Parma sostenitore, non partigiano, del fronte del SI. Le populistiche manovre del NO…, editoriale di Gabriele Majo

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gabriele majo per slide(Gabriele Majo, direttore responsabile di www.stadiotardini.it) – All’ora di cena un indigesto lancio di agenzia-polpetta avvelenata, è andato di traverso al Parma che si è trovato inconsapevole firmatario di un documento – preannunziato fin dal pomeriggio dalla satellitare Sky, che raggrupperebbe alcuni club medio piccoli – da presentare oggi all’assemblea condominiale di Lega, dopo che il Consiglio (di Lega), aveva ufficialmente sancito la conferma all’unanimità l’intenzione di portare a termine la stagione sportiva 2019-2020, qualora il Governo ne consenta lo svolgimento, nel pieno rispetto delle norme a tutela della salute e della sicurezza.  La ripresa dell’attività sportiva, nella cosiddetta Fase 2, avverrà in ossequio alle indicazioni di Fifa e Uefa, alle determinazioni della Figc nonchè in conformità ai protocolli medici a tutela dei calciatori e di tutti gli addetti ai lavori”. Il sodalizio Crociato, con una certa celerità, ha immediatamente preso le distanze dal club degli otto (tanti e tali sarebbero stati i firmatari secondo un lancio della Adn Kronos, subito con solerzia rilanciato da Gazzetta.it e altri portali, tipo Calcio & Finanza) non tanto sui contenuti del dispaccio – con abilità confezionato dai frontisti del No, particolarmente capaci di manipolare le masse facendo leva sui morti – quanto sui metodi divisivi e sostanzialmente scorretti degli ideatori. Perché, diciamolo chiaramente senza giri di parole, prendere una squadra (che poi sono almeno due, visto che anche la Fiorentina ha smentito) e citarla tra le si no indecisifirmatarie senza che sia stato in effetti posto alcun autografo è una porcata. E non un banale errore, si badi bene. Una porcheria premeditata, per arrivare all’appuntamento odierno (ore 11) apparentemente più forti di quanto effettivamente si è. Il Corriere dello Sport-Stadio da giorni mostra una grafica riassuntiva del fronte piuttosto bene articolata, e il Parma è sempre stato correttamente riportato tra i sostenitori del SI (ovvero della ripresa) e non tra quelli del NO (Alt): per cui faceva abbastanza specie ieri sera vederlo passare dalla parte opposta della barricata. Ecco perché, pur non amanti delle smentite, al Parma hanno deciso di intervenire con decisione per ristabilire la propria posizione. Che è una posizione ragionevole, di rispetto, e non da pasionari o partigiani. Si può anche spiegare, probabilmente, anche così il dialogo comunque mantenuto con tutte le fazioni, per cercare di capire e comprendere anche altre posizioni differenti dalla propria, magari per cooperare propositivamente a creare un’unica auspicabile posizione, in un momento in cui non serve essere divisi, al di là di chi ha interessi particolari a remare dalla parte opposta, ossia, il Brescia di Cellino, la Sampdoria di Ferrero e il Genoa di Preziosi, guarda un po’ tutti immischiati nella lotta per non retrocedere, assieme al Torino di Cairo (il quale ha messo a disposizione tutta la potenza mediatica di cui è padrone, con i suoi lavoratori che, pur in disaccordo sindacale – è di pochi giorni fa un duro comunicato della redazione proclamatasi in gdsassemblea straordinaria e permanente – non esitano a seguire la linea editoriale) ed altri meno attivisti e più indecisi. Tra i più pervicaci sostenitori del NO c’è anche il presidente del Brescia Cellino, molto abile a fare leva su nobili sentimenti, pro domo sua: non più tardi di ieri, servendosi ancora una volta delle vittime del Covid 19 di cui sostiene di essere a propria volta affetto, pur col giallo di un mix di positività e negativa al virus, aveva dichiarato: “Farò allenare i miei giocatori a Maggio affinché non si atrofizzino i muscoli poi li manderò in vacanza. Le prime dieci squadre del campionato vogliono riprendere per spartirsi 180 milioni. A Brescia la gente continua a morire e io per rispetto non voglio più giocare. Ripartire dalla B non sarà un problema, mi sto già organizzando”. Sì, magari aprendo il