La prima regola per un buon imprenditore è trasformare le minacce in opportunità, anche il problema dei crediti insoluti non sfugge a tale regola. Ogni azienda con cadenza mensile deve fare i conti con il problema delle fatture non pagate.
Il mancato incasso rappresenta un duplice problema per un’impresa in quanto da una parte c’è la perdita a dovuta al mancato pagamento e dall’altra ci sono le tasse da pagare a fronte della fattura emessa.
Cosa fare per minimizzare gli effetti negativi di crediti da riscuotere?
Il primo passo è affidarsi ad un efficace servizio di recupero crediti che non preveda il pagamento di un compenso sulle somme recuperate come https://www.recuperocreditifacile.com/recupero-crediti/
In secondo luogo bisogna mettere a perdita i crediti che non si riescono a recuperare in modo da non pagare le tasse sulle fatture insolute. Per mettere a perdita un credito la legge italiana impone di aver effettuato almeno un tentativo di recupero.
Per i crediti di importo inferiore a 2.500 € è sufficiente aver effettuato un tentativo stragiudiziale e disporre di una relazione di inesigibilità redatta dal soggetto che ha tentato il recupero (avvocato o società di recupero crediti).
Per mettere a perdita i crediti di importo superiore a 2.500 € è necessario effettuare un tentativo di recupero giudiziale. Effettuare una procedura di recupero crediti giudiziale implica notificare al debitore un decreto ingiuntivo e successivamente effettuare un tentativo di pignoramento.
Nel caso in cui il pignoramento dovesse avere esiti negativi il credito potrà essere messo a perdita.
Quali sono i benefici fiscali derivanti dalla messa a perdita di un credito?
In primo luogo è possibile recuperare l’IVA versata sulla fattura insoluta. In secondo luogo sarà possibile inserire il credito insoluto tra le perdite maturate nell’esercizio.
Computare il credito insoluto tra le perdite permette di abbassare l’utile aziendale e di conseguenza pagare meno imposte.
