Chiosando Krause, tornato a parlare…

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(di Gabriele Majo, direttore responsabile di StadioTardini.it)Ieri ci siamo dilettati sul tema Umbria galeotta, per via del fatto che proprio in quella terra – nativa per il dirigente ormai in uscita dalla Juventus, dopo dodici anni di appartenenza, benché gli ultimi 16 mesi da inibito per via del pasticciaccio plusvalenze – è destino che si incontrino il presidente Kyle Krause e Federico Cherubini. La volta precedente era stata al Libero Liberati di Terni, in occasione della gara di serie B Ternana-Parma, con il successivo via alla ridda di ipotesi, anche di esperti rinominati del mercato del calibro di Gianluca Di Marzio e di Nicolò Schira, circa un suo possibile ingresso alla corte del tycoon americano, poi smentite da Luca Ampollini e (almeno fino ad ora) dai fatti.

Oggi, invece, vorremmo analizzare – attraverso la preziosa trascrizione di ParmaLive, che a propria volta cita GianlucaDiMarzio.com – le parole pronunziate dal proprietario del Parma Calcio a margine della premiazione del Golden Boy nel contesto del primo “Trofeo dell’Armonia Sportiva”, svoltosi a Solomeo, ed ideato da Brunello Cucinelli, che Franco Riva di Tuttosport ha definito: maestro di stile e dispensatore di valori tesi alla dignità, al rispetto e che KK ha ringraziato per l’esperienza con un selfie su X (pare che il sartostar gli abbia dato preziosi consigli sul look)

“Per noi il Parma è stato un investimento a lungo termine che sarà della mia famiglia per molto tempo”: già, la vecchia storia dei nipotini, sempre ammesso che poi questi non facciano come lui con Kum & Go, di cui negli scorsi mesi si è privato, consolandosi (pare) con 2,4 miliardi cash, che dovrebbero tranquillizzare tutti alle nostre latitudini circa la sua solvibilità, nonostante ci sia chi ideologicamente, proprio nelle ultime ore, avanzi dei dubbi, poi amplificati ad arte dall’altra parte dell’Enza. La solita dietrologia complottistica spicciola che tende a far credere sempre che ci sia la longa manus dell’Upi ad ordire trame a danno della collettività.

Sarebbe questa la summa dell’ultimo pezzo di Osservatorio Stadio Parma, che produrrebbe anche analisi interessanti, se non fossero minate dalla faziosità ideologica e dalle omissioni ad arte, tipo, appunto i proventi della vendita degli autogrill (che ovviamente non reinvestirà in toto nel calcio, ma ce n’è abbastanza per farci stare bene per un po’) o il fatto che, al di là degli immobili, il presidente del Parma, sia un moderno latifondista in Iowa con terreni di proprietà infiniti. Insomma, che i ragionieri od esperti contabili ci credano o meno, non esiste un problema di soldi, che ci sono (anche troppi): Krause è ricco e se lo può permettere (decisamente meno, se vogliamo, chi verrà dopo, che dovrà fare i conti con una costosissima struttura elefantiaca).

Ma torniamo alle dichiarazioni presidenziali, de quo: “Quando fai un investimento così, non puoi pensare di risolvere i problemi in 3, 6 o 9 mesi. Quello in cui crediamo sono i nostri investimenti nel settore giovanile, nell’analisi delle prestazioni, nella squadra femminile, gli investimenti per rendere il Parma un brand mondiale”. Vogliamo Parma brand mondialeè appunto come titola Parma Live, dal momento che al tifoso medio gialloblù (come il Pres vuole che si chiamino quelli Crociati, termine divisivo per il talebano dell’inclusività e dell’uguaglianza, meno male che non ce le ha infilate anche qui…) impipa sino lì del settore giovanile, men che meno della femminile, e vedono come il fumo negli occhi gli algoritmi (al di là della tregua concessa per la promozione in Serie A, vendemmia tardiva…).

A parte che alle parole dovrebbero seguire i fatti, mentre il timore più grande è che ci possa essere una spending review nel vivaio, che, dopo quattro anni di tentativi falliti di salire in Primavera 1, non lascia presagire nulla di buono: allo stato attuale delle cose, infatti, c’è, nella lista dei pericoli, persino quello della clamorosa cancellazione della formazione sperimentale Under 18, così come per sostituire Mister Cesare Beggi, a fine mandato, si pensa di pescare nel bacino di allenatori interni, anziché investire in un qualche tecnico di grido fuori.

Per tacere della femminile, dove il progetto Serie A, varato con grande pompa due anni fa, è sino ad oggi il più grande flop planetario (retrocessione e debito non saldato con l’immediata risalita), con il diserbante buttato su tutto quanto si era cercato di costruire in precedenza; basti vedere le scarse presenze a tifare una squadra diventata antipatica fin dalla genesi, in quel di Noceto, quando, appunto nel nome della tanto proclamata uguaglianza, le donne avrebbero dovuto continuare a giocare al Tardini. Eppure, nonostante tutti gli investimenti, senza voler concedere alibi ad alcuno, nella passata stagione, ad esempio, non c’è stato verso di poter tesserare la 24^ calciatrice. Non voglio dire che con quella le women sarebbero state promosse, però mi pare una delle tante contraddizioni dell’ecosistema Krause. Tutto questo mentre altrove – citiamo Como, ad esempio – le cose sembrano funzionare decisamente meglio.