paracadute… Al di là di questo sarebbe bene che le varie testate che supinamente lo ospitano gli ricordassero, una buona volta, che esiste l’articolo 53 della NOIF che disciplina la rinunzia a proseguire il Campionato: «Le società hanno l’obbligo di portare a termine le gaz sportmanifestazioni alle quali si iscrivono e di far concludere alle proprie squadre le gare iniziate». Dunque se il suo Brescia dovesse rinunziare a più di una gara, e quindi di fatto ritirarsi dal campionato, gli verrebbero «irrogate sanzioni pecuniarie fino a dieci volte la misura prevista per la prima rinuncia» e sarebbe tenuto a «restituire eventuali percentuali alle società che l’hanno in precedenza ospitata e che, per effetto della rinuncia o dell’esclusione, non possono essere a loro volta ospitate». Una multa, quindi, la cui entità verrebbe decisa (come da articolo 27 del regolamento della Serie A) dal Consiglio di Lega, oltre ad un eventuale risarcimento per Genoa, Verona, Roma, Spal, Parma e Sampdoria, le società che ancora avrebbero dovuto essere/dovrebbero essere ospitate al Rigamonti. Molto interessanti anche le conseguenze sull’intero torneo: non è più prevista, infatti, una distinzione tra chi si ritira all’andata e chi si ritira al ritorno come ai tempi del Fallimento del Parma FC quando studiammo la materia, ora infatti: «Qualora una società si ritiri dal Campionato o ne venga esclusa per qualsiasi ragione, tutte le gare disputate nel corso del campionato di competenza non hanno valore per la classifica, che viene formata senza tenere conto dei risultati delle gare della società rinunciataria od esclusa». Si gabriele gravina presidente figc 10 03 2020ripartirebbe, quindi, con la Lazio in testa (a 59 punti), la Juve seconda (57), Inter (51) e Atalanta (45) in zona Champions. Dietro rimarrebbe ultima la Spal (18) e penultimo il Genoa (22), con Sampdoria (23), Torino (24) e Lecce (25) fuori dai guai e il Brescia, appunto, già in Serie B. Due parole, anche, per Malagò e il Coni: dove li troverebbe, senza la tanto vituperata serie A di Calcio, i soldi per sovvenzionare tutto il carrozzone statale che di fatto sostiene e finanzia tutti gli sport minori che non producono risorse, inclusi quei campionati da lui additati come esempio a Gabriele Gravina, presidente FIGC, perché si sono fermati. Sarebbe bello saperlo…. Purtroppo servirebbe una comunicazione corretta e deontologica su tutto quello che stiamo vivendo ed è per questo che oggi ci siamo concessi questo, forse maldestro, tentativo di opera di divulgazione: purtroppo ci tocca leggere, sia pure non ufficializzati sui propri canali, dispacci ultrà infarciti di populismo allo stato puro, senza che ci sia uno straccio di minima riflessione senza occhi foderati di prosciutto. Ma come può uno di buon senso, e un minimo informato sui fatti, scrivere, ad esempio: “giocate gratis, stipendi milionari, diritti tv, sponsor, premi Lega Calcio e Uefa… Ogni centesimo devoluto in beneficenza a chi ha perso il lavoro, a chi ha perso un familiare, a chi ha dovuto chiudere le proprie attività e confidare nei 600 €, alle società amatoriali di ragazzini che hanno dovuto rinunciare ad indossare i loro scarpini ed a vivere i loro sogni e soprattutto ai medici, agli infermieri, ai volontari, al personale degli istituti per anziani, alle commesse, ai camionisti e a tutte quelle persone che hanno continuato a lavorare e stanno continuando a farlo per consentirci di andare avanti e per tirarci fuori dalla merda e che magari domani torneranno ad essere precari o categorie in attesa di avere un rinnovo di contratto che attendono da un decennio”. Personalmente trovo odioso servirsi di tutte le onorevoli categorie/persone sopra citate, per sparare contro quelli che loro definiscono “gli schifosi affaristi che lucrano da sempre sulla passione della gente”: basterebbe che riflettessero bene sul fatto che gli sporchi affaristi non è che si spartiscano dividendi a fine stagione, visto che 2/3 dei proventi vanno appannaggio degli attori (calciatori, tecnici, dirigenti). Gabriele Majo direttore responsabile di www.stadiotardini.it

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