Fondazione Magnani Rocca, Cisl: “Dieci operatrici messe alla porta. Diritti negati a Parma 2020”

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La Fisascat-Cisl di Parma e Piacenza segnala una vertenza che vede coinvolte dieci operatrici turistiche occupate fino a giugno di quest’anno alla Fondazione Magnani Rocca di Parma e Piacenza. Le operatrici sono state “messe alla porta dopo otto anni di servizio, per essersi spinte a chiedere un trattamento economico che riconoscesse loro professionalità (inquadrate come fattorini/uscieri)”.

La storia di una delle operatrici su LINKIESTA

“Diritti negati” nella città capitale italiana della cultura 2020 dove “dieci operatrici culturali, altamente qualificate, con tutti i titoli che occorrono per poter rappresentare con orgoglio le opere d’arte che per più mesi all’anno, in mostre temporanee, vengono ospitate presso la Fondazione Magnani Rocca, uno dei più prestigiosi luoghi di attrazione culturale della città ducale”.

“Otto anni fa, ripercorre Fisascat – la Fondazione Magnani Rocca intraprese una collaborazione occasionale trasformatasi dopo pochi anni, in un contratto stagionale con più chiamate all’anno, inquadrandole professionalmente con la mansione di fattorino/usciere a poco più di 6 euro lordi all’ora, quale riferimento economico e normativo il contratto collettivo nazionale della vigilanza privata”.

“Il personale, assistito dal sindacato, più volte ha tentato di “trovare un accordo con il presidente della Fondazione ed alcuni degli illustri membri del Cda, che vede tutte le massime cariche politiche, religiose e culturali della città coinvolte, un accordo che riconoscesse dignità al loro ruolo, alla loro professione, al loro operato che ha contribuito a fare grande il nome della Fondazione, diventando un punto di riferimento oltre che per i numerosi visitatori, per altri musei, nazionali ed internazionali con cui tenevano relazioni di collaborazione professionale e scambio culturale”.

“Fondazione ha negato qualsiasi disponibilità e in un atto di alterigia, ha risolto ogni livello di collaborazione mettendo di fatto alla porta chi è stato colpevole, di voler riconosciuta professionalità al proprio operato”.

Cisl riflette sul  “dietro le quinte” della città eletta capitale della cultura 2020, che “dimostra di aver smarrito il rispetto della persona e del suo realizzarsi attraverso il proprio mestiere, luogo in cui per definizione, la cultura inteso in senso lato, dovrebbe trovare dimora”.

1 commento

  1. POTERE AL POPOLO PARMA
    Precarietà, sotto-inquadramento e mortificazione professionale. Un’altra triste vicenda scuote il settore culturale nella nostra città. Dieci lavoratrici, tra i 30 e i 40 anni, tutte storiche dell’arte laureate con pluriennale esperienza nei beni culturali, hanno chiesto un adeguamento del loro contratto alla Fondazione Magnani Rocca, che le inquadrava invece come uscieri e vigilanti. Risultato: la Fondazione ha deciso di lasciarle a casa.

    Una vicenda vergognosa che in un mondo “normale” sarebbe incredibile e che, invece, ormai di incredibile non ha più niente. Infatti, come in moltissimi settori, anche in quello culturale la precarietà è diventata la regola: contratti di pochi mesi con mansioni diverse da quelle effettivamente svolte e con retribuzionida fame.

    Quando poi le lavoratrici e i lavoratori alzano la testa, rivendicando quelli che dovrebbero essere diritti inalienabili, ecco la prevaricazione: il posto di lavoro per cui hai speso anni, investito impegno, tempo e speranze, non c’è più. Il tutto a danno anche dell’offerta culturale in sé: non è difficile immaginare che una visita guidata possa suscitare maggiore interesse e coinvolgimento se svolta da persone di grande esperienza piuttosto che da studenti in stage o,peggio, in alternanza scuola-lavoro. Potere al Popolo Parma è al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti e ne chiede il reintegro immediato e un adeguatoinquadramento. Il lavoro è un diritto, rompiamo il ricatto “precarietà o disoccupazione”.

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