Una carica di piastrine per la cura delle malattie degenerative

Il Dott. Carmine Naccari Carlizzi ci spiega come funziona il PRP per la cura delle malattie degenerative come l’artrosi, una delle patologie oggi più diffuse, nonché invalidanti, anche in Italia

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Parliamo di artrosi: il 12% di Italiani ne soffre

L’artrosi al ginocchio è una malattia molto diffusa in Italia (4milioni di persone ne soffrono) e, mano a mano che l’età avanza, dà sintomi più problematici e invalidanti. Se di solito interessa persone sopra ai 45-50 anni, essa è diffusa anche negli atleti che fanno attività sportive usuranti.
Ecco, quindi, che sorge la necessità di trovare qualcosa che consenta di convivere con questa patologia che, va ricordato, non è di fatto definitivamente curabile. Grazie alle moderne scoperte medico-scientifiche, però, è possibile arrestarne l’inesorabile peggioramento e migliorarne un po’ la condizione. In questo modo i pazienti possono tornare ad avere una vita normale e felice. L’artrosi è una patologia che colpisce in modo cronico le cartilagini che sono interposte nelle articolazioni, come il ginocchio.
Le cartilagini hanno l’importante compito di distribuire il carico in maniera uniforme e di diminuire l’attrito durante i movimenti. Quando la cartilagine è consumata e le ossa iniziano a sfregare fra loro iniziano a danneggiarsi e si avverte dolore. Tipici di questa fase sono gli osteofiti, delle deformità (escrescenze) di osso che si formano come reazione intorno alle zone di carico nel tentativo di incrementare la superficie di contatto per alleggerire il carico.

Sintomi e cause

I sintomi che manifesta un paziente affetto da questa patologia sono:

  • Limitazione funzionale che peggiora con l’avanzare della malattia.
  • Deformità articolare (osteofiti), con conseguente tumefazione.
  • Infiammazione e gonfiore a livello dell’articolazione.
  • Dolore che diventa profondo sotto carico, aumentando e diminuendo durante il corso della giornata in base alle attività del soggetto.
  • Dopo diverse ore di riposo, come al mattino, la persona manifesta rigidità per circa 15 minuti.
  • Scricchiolio delle ossa al movimento, dovuto allo sfregamento delle ossa.

Non c’è una regola che stabilisca se una persona soffrirà di questo problema o meno, di certo però ci sono delle condizioni che possono favorire l’insorgere della malattia, come: età, sesso, sovrappeso, genetica, altre malattie, fattori meccanici.

Come si combatte l’artrosi oggi? – Dott. Carmine Naccari Carlizzi

La risposta medica d’avanguardia all’artrosi e alle malattie degenerative a carico di ossa, cartilagini, legamenti, tendini è costituita oggi dalla PRP, dal “plasma ricco in piastrine”. La metodica viene attuata da tempo dal Dott. Naccari, Ortopedico e Medico dello Sport, e pare che abbia ottimi risultati. Il PRP sfrutta sostanzialmente la capacità delle piastrine di stimolare la liberazione delle cellule in loco di fattori di crescita, che stimolano la rigenerazione delle cellule stesse.
Dopotutto le piastrine sono quella componente del sangue che “accorre” (come prima risposta immunitaria) quando una persona si ferisce, per coagulare il sangue e interrompere il sanguinamento. Quando questo accade, la percentuale di piastrine in realtà è molto ridotta: con la tecnica del Plasma Ricco in Piastrine non s’intende fare altro che potenziare questo processo, iniettando lì dove occorre una sostanza ad alta percentuale di piastrine.
La patologia dell’artrosi ha diversi livelli di gravità che si quantificano in 4: con la PRP si hanno ottimi risultati soprattutto nei due livelli intermedi. In tutti i casi, comunque, le infiltrazioni di certo possono aiutare e sono oggi considerate comunque un’alternativa da provare, dopo l’eventuale fallimento di terapie conservative, prima di ricorrere alla chirurgia. Come sottolinea il Dott. Naccari Carlizzi, quando è possibile conservare le strutture originarie e favorirne la rigenerazione lo si fa, rimandando di quanto possibile la chirurgia più invasiva.

Il PRP funziona per tutti allo stesso modo?

Secondo degli studi le infiltrazioni di PRP sono più efficaci dopo i 40 anni perché le cellule piastriniche lavorano meglio. In tutti i casi il medico prima di fare la terapia fa una valutazione accurata del paziente, per stimare il potenziale del gel piastrinico (la PRP) per la sua cura. Il beneficio, infatti, non è detto sia per tutti possibile e nemmeno per tutti uguale. Ci sono patologie associate che possono limitare gli effetti, ad esempio, e infatti si fanno degli screening preliminari associati di controllo.
Questa metodica è altresì controindicata in caso di patologie che incidano sul profilo ematico del soggetto (deficit piastrinici, patologie infettive come HIV o altre, neoplasie sistemiche etc.). Prima di fare le infiltrazioni in alcuni casi può anche essere richiesta la sospensione di alcuni farmaci. In base al soggetto possono cambiare anche gli effetti collaterali: c’è chi prova un dolore transitorio dovuto agli aghi e chi non avverte invece particolari problemi.
La metodica PRP è sicura, come conferma il Dottor Carmine Naccari, anche perché le cellule sono senza nucleo e quindi non trasmettono alcuna informazione genetica. Oltre a questo c’è il fatto che sono autologhe, quindi il rischio d’infezione è praticamente impossibile. In base ai casi, al tipo di problema e alla gravità dello stesso possono essere indicate più o meno sedute.

PRP, come funziona esattamente?

Dopo una visita preventiva, come detto, si prende appuntamento per le infiltrazioni. Tutto inizia con un prelievo di sangue dal paziente: la quantità è variabile in base alla lesione. Il prelievo ematico viene centrifugato in laboratorio per separare le varie componenti: si isola il siero con le piastrine. Questo, dopo un controllo di qualità e microbiologico, viene iniettato localmente dove c’è la lesione, controllando a schermo con un’ecografia il procedimento.
Una volta iniettate le piastrine catalizzano localmente le cellule immunitarie che stimoleranno la rigenerazione dei tessuti. Per le successive sedute si potrà utilizzare lo stesso siero che viene conservato in maniera molto precisa in ospedale. In alcuni particolari casi al PRP si associa anche acido ialuronico che ha effetti antinfiammatori e antidolorifici.

Una metodica di successo

La metodica PRP è un trattamento che funziona in moltissimi casi e che è molto sicuro, per questo non viene usato solo per l’artrosi, ma spesso anche in tutti quei casi di lesioni a legamenti, ossa, tendini, cartilagini, anche in associazione alla chirurgia per ottimizzare i tempi di guarigione. Oltre a questo va detto che anche altre branche della medicina si stanno avvicinando a questo genere di approccio e anche qui sta sorprendendo per gli ottimi risultati: la PRP si sta diffondendo oggi anche in dermatologia e in medicina estetica.

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