In morte di Giuliano “Ciccio” Zerbini, il ricordo di Gabriele Majo

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(Gabriele Majo, da www.stadiotardini.it) – Il maledetto 10 Dicembre 2020, che già aveva portato via a tutti noi il simbolo della nostra giovinezza, Paolo Rossi, ci fa piangere la scomparsa di un amico e di un grande tifoso Crociato: dopo un lungo calvario, che negli ultimi anni lo aveva ridotto in carrozzina, se n’è andato Giuliano “Ciccio” Zerbini, chef molto conosciuto e popolare, soprattutto nella famiglia gialloblù. Da ieri sera, da quando l’adorata figlia Nicole, via social, ha riferito la ferale notizia (“Le parole sono difficili in questo momento, ma GRAZIE DI CUORE A TUTTI QUELLI CHE CI SONO VICINI CON MSG E CHIAMATE: CREDETEMI CHE IL MIO PAPA’ STARA’ GIA’ FACENDO LA SUA AMATA PASTA FRESCA… MI MANCHERAI PAPY”), si sono moltiplicate le testimonianze le testimonianze di dolore: annoto volentieri, quella di Enrico Frambati: “Sei stata una GRANDISSIMA PERSONA, un GRANDISSIMO PAPA’, un GRANDE AMICO, e lo dimostra il BENE che ti voleva la gente, e poi la tua voglia di divertirti con tutti quelli che incontravi, e visto che qualche zingarata l’abbiamo fatta, io ti voglio ricordare così, SORRIDENTE. Ciao Ciccio”
Ciccio Zerbini mi aveva “iniziato” al gusto e alla buona cucina: a metà anni ’80, quando di anni ne avevo una ventina e fino a quel momento, al contrario di quello che sarebbe accaduto in seguito, mangiavo sempre a casa dalla Leyde, senza mettere i piedi sotto la tavola di ristoranti o trattorie, ebbi la fortuna di imbattermi in lui. Gestiva, temporibus illis, la Trattoria della Pace, in quel di Gaione, abituale ritrovo di tanti calciatori del Parma, io e Gianni Barone, invece, eravamo a Radio Onda Emilia, che, allora, editava Onda Parma Sport, ossia un foglio stampato sul Parma Calcio che veniva distribuito allo Stadio Tardini. Fatto sta che in cambio di qualche beccata – e che beccata! – noi citavamo il suo locale tra le righe dei nostri scritti. Al contrario di diversi altri ristoratori, che coi cambi merci cercavano di risparmiare sulle portate, magari abbondando sui primi, meno costosi, privandoci dei secondi, Ciccio era particolarmente generoso e brillante: non solo ci portava tutte le migliori portate, ma anche ci coccolava con i vini, di cui, col tempo e con l’esperienza, avremmo conosciuto il valore. Certi quotati vini da meditazione, dopo ricche abbuffate, erano le degne conclusioni di quelle stupende serate, alle quali avremmo in seguito aggiunto le nostre fidanzate “pro tempore” poi divenute mogli. Credo che il risotto allo champagne sia rimasto scolpito nelle loro menti, così come nelle nostre, e anche l’insalata arricchita con le mele, probabilmente il piatto più salutista tra i tanti che assaggiavamo, della nostra tradizione e non. Dopo qualche anno Ciccio sarebbe ritornato in zona con “La porta di Felino”, successivamente trapiantata, anche con cambio di intestazione, a Viarolo, dove circa una decina di anni fa lo ritrovai: lui, già, era sofferente, e sostenuto dalla moglie Paola, come sempre impeccabile in sala, ora con al fianco il figlio Simone. Alla figlia Nicole ha trasmesso il talento tra i fuochi: è bravissima a reinterpretare le specialità della tradizione parmigiana, scegliendo secondo lo scandire delle stagioni le materie prime, mentre l’altra figlia Martina è apprezzata ostetrica dell’Azienda Ospedaliera. A tutti loro e a tutti coloro che in vita gli han voluto bene un forte abbraccio. Ciao Ciccio e grazie! Gabriele Majo (da www.stadiotardini.it)

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