro tentativo di negare un risultato innegabile e ormai riconosciuto da tutti: il risanamento del bilancio comunale. Dalle due l’una: o Alfieri non ha idea di come sia strutturato un bilancio comunale, oppure volutamente mente ai cittadini per qualche voto in più, in perfetto stile vecchia politica. Lasciamo decidere ai cittadini cosa sia peggio”.
“Alfieri nella sua ricostruzione arriva a sostenere che non fossimo sull’orlo del default. – continua Bosi – Dimentica che non fu Pizzarotti a paventare quel rischio, bensì il Commissario Ciclosi, i revisori dei conti, il candidato PD Bernazzoli e poi tutte le opposizioni unite che chiesero la procedura di pre-dissesto. Fu allora che l’Assessore al Bilancio Capelli disse che non eravamo ancora in default ed eravamo convinti che grazie ad una seria politica di efficientamento saremmo riusciti a scongiurare quella sciagura. I risparmi sono arrivati da diversi capitoli di spesa, a cominciare dal costo dei dirigenti che è stato dimezzato. Alfieri inoltre parla di servizi come quello della cura dei parchi, ma forse è ignaro che quelle spese erano state scaricate su Parma Infrastrutture: una società che perdeva 16 Milioni all’anno e nessuna banca voleva finanziare. E che dire delle famigerate fontane? Al nostro arrivo abbiamo trovato 2 anni di bollette dell’acqua non pagate. La nostra responsabilità e la nostra etica ci ha imposto di interrompere questa vergognosa pratica di scaricare sulle Amministrazioni successive i costi delle cose fatte.
Ciò che dispiace però è notare la bassezza del livello delle priorità di Alfieri. Forse non ha ben presente il contesto sociale in cui oggi tutte le Amministrazioni sono costrette ad operare: famiglie alla ricerca di un tetto sotto cui vivere, un aiuto per pagare le bollette, un sostegno per i familiari anziani. Proprio le fasce più disagiate sono sempre state in cima alla nostra agenda. Ciò è dimostrato dal fatto che non un solo euro è stato tolto dal welfare, non un solo servizio sociale è stato ridotto. E ringrazio i Sindacati per averlo riconosciuto anche relativamente a questo bilancio.
Infine Alfieri parla di tesoretto mischiando i numeri del piano triennale delle opere pubbliche. Forse Alfieri è ignaro del fatto che le opere pubbliche non si finanziano con le tasse, ma con le entrate in conto capitale (come gli oneri di urbanizzazione o le alienazioni). Pensa veramente che se avessimo guardato al consenso avremmo tirato tanto la cinghia per lasciare un tesoretto a chi verrà? Perché Alfieri forse ignora anche il fatto che quella previsione di investimenti ricadrà quasi interamente oltre le elezioni, non aiutando in alcun modo una ipotetica candidatura di Pizzarotti. Ciò che invece non è ipotetico è il pressapochismo con cui Alfieri vorrebbe amministrare la nostra città. I parmigiani però ricordano bene com’è finita quando si è gestito il bilancio con faciloneria, dubito che abbiano nostalgia di quel tempo”.

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