“Parma città ciclabile? Provate a fare Via San Leonardo in bici”

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“Abbiamo guardato più volte il video pubblicato sulla pagina Facebook  di “Città di Parma” in data 26/07/2019, e pur riconoscendo un impegno della Amministrazione nell’ampliamento dei percorsi utilizzabili dalle biciclette, vorremmo però evidenziare che quelli presentati nel video non sono “piste cliclabili” bensì percorsi ciclopedonali, cioè itinerari pedonali in cui è consentito il passaggio delle biciclette”.
Inizia così una lunga lettera del Comitato Manifesto per il San Leonardo indirizzata all’assessorato competente e ai ccv locali: argomento, le ciclabili cittadine.
“I percorsi promiscui pedonali e ciclabili,  possono essere realizzati esclusivamente “in caso di traffico pedonale ridotto e in assenza di attività attrattrici di traffico pedonale, quali ad esempio vie con forte presenza di attività commerciali e insediamenti abitativi ad alta densità.” (articolo 4 comma 5b del D.M. 30/11/1999 n°557); quanto sopra è stato tratto in gran parte dal sito citato nel comunicato del Comune che, tramite apposito link, porta alla pagina “Andare in bici fa bene…”. https://www.bikeitalia.it/percorsi-ciclopedonali-cosa-sono-e-perche-dovremmo-smettere-di-realizzarli/ , riteniamo pertanto che possa essere considerato dal suo assessorato come del tutto affidabile.
E’ dunque evidente che la nuova pista ciclo-pedonale in Via San Leonardo non risolve il problema della sicurezza dei pedoni e dei ciclisti dato l’ elevato numero di intersezioni a raso e di passi carrai che connotano il percorso, senza dimenticare i cordoli dei marciapiedi non smussati che costringono i ciclisti ad una sequela di salti e rimbalzi non certo salutari; queste insidie,in certe condizioni, possono rivelarsi più pericolose dell’utilizzo della corsia destinata alle auto
Ecco perché  quanto comunicato nel video ci è parso eccessivamente autocelebrativo.
Pur consapevoli che la città è spesso già strutturata e che quindi le sue modificazioni possono presentarsi difficili e costose è altresì evidente che per “rivoluzionare” la mobilità verso una mobilità “dolce” sarebbe necessario intervenire con coerenza e con coraggio e soprattutto con priorità.
E’ altresì evidente che “è meglio questo che niente” ma non prendiamoci in giro.
Avete mai percorso la pista in giornate non di pausa estiva? Avete notato quanti “gradini” ci sono negli attraversamenti stradali?
Certo ci sono anche aspetti positivi: la stessa pista ciclo-pedonale di via Prampolini, da poco realizzata, ha il merito di restringere la careggiata e di rallentare il traffico.
La zona 30 realizzata in via Milano/Via Ravenna/Via Prampolini ha il merito di “proteggere” i pedoni ed i ciclisti.
Se però a poche centinaia di metri  viene aperta un’altra strada che porterà nuovo traffico parassitario nel quartiere, oppure  si avviano iniziative commerciali che attraggono  un numero sempre maggiore di autoveicoli, il vostro invito ad andare in bici appare quantomeno contraddittorio.
Senza considerare che una volta inforcata la bicicletta dovremmo pedalare in continuazione … : avete mai provato a posteggiare la bicicletta in centro? stalli  all’acqua ed al sole……
Perché non utilizzare gli spazi Ex-Cobianchi come deposito biciclette in centro?
Perché non realizzare un bici park per educare alla mobilità sostenibile: magari sottraendolo a nuove edificazioni ? Un’ ipotesi potrebbe essere l’ampliamento del  centro sportivo di Moletolo anziché consentire nuove costruzioni  .
Per incentivare l’uso della bicicletta non basta un video/spot. Occorrono interventi ben studiati, una nuova attenzione all’urbanistica investendo in infrastrutture ciclabili , il tutto informando, ascoltando e coinvolgendo preliminarmente i cittadini.
Copenaghen è ancora lontana…….”.

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