Sant’Ilario, il discorso del sindaco

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Rivolgo un saluto caloroso, in questo giorno di festa per la Città di Parma, alle Autorità civili, militari e religiose che sono presenti in Teatro e a tutte le nostre concittadine e i nostri concittadini che hanno scelto di partecipare a questo momento così importante e simbolico per la nostra città.

Questo è il mio primo Sant’Ilario da sindaco e prendere la parola è per me un onore ed un privilegio su cui ho molto riflettuto in questi giorni. Il sindaco, chiunque esso sia, è una figura che ogni giorno, dal mattino alla sera più tarda, ha la possibilità di ascoltare il battito di una comunità, di recepirne i bisogni, i timori, le gioie, le aspettative. Vive i momenti di felicità come quello di stamattina e vive i momenti più dolorosi, come purtroppo è capitato anche in questa settimana. Il privilegio sta nel potersi trovare nella condizione di fare, insieme a tante altre persone, qualcosa di utile e di buono per la propria comunità.

Non diamolo mai per scontato questo privilegio. È lo stesso che stamattina ci colloca in questo spazio meraviglioso, per raccogliere le idee attorno ad esempi di cittadinanza virtuosa. Al riguardo, soprattutto in questi sei mesi, mi torna alla mente una frase di Gino Strada, molto netta, a mio modo di vedere molto vera, e che voglio condividere con voi: “Noi abbiamo il privilegio di poter essere immediatamente utili.” Lo abbiamo perché abitiamo in questa parte di mondo e perché siamo nelle condizioni di agire.

La storia del nostro Santo patrono, Sant’Ilario di Poitiers, ci parla di questo. Essere utili a chi ci sta vicino e venirne ricompensati oltre ogni aspettativa e senza chiederlo. Mi soffermo su due valori fondamentali che questa storia ci consegna: la gratitudine e la protezione. Due valori che presuppongono reciprocità, legati da un filo sottile e profondo, figli di quel sentimento civico nel quale le città ancora oggi si ritrovano e attraverso il quale possono crescere. La gratitudine, rara e difficile, ha a che fare con ciò che dà gioia, a chi la riconosce e a chi la riceve. La protezione, prima ancora che con il difendere, ha a che vedere con l’aver cura. La storia di Sant’Ilario ci invita, oggi, nella nostra contemporaneità, a fare memoria e ad impegnarci su questi due valori, soprattutto in un tempo così incerto e preoccupante, nel quale le nostre capacità di prevedere ciò che accadrà, pur nell’età del dato e della statistica, sono state messe a prova durissima. Nonostante ciò, stamattina ci sentiamo grati e protetti insieme ai nostri premiati e dentro il nostro Teatro e ci sentiamo responsabilizzati a tradurre questa gratitudine e questa protezione in atti concreti, al servizio della vivibilità sana, piena della nostra città.

Le cronache di questi giorni hanno ricominciato a parlare di controlli e di misure di precauzione che speravamo consegnate per sempre alla memoria e alla storia. Ancora ricordiamo il Sant’Ilario del 2021, nell’ambiente spoglio e severo della Grande Crociera dell’Ospedale Vecchio, a esprimere gratitudine al mondo della sanità che ci aveva protetto e ci stava proteggendo con coraggio dalla furia del Covid. Quest’anno, mentre la pandemia non consente ancora di abbassare la guardia, ci ritroviamo in tempi di guerra, in un Sant’Ilario che si celebra nel pieno di un conflitto su suolo europeo. È una guerra insieme antica e globalizzata, agitata da spettri che provengono da un passato mostruoso e le cui ceneri non sono mai del tutto spente. Nello stesso tempo è un conflitto economico globale, che unisce, in un tragico cortocircuito, i tanti interessi che le terre d’Ucraina portano in loro e i rincari che colpiscono nel vivo i conti di ognuno di noi. Negli scambi che ho potuto avere in questi mesi con il sindaco di Leopoli Andrij Sadovyi – che ringrazio di cuore per la testimonianza che ha portato in questo Teatro – e con l’ambasciatore ucraino in Italia Yaroslav Melnyk, ho avvertito la vastità di interessi che corrono sopra le nostre teste e le nostre terre e la più contenuta preziosità di ciò che collega le nostre realtà: l’università, qui come a Leopoli, il teatro d’opera, i riconoscimenti UNESCO, la cultura d’impresa. I temi macroeconomici e quelli microeconomici si tengono quanto mai stretti e chiedono anche a noi una prova di coesione nuova, una capacità ulteriore di dimostrarci uniti e solidali di fronte a una condizione di emergenza che, in forme diverse, si sta ormai prolungando, nel nostro Paese, da quasi tre anni.