L’analisi delle prestazioni (area performance) è, poi, un chiodo fisso degli americani e di conseguenza anche di Doppia K, il quale si era speso in sperticate lodi (e non era certo la prima volta, ma va bene ora, ad obiettivo infine raggiunto, ma senza dubbio più divertenti quelle del passato quando i risultati non arrivavano, per cui l’operazione era andata bene, ma il paziente era morto…) anche nella recente intervista in patria (Tippie Iowa) che vi avevamo tradotto. Fatto sta che il vero unico dirigente potente della galassia Krause è Mathieu Lacome, ex PSG, sul cui altare sono stati sacrificati nomi eccellenti. Però, come dicevo poc’anzi, gli algoritmi, nella penisola, non sono molto amati, così come il fattore variabile umano è difficilmente ingabbiabile.

Basterà questo per rendere il Parma Calcio un brand mondiale? Erano altri tempi, certo, ma Calisto, per perseguire questo obiettivo, aveva seguito tutt’altra strada: da queste parti passarono fior fiori di campioni, i più forti al mondo per davvero, e non è un caso se, a distanza di 30 anni, il Parma Calcio resta la quarta squadra italiana più titolata e se la Coppa Uefa di Malesani era stata l’ultima italiana per 25 anni, prima del trionfo in Europa League dell’Atalanta di Gasperini.

“Stiamo prendendo queste decisioni per coinvolgere i nostri tifosi a Parma e in tutto il mondo in quello che stiamo facendo. Ci vuole del tempo, abbiamo dei tifosi fantastici e vogliamo coinvolgerli ancora in questo progetto”.

Coinvolgere i tifosi non significa, però, solo lisciarli a parole, ad ogni piè sospinto, ma essere concretamente loro vicini anche nei fatti: io parlo per quelli del territorio, in quanto quelli planetari sono un po’ troppo distanti e virtuali (non mi esalterei troppo per i mi piace cliccati a vanvera dagli schiavi della rete). Io penso che se un povero cristo viene giù dal nostro appennino in città per sottoscrivere la fidelity card, non possa trovarsi di fronte, una volta arrivato, la sgradita sorpresa dello sportello chiuso, senza che ci sia stata una straccio di comunicazione ufficiale che avvertisse preventivamente dei problemi tecnici: poi se anche non li volete specificare, chissefrega, ma una tempestiva informazione di servizio, ocio che la palazzina è chiusa, è doverosa, proprio per evitare spiacevoli disagi.

E potrei proseguire tirando a mano l’annosa questione dell’esodo oneroso (per i supporters) per via del Tardini da radere al suolo e rifare ad immagine e somiglianza del sovranocon eterna trasferta per 2-3 anni (minimo), dal momento che lo stadio provvisorio è una chimera (sarebbe lo stesso presidente a non voler spendere i soldi per farlo, per cui è di difficile comprensione il perché sia stato tirato a mano, quando nessuno lo aveva richiesto…), per cui si profila il rischio di dover viaggiare a Piacenza, Bologna, Bergamo, con spese di viaggio a carico dei tifosi, con buona pace della Nord e del suo significativo striscione a tema.

L’intervistatore domanda: Parma come Atalanta o Bologna? E qui, chiosiamo il giornalista: vero che oggigiorno quello della Dea sia un esempio da seguire, ma negli anni passati era il Parma il termine di paragone primario…
“Entrambi sono dei bellissimi modelli. Rispetto entrambe le proprietà, stanno facendo un lavoro incredibile. Il Bologna ha avuto una stagione fantastica. Perché no? Come prima cosa dobbiamo salvarci in Serie A, poi potremo puntare a Bologna e Atalanta. Un passo alla volta…” Su questo punto mi trovo del tutto d’accordo, in quanto, con una certa umiltà, il Parma dovrebbe prima di tutto pensare a consolidare la categoria, evitando di trovarsi a natale con appena 8 punti in classifica, rischio che si potrebbe correre sottovalutando la categoria e sopravalutando le proprie qualità.

“Acquisti? Penso che abbiamo bisogno di un po’ di giocatori per la Serie A, ma non di grandi cambiamenti. Piano piano…”. Qui si tratta di interpretare se intenda un #siamoapostocosì alla Davide, ed allora potrebbe essere un problema, oppure se si riferisca ad innesti mirati che siano idonei alla categoria, indipendentemente dalle suggestioni virtuali.

Dopo un lungo silenzio – ci saremmo aspettati in questo mese dalla promozione e dalla Coppa qualche paginata dedicata al presidente – KK è tornato a parlare: ed ancor più prodigo di parole, immaginiamo, sarà venerdì 7 giugno 2024, dalle 15.30 al Ridotto del Regio, al Festival della Serie A, assieme a Mister Pecchia, sollecitato da Monica Bertini di Sport Mediaset e dal direttore della Gazzetta di Parma Claudio Rinaldi, il quale, coi suoi redattori/collaboratori, potrà raccogliere importante materiale da rielaborare e sottoporre ai propri lettori. Gabriele Majo (direttore responsabile di StadioTardini.it)

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