Nuovo Tardini, fermiamoci a riflettere. Perché e in nome di chi perdere un’occasione?

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Nuovo Tardini, fermiamoci a riflettere. Perché e in nome di chi perdere un’occasione? Può essere assurdo un cantiere di due anni, giocare a Piacenza o Bergamo, ma quanto lo sarebbe perdere l’occasione di avere uno stadio nuovo, funzionale, di imprinting europeo, di proprietà, come in tre quarti dell’Europa civilizzata, in nome di chissà quale protesta?

LA QUESTIONE SPORTIVA – La questione sportiva è forse la più “fastidiosa” ma anche la più scorrevole. I tifosi vogliono risultati, prima che uno stadio nuovo. Ma, sostanzialmente, le Curve coperte le chiedono da tempo. Sicuramente preferirebbero lavori a scaglioni, senza demolizione e ricostruzione, senza dover giocare altrove per un paio di stagioni ma al limite solo qualche mese, e probabilmente non è nemmeno impossibile accontentarli.

Per contro, sarebbero in fondo grati a un presidente ora maltollerato per gli scarsi risultati sportivi per aver donato loro e alla città uno stadio di matrice e idea europea. E magari ne godrebbero ancora di più quando il Parma tornerà ove tutti sognamo.

Chi dicendo che “Krause è un palazzinaro” pensa di offenderlo, ricordi quello che sta facendo a Collecchio, dove la Giunta è leggermente più lungimirante: un centro sportivo che sarà il più avanzato moderno e all’avanguardia d’Italia, enorme, dove crescere talenti, perché si, il calcio del futuro passa dalle giovanili, e pure dove dare spazio respiro e ambizione al calcio femminile. Può non piacere, ma dire che a Krause di Parma e del Parma frega nulla è un ossimoro. Forse ha interessi più a lunga gittata di quelli degli ultras.

LA QUESTIONE POLITICA – Già, la Giunta, dicevamo sopra. Forse il problema vero e reale, è politico. Un’amministrazione sul filo di lana, fatta di compromesso –  fra un partito, il PD, che a Parma non vinceva da quando si chiamava PCI, e un movimentooqualcosacheciassomiglia che con Pizzarotti aveva una dignità e una linea (più o meno condivisibile, ma esistente) ed ora è scomparsa-.

Se assembli teste per il solo desiderio di vincere, prima o poi quelle teste si spaccano scornandosi. E scoprendosi pure vuote. Oltre ai due elementi suddetti, altri fuoriusciti dalle più varie ali e zone, giusto per fare il 50+0periodico1%. E moh come si fa a metterli d’accordo sullo stadio, che fa incazzare un po’ tutti? Quindi lo stadio diventa come il Verdi, la Tibre, le Fiere a suo tempo.

Costringe Parma a chiedersi se vuole essere moderna o conservatrice. Se vuole essere Milano o Bologna, stando nel mezzo geografico. Ma attenzione, Bologna si è scantata da un pò, ma forse a loro che stanno in Municipio ancora mica lo hanno detto. Così rischiamo altri cinque anni alla Lavagetto Stefano (pace alla buona anima sua): “Non faccio nulla non spendo nulla faccio felici i conservatori che la domenica vanno a messa e mi votano”. Va benissimo, poi arriverà un altro Ubaldi (pace anche all’anima sua) che coi soldi risparmiati fa Parma europea. Ma attenzione, magari nel mentre Krause si è rotto quello che sta sotto il ventre e in mezzo alle gambe, e lo stadio rimane come lo volle il buon Avvocato Ennio Tardini: la prima pietra fu posata nel dicembre 1922.

In Europa, le case circostanti gli stadi nuovi e di proprietà aumentano del 10% di valore. Ma siamo poi così sicuri che i residenti in zona, che probabilmente hanno comprato quando già il Tardini esisteva, oppure i loro avi lo hanno visto nascere e hanno amato la favola di Ugo Betti e dell’Avvocato Ennio per i ducali siano così contrari? 

IL COMITATO – Attenzione, non si vogliono pestare i diritti degli aderenti al comitato, quel 4% di parmigiani nativi o meno, residenti in zona o solo incazzati e iscritti al Piddì o ai 5Stelle che sono per il no a tutto, dal vaccino alla mascherina passando per lo stadio e l’aeroporto (ma poi li trovi in fila al check – in della Ryan per volare a Catania a nooooveeuroenovanta)  che piangono perché ben una domenica si e una no per otto mesi e mezzo all’anno la viabilità è leggermente modificata e leggermente intasata (ma quando c’erano i baracconi in Cittadella andava tutto bene???), ma si vorrebbe anche rispettato il buon senso.

Vogliamo fare come a Firenze, che dopo due no a progetti ipercostosi e iperfighi Commisso si è scocciato e ha pensato bene di lasciare ali eredi di Dante il loro stadio al limite dell’omologabilità?

Torniamo a bomba. Dodici mozioni in consiglio (comunale) su che fare dello stadio? Riduciamole a due/tre. Scegliamo lavori il più indolori possibili, un parcheggio che serve alla zona come l’aria (magari un po più pulita di quella attuale, o anche il bollino nero smog è colpa del Tardini?), negozi mirati e non ad cazzum. Una durata della concessione che accontenti tutti. E non diciamo che la Puccini va bene come è: cade a pezzi da sola, non sicuramente per colpa dei lavori allo stadio. Scegliamo il raziocinio, a destra e a manca.

Ma non facciamo scappare la speranza di rappresentare modello e futuro. Calisto (pace pure a lui) lo fece coi soldi del Monopoli Parmalat, e nessuno disse bau. E moh lo rimpiangiamo pure. Ora perché sono americani fanno schifo? Se fra quattro, cinque anni al Tardini si disputeranno partite d’Europa, e una delle due avrà la maglia Crociata, qualcuno chiederà scusa. Inizi ora, smettendo di contestare tutto.

1 commento

  1. Al netto di alcuni errori grammaticali nell’articolo, per fortuna siamo ancora in democrazia e piú di 8000 anime si sono espresse contro un progetto delirante. Forse bisognerebbe avere rispetto per un tale numero di cittadini, seppur contrari al proprio pensiero ed ai desiderata particolaristici del singolo.

    Io personalmente ho 27 anni, sono per il cambiamento ed il futuro (che molto spesso é stato negato alla mia generazione), ma sono tra i piú di 8000 firmatati; ho a cuore la mia cittá e penso sinceramente sia un progetto-ciofeca.

    Lunga vita al dibattito, essenza della democrazia; forse come giornalista (spero non giornalara) sará d’accordo con me almeno su questo punto.

    Forza Parma sempre

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