Alcuni dei premi che abbiamo assegnato oggi hanno a che fare con questo arco ampio della solidarietà che proietta Parma nel mondo e ci fa sentire parte di un disegno più grande. Non meno, i premi a chi ha costruito qui, nella nostra città, quelle pratiche di cura, unità e solidarietà di cui dicevo, ci indicano la strada per rispondere con coraggio alla sfide che ci attendono.

L’istituzione che pro tempore rappresento non vuole scegliere tra il qui e l’altrove, ma perseguire la capacità di dare dignità a chi va e a chi viene, di armonizzare la nostra storia e le storie degli altri. Fa parte della cultura di Parma. Una cultura costruita nei secoli, al crocevia di passaggi e dominazioni diverse, che ci restituiscono una città composita e multiculturale ante litteram, una città che sa stare sui più prestigiosi palcoscenici culturali internazionali, grazie ai suoi beni e alle sue produzioni, ma che sa anche raccontare in modo innovativo le sue identità politiche più recenti, com’è accaduto, ad esempio, con la mostra sui Capannoni o nell’appena concluso Centenario delle Barricate del Ventidue.

È proprio a partire dalla forza culturale di Parma che possiamo provare a guardare con fiducia a questo 2023. Sarà un anno importante, che vedrà definirsi in maniera completa alcuni progetti strategici per la città e che ci consentirà di fissare il perimetro metodologico per politiche di lungo respiro ispirate ad una forma decisa e coraggiosa di co-progettazione.

In modo sintetico vorrei delineare alcune di queste politiche di lungo respiro, quelle che più di altre hanno bisogno di un lavoro ampio e meticoloso, partecipato e condiviso. Parto dal nuovo Patto sociale per Parma, che poco più di un mese fa ha radunato un numero estremamente importante di realtà attorno al lancio del progetto che si è tenuto al Palazzo del Governatore. Insieme al Comune, si sono seduti i mondi della sanità, dell’università, del terzo settore, dell’impresa e del sindacato per promuovere il lavoro di tavoli specifici che entro il prossimo giugno dovranno offrirci dati e azioni utili a orientare il welfare di comunità e di prossimità di questi anni. È lavorando in questo modo che possiamo davvero ottimizzare gli sforzi, creando valore a partire dal contributo di ognuno. È nato un Osservatorio, guidato dal nostro Ateneo, che svilupperà un approccio di studio quali-quantitativo dei servizi sociali della città, che ci consentirà, in tempo reale, non solo di monitorare numeri e qualità dei servizi, ma anche di intervenire tempestivamente con correttivi e di prevedere meglio le esigenze di una città moderna e complessa come Parma, che cambia a ritmi molto più accelerati di un tempo.

Il 2023 sarà anche l’anno che, insieme alle altre otto città italiane selezionate come noi dall’Unione Europea, ci permetterà di dare gambe e risorse alla Missione per le 100 città intelligenti e ad impatto climatico zero. Abbiamo già sottoscritto il protocollo con il Ministero e stiamo lavorando ai cosiddetti Climate City Contracts che stabiliranno gli impegni, le azioni e gli investimenti che il pubblico e il privato dovranno essere in grado di traguardare insieme per un territorio gradualmente più sostenibile dal punto di vista energetico, della mobilità e delle politiche ambientali.

