Terminata la sgangherata opera di moralizzazione, in Appello sia fatta davvero Giustizia, editoriale di Gabriele Majo

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GABRIELE-MAJO-Foto-Franco-Sacc-Archimmagine-007.jpg(Gabriele Majo, da www.stadiotardini.it) – Stangato o graziato? Si chiedeva stamani, nell’occhiello, il quotidiano Libero nell’articolo dedicato alla sentenza di primo grado del WhatsApp Gate. La risposta della Gazzetta dello Sport, in cima al pezzo dell’addetto stampa ombra della Procura Federale Alessandro Catapano, era “Una mezza stangata”, dove il mezza, a mio avviso, era già di troppo, perché quella assestata ieri al Parma è stata una stangata intera, perché non si è mai visto che una squadra condannata per responsabilità oggettiva (di un tentato illecito) si vedesse appioppare da un Tribunale una pena così abnorme, ben 5 punti, solo uno in meno rispetto a quella che avevamo ribattezzato richiesta “hard core” della Procura Federale, la quale ne aveva sparati 6, pensando, come al solito, che ne rimanessero incagliati almeno la metà nel giudizio del TFN, avvezzo a dimezzare il conto presentato dagli 007. Non a caso, nei giorni che ci avevano separato dal verdetto (non mi è ancora chiaro il perché ci sia voluto così tanto tempo per partorire questo mostriciattolo) parlavamo di giustizia vu’ cumprà, appunto perché come nel mercanteggiare coi venditori da spiaggia si dà un taglio cospicuo all’iniziale prezzo indicato, sì da avvicinarsi a quello più equo o giusto. E non si può certo ritenere equo che l’inconsapevole Parma (da applausi il titolo di stamani di Repubblica – “Il Parma punito per l’illecito a sua insaputa” – sormontante l’altrettanto piacevole a leggersi elaborato di Francesco Nani) debba scontare nella massima serie ben 5 punti di squalifica.

Tralasciamo, per un attimo, la circostanza che questi cinque punti possano scomparire dopo l’Appello, hic et nunc sono 5 e su questi ragioniamo: cinque punti non sono mai stati comminati per responsabilità oggettiva e fanno a botte con lo stesso dispositivo che sancisce nero su bianco che quella partita si svolse regolarmente e che il Parma meritò la serie A conquistandola sul campo. E allora, visto che questa “responsabilità oggettiva” ti viene appiccicata addosso in automatico in caso di condanna di un tuo tesserato ai sensi del terribile art.7 CGS, assodato che il Parma non ha alcun altro tipo di responsabilità (se no si sarebbe passati alla responsabilità diretta, ipotesi che come si legge nelle motivazioni, non è stata neppure presa in considerazione) perché non irrogare il minimo della pena che è un solo punticino, senza gli altri 4 fratellini? Altro aspetto che non ho capito bene: se lo sconto a Calaiò – che è l’imputato principale – è stato appunto del 50% (si è passati dai richiesti 4 agli inflitti 2 anni di squalifica, e la pena pecuniaria è passata da 50.000 a 20.000 euro, quindi ancor meno del 50%), perché per il club Crociato che dovrebbe esser colpito solo di striscio si spara dritto al cuore o quasi? Forse per compensare la pietas avuta nel respingere la richiesta in prima istanza della Sacra Inquisizione, alias 2 punti da scontare nella stagione conclusa (ritenuta dal consesso “troppo afflittiva”), e appunto accogliere quasi con formula piena la “subordinata”, decurtando di un solo punto i 6, passando a 5 da scontare nella stagione 2018-19, non si sa bene in base a quale principio giuridico o giurisprudenza. Colleghi più avvezzi alla giustizia sportiva, però, han tentato di spiegarmi che per calcolare il 50% di sconto al Parma non vanno considerati i soli 6 punti della subordinata (e già l’accoglimento della subordinata per loro è uno sconto, e dunque bisogna fare la somma algebrica. Di cosa? Dei 2 punti richiesti per la b, dei 6 per la A – ma non è doppia punizione sommarle entrambe, boh?!? – diviendo per due fa 4 + 1 5 perché la richiesta era subordinata e non di primo grado. Semplice, no? Claro, no? Ehhhh…

