Andrea Bui (PaP): la politica? ormai ridotta a marketing nella cassetta della posta

Il dibattito politico in queste amministrative è stato scarso

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’appello di Andrea Bui alla politica locale per le elezioni amministrative del 12 giugno.

Il dibattito politico in queste amministrative è stato scarso.
Le modalità adottate dai media hanno soffocato il confronto vero e proprio, sezionandolo in risposte che in una manciata di secondi avrebbero dovuto dare l’idea del progetto di città.

Una modalità noiosa e penalizzante per chi non ha finanziamenti (e finanziatori) per tappezzare autobus, fermate e inviare lettere a casa.

Il numero di candidature, il protagonismo dei comitati e le previsioni sull’astensionismo dovrebbero far riflettere sullo scollamento tra la politica e la società. Ma questa riflessione tra i “big” della competizione non riesce a fare breccia, anzi. È incredibile come Costi e Vignali, che rappresentano l’eredità del centro-destra cemento&privatizzazioni in città, non abbiano mai, ma proprio mai, affrontato una domanda che chiedesse una loro opinione sul passato più scomodo.

Simile discorso per Guerra, che porta in dote l’esperienza politica di Pizzarotti con eufemistico pudore-continua Bui

Gli incontri migliori, a mio parere, sono stati quelli in cui la cittadinanza ha cercato risposte chiare. In particolare, è il cargo a tenere banco e che ha visto la famosa alzata di mano di tutti i concorrenti.

La cosa ha evidentemente irritato l’Upi, che si è espressa tramite il suo giornale con un editoriale molto duro di Claudio Rinaldi: tutti bugiardi o integralisti, i candidati, che si sono fatti irretire dalle fake news dei comitati, mentre l’informazione, quella vera, sa come stanno le cose.

Così, qualche giorno dopo questo editoriale, durante un incontro pubblico è emersa la proposta di un comunicato congiunto di tutti i candidati, in cui invitare Rinaldi a un confronto pubblico sul tema.

Io, Adorni e Ottolini abbiamo preso sul serio l’impegno, gli altri molto meno. “Se quello non firma non firmo nemmeno io” oppure “Ma no, forse è meglio di no” e via dicendo.
Morale: questo appello non si farà perché a Parma tutto deve rimanere così com’è, perché il coraggio di opporsi al più potente centro di interessi cittadino può costare molto caro. E pazienza se davanti ai comitati siamo stati tutti contro il progetto.

Così, Costi ora cerca un dibattito a tre, con Guerra e Vignali: si è autopromosso candidato papabile per il ballottaggio e cerca di tagliare fuori le voci degli “integralisti”, per giocarsela con gli altri due “bugiardi”, per dirla come il direttore della Gazzetta.

Da una parte, quindi, si evita di contrapporsi in modo diretto al gotha dell’imprenditoria locale sul tema aeroporto.

In cambio, si cerca un salottino in cui giocarsi la poltrona. Questo passaggio è significativo per leggere l’intera campagna elettorale e, quindi, anche la crisi della politica: ormai ridotta a marketing, è recepita come tale da chiunque, con lo stesso fastidio con cui svuotiamo la cassetta della posta piena di offerte dei supermercati. Tutte uguali, cambia solo il marchio.

Poi, però, spargiamo lacrime sulla mancata partecipazione politica, con parole toccanti confezionate in 90 secondi.

Ma è adesso il momento di dimostrare che si può fare politica in modo differente, sostenendo ciò che davvero si pensa anche quando sembrerebbe meno conveniente. Ed è proprio quello che stiamo provando a fare noi, nei ritagli di tempo concessi dai nostri lavori, a testa bassa, senza fare sconti a nessuno e senza paura di nessuna cerchia di potere. Che sia dotata di giornale o meno” conclude il candidato di Potere al Popolo.

 

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