Nuovo colpo alla ‘Ndrangheta: 54 avvisi cautelari in tutto il Nord Italia – GLI INDAGATI PARMIGIANI

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I Carabinieri di Padova hanno notificato 54 avvisi di conclusione di indagini preliminari emessi dalla Procura Distrettuale Antimafia di Venezia nell’ambito dell’operazione ‘Camaleonte’ che ha portato, nei mesi scorsi all’arresto di 27 persone appartenenti a un’organizzazione criminale di matrice ‘ndraghetista operante in Veneto, facente capo alla nota cosca cutrese «Grande Aracri».

L’Arma ha operato nelle province di Padova, Venezia, Vicenza, Belluno, Treviso, Reggio Emilia, Parma, Crotone, Reggio Calabria e Cosenza. Nel marzo scorso, l’indagine aveva condotto all’applicazione di provvedimenti cautelari patrimoniali, per oltre 18 milioni, e personali, nei confronti di 39 soggetti, dei quali 27 tratti in arresto (13 in carcere e 14 ai domiciliari).

Le successive indagini coordinate dalla Procura distrettuale Antimafia di Venezia ed eseguite dall’Arma e dalla Guardia di Finanza di Mirano hanno consentito di raccogliere ulteriori importanti conferme che hanno consentito la contestazione, nei confronti di taluni degli indagati, di un’ulteriore ipotesi di associazione finalizzata alla commissione di reati fiscali e riciclaggio, aggravata dalla finalità di favorire il sodalizio di stampo ‘ndranghetista.

Tra i 54 avvisi figurano nuovi indagati il cui coinvolgimento è emerso nel proseguo delle indagini.

Tra i nuovi elementi investigativi raccolti, va segnalato l’accertamento, reso possibile dalla fondamentale collaborazione fornita da alcune vittime di minacce e violenze, di altri casi di estorsione commessi ai danni di imprenditori delle province di Padova e Venezia, puntualmente documentate e relazionate all’Autorità Giudiziaria.
In particolare, è emersa la figura del calabrese, 54 enne, MANGONE Antonio Genesio, già agli arresti domiciliari, per il quale era stata disposta, il 16 ottobre u.s., nell’ambito dell’operazione “Avvoltoio”, la custodia cautelare in carcere.
Nei confronti di quest’ultimo, autore di 13 ulteriori episodi di estorsione nei confronti di altrettanti imprenditori veneti, è stata contestata anche l’associazione di tipo mafioso, poiché ritenuto direttamente connesso ai fratelli Michele e Sergio BOLOGNINO, entrambi già indagati per lo stesso reato.
Tra gli inquisiti per il grave reato associativo figura anche un imprenditore edile della provincia di Padova, coinvolto direttamente con i fratelli Bolognino in alcuni episodi estorsivi finalizzati a penetrare il tessuto socio-economico locale, in particolare per assumere il controllo di aziende in difficoltà.
Sul piano fiscale, va rimarcato che, nei mesi scorsi, uno degli imprenditori veneti coinvolto nell’indagine per aver agevolato il riciclaggio di denaro di illecita provenienza attraverso false fatturazioni ha sanato il proprio debito tributario, così come emerso nel corso delle indagini e cristallizzato nei verbali di costatazione della Guardia di Finanza di Mirano, versando nelle casse dell’Erario circa 5,5 milioni di euro.
Tale cifra va ad aggiungersi all’ulteriore somma di oltre 1,6 milioni di euro, già sottoposta a sequestro a titolo di prezzo/profitto del reato di riciclaggio, nei confronti del medesimo soggetto.

 

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