Al via questa mattina l’abbattimento dei pioppi in viale Villetta – FOTO

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Al via questa mattina l’abbattimento dei pioppi in viale Villetta.

 

E tra i soliti curiosi che si fermano ad osservare i lavori – tra cui anche anziani memorie storiche della via – partono le varie ipotesi sulle cause che hanno portato all’abbattimento.

Un tipo di pianta non adatto e non resistente – dice qualcuno – che cresce molto in fretta, ma poco longevo. Sono state fatte crescere troppo – indica un altro signore – perchè adesso in altezza le piante non le potano più e sono più soggette all’azione del vento. Chi dice, al contrario, che sono state potate una volta sola, anzichè ogni cinque anni come andrebbe fatto, e quindi le radici non si sono potute sviluppare a dovere. C’è invece chi, anzichè soffermarsi sulla pianta, indica le condizioni del terreno e il modo in cui sono state posate.

Averle messe in fila doppia a pochi metri di distanza è stato un errore. Non avendo luce al centro, ma solo sui lati, si sono sviluppate solo all’esterno e quindi si sono poi piegate. In mezzo alle due file pare che un tempo ci passasse addirittura un canale, poi coperto, e quindi non ci sarebbe stato abbastanza terreno perchè si potessero sviluppare le radici.

Chi indica invece che le radici si sono sviluppate ma poi, a piante cresciute, sono stati rifatti i marciapiedi, andando a graffiare le radici con i mezzi di scavo. Cosa che a portato ad un precoce deterioramento delle radici stesse con perdita della loro funzione resistente. Prova ne sarebbe che le piante cadute si sono tutte sdradicate e sullo stesso lato.

Chi invece indica come reale motivo delle numerose cadute che si sono susseguite in pochi mesi, la scarsa formazione di radici dovuta alla presenza dei cordoli laterali. E, soprattutto, avere messo gli autobloccanti completamente attorno ai colletti delle piante quando erano ancora giovani.

Cosa che poi ha condizionato lo sviluppo nel punto di attacco tra fusto e radici. E a giudicare da alcune foto, dove parti di autobloccanti sono conficcati alla base del tronco, l’ipotesi non sembra azzardata. O forse la causa è la sommatoria di più di una delle ipotesi indicate, e non solo quella di una marcescenza, poi intervenuta, che ha colpito l’apparato radicale. Una cosa sembra certa.

Per il reimpianto difficilmente verrà riutilizzata la stessa essenza. Più probabilmente verranno messi a dimora i collaudati Tigli, oppure, ancor meglio, il Bagolaro (Celtis Australis), una pianta che non cresce eccessivamente in altezza, molto resistente anche all’inquinamento, e che, anche in ragione dei cambiamenti climatici in corso, viene indicata attualmente tra quelle più adatte per il nostro territorio.

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