Sarà questo l’anno dell’assunzione del Piano Urbanistico Generale, uno strumento innovativo che dovrà dimostrarsi intelligente, capace di leggere e prevedere lo sviluppo della città, uno strumento flessibile e soprattutto consapevole di quale Parma vogliamo pianificare da qui al 2050. È dentro lo schema di una reale rigenerazione urbana che si struttura e prende corpo la trama di una vivibilità migliore, che ha bisogno di questa visione e di queste politiche di lungo respiro, ma che naturalmente passa anche per azioni molto concrete e quotidiane quali quelle collegate alle manutenzioni, al decoro, alle politiche di sicurezza e legalità, che ci hanno impegnato da subito e che hanno visto prendere vita il progetto “Legalità e coesione”, promosso nel quartiere San Leonardo e in corso di applicazione in altri quartieri della città.

Sarà l’anno, questo 2023, del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, un’occasione irripetibile e una sfida titanica dal punto di vista economico e amministrativo per gli enti territoriali. Un banco di prova che trasformerà diverse aree della città, toccando tutti i quartieri e le frazioni, e per il quale la macchina comunale è pronta, forte di un bilancio che ha voluto insistere con convinzione sul rafforzamento degli organici di personale.

Se dovessi scegliere un aggettivo vorrei poter definire la città per cui stiamo lavorando “giovane”. Giovane nel pensiero, nella capacità di immaginare e, fuori di metafora, nelle forze nuove che dobbiamo saper impegnare e reclutare. Abbiamo deciso, in questo mandato, di costituire un assessorato interamente dedicato alla nostra comunità giovanile, un assessorato che si occupa di lavoro, di benessere, di integrazione e degli spazi di espressione e di protagonismo che i giovani devono poter avere per indicarci il futuro nel quale vogliono vivere. Lontano da ogni sconveniente e improduttiva forma di paternalismo e invece coscienti del fatto che la nostra città può contare su tradizioni formative solide, che vanno preservate e se possibile rafforzate, su un Ateneo connesso con il mondo in collaborazione con il quale va rilanciato il progetto congiunto per una città sempre più capace di pensarsi anche come città universitaria.

Ho molto apprezzato, in questi primi mesi, l’intenzione di parti importanti della città, a vario livello e titolo, a voler contribuire a gettare le basi per la città dei prossimi decenni. Assumiamo impegni comuni, la nostra porta è aperta e sappiamo bene che il confronto accresce la responsabilità di identificare piani e soluzioni. Prendersi cura di una comunità non può prescindere dalla ricerca di una possibile omogeneità di intenti costruita su queste basi.

In molti abbiamo parlato di questo periodo come di un periodo in cui nella è certo. Tuttavia, una certezza la ho e spero sia condivisa. Serve una politica civile e rispettosa, che si confronta sui temi senza sguaiataggini e strumentalizzazioni. Una nuova politica dell’educazione che passa per forza di cose per le donne e gli uomini che ricoprono ruoli istituzionali. Mi sento di poter dire che di questo genere di politica sia già visibile il germoglio nelle sale dove vive e si anima il confronto tra le parti e per questo voglio ringraziare il Consiglio comunale, certo che l’esempio di chi si confronta, pur nella differenza di visione, all’insegna della correttezza e della civiltà saprà trasmettersi alla città e al suo dibattito e potrà, forse, riavvicinare i tanti cittadini che oggi provano sfiducia nei confronti della politica.

Rivolgo un ringraziamento, loro lo sanno, senza alcuna retorica, alla Giunta, che con impegno e dedizione totale sta lavorando con me per tener fede alle idee che abbiamo profondamente condiviso e che segnano il nostro incedere. Grazie alla nuova Direzione Generale, che ha raccolto la sfida di guidare un articolato ripensamento della macrostruttura comunale e grazie alle dirigenti e ai dirigenti, a tutte le dipendenti e a tutti dipendenti del Comune di Parma, al cui servizio, alle cui competenze e al cui impegno dobbiamo il funzionamento di una città che per qualità della vita rimane, da molti anni, nella parte più alta delle classifiche nazionali.

Parma merita il massimo dei nostri sforzi. È nostra, come noi siamo suoi e ha tutte la carte in regola per essere ancora e prima di tutto una vera e forte città europea.

Grazie e buon Sant’Ilario.

Il Sindaco

Michele Guerra

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