Personalmente la sentenza di ieri non mi è piaciuta affatto: ne è testimone una cara collega di Radio Rai che, subito dopo l’uscita del verdetto, mi aveva scritto su WhatsApp: “Evvivaaaaaa. Secondo me meglio non poteva andare”, buscandosi a caldo una risposta un po’ meno da gentleman o galante rispetto ai miei modi abituali con esponenti del gentil sesso di cui poi mi sarei scusato (e reitero pure qui il mio sorry): ma la frase della giornalista era ben lungi dal voler infierire sul mio animo provato (fino in ultimo avevo sperato che passasse il lodo StadioTardini, quello della derubricazione dall’accusa di tentato illecito in semplice slealtà, da noi ritenuta la soluzione più equa), ma solo l’effetto della campagna di stampa “ispirata” dalla P.F. che aveva per giorni fatto sì che sulla stampa nazionale, per radio o in televisione così come nel web si paventasse il pericolo retrocessione, e serie A a rischio strillata a più non posso. Orbene: è vero che per la tipologia di accusa avanzata è prevista una penalizzazione in punti in caso di condanna, ma ritenevo che ogni mente pensante – non di parte, semplicemente neutrale – potesse valutare serenamente la portata di un cazzein, riportando nel giusto alveo la piena straripante, dirompente ed esondante del fiume limaccioso… E invece no. Il TFN ha preferito dar spago ai “pistoleri” avallando e mettendo il timbro sul loro operato. Mi è un po’ parsa la stessa tattica “commerciale” di chi deve lanciare un nuovo prodotto: prima ne faccio sentire l’esigenza (e quindi via a più non posso i titoloni sulla “Serie A a rischio”), poi quando non si può più fare a meno del prodotto ritenuto indispensabile lo lancio, ed ecco perché a Serie A salvata ci sarebbe stato – secondo la malcapitata radiocronista – da esultare, nonostante quella penalizzazione da record (5 punti) passata sotto silenzio come se fosse la cosa più normale…

bargiggia sentenzaAnche sull’annata sportiva in cui va pagato pegno stanno dibattendo in tanti in queste ore, inclusi giuristi: il noto mercatologo di Mediaset Paolo Bargiggia, un tempo capellone ora barbone, ha invece provocato l’onda di risentimento egli indignados gialloblù per via di un articolo apparso sul plurisettimanale on line “Il Primato Nazionale”, quotidiano sovranista, che aveva iniziato a comporre magari anche bene (in effetti gli invidio “lo sgorbio giuridico” e, sia pure da tutt’altro punto di vista, convengo che quella di ieri sia stata una “sentenza all’italiana” “per salvare capra e cavoli”), ma poi, senza che fosse intervenuto alcun esorcista quel diavolo di Zamparini pare si sia impossessato del suo computer per inanellare una serie di tesi atte (che non perdiamo neppure tempo a confutare) a giustificazione di un inaccettabile titolo offensivo: “Tentare di taroccare le partite conviene: la scandalosa sentenza sul Parma”, che porta il distratto, ignaro lettore, non informato sui fatti e che si abbevera solo di titoli ad effetto, a ritenere come se il Parma Calcio – accusato di responsabilità oggettiva – avesse, invece, ordito l’illecito. Ed è gravemente scorretto indurli alla conclusione che sia conveniente taroccare partite, proprio per il semplice fatto che il Parma non ha taroccato una Benedetta Mazza e questo, bontà loro, lo hanno sancito ieri dal TFN…

Zamparini… Zamparini… La reazione scomposta del patron rosanero – diffusa solo in ambito locale, e non ripresa dai nazionali, che ormai evidentemente hanno iniziato a valutarlo – ha trovato eco anche nella nostra comunità in quanto qualche sito di riferimento ha fatto da cassa di risonanza: ma non sarebbe il caso di abbassare il volume del rumore di fondo? Ma sì ne ha sparate di grosse, strampalate ed infamanti, ma lasciamolo nel suo brodo e lo stesso vale per i tanti commentatori che vorrebbero reazioni a questi schiamazzi da cortile. Meglio non adeguarsi e pensare alle cose serie.

IMG-20180724-WA0014E la prima di tutte tra le cose serie è l’Appello. Le mie aspettative? Semplice: attendo che sia fatta giustizia. E Giustizia, ormai sono anche noioso a continuare a ripeterlo, significa la revisione del capo di accusa in quella che sarebbe – come diciamo fin dall’inizio della telenovela – la sua più naturale collocazione e cioè la semplice slealtà sportiva. Al di là delle argomentazioni azzecca-garbugliate o azzecca-ingarbugliate del primo round questo non è affatto un caso si illecito, o tentato illecito o come va di moda dire adesso illecito a consumazione anticipata (al Bar Ciukito il gestore Andrea vorrebbe pure lui far pagare in anticipo le consumazioni, ma la clientela, si sa, preferisce farlo dopo, a bianchini terminati…). Terminata l’esigenza moralizzatrice (lo aveva scritto il Corriere della Sera che minzolianamente aveva raccolto nei corridoi dei Palazzi di Giustizia Federale questa impellente necessità) con almeno un Tribunale che desse ragione alla Procura Federale (Catapano aveva ripetuto per radio anche ieri che la finalità degli Sceriffi era appunto questa) ora si spera che il teatrino abbia fine ed entri in gioco un minimo di giustizia che rimetta le cose a posto. Le possibilità ci sono tutte, a cominciare dalla stessa sentenza “Dalle Rive” di pochi mesi fa della stessa CFA. Poi a cosa possa servire che almeno un Tribunale dia ragione a una sentenza poi demolita in secondo grado lo sapran loro… Un procedimento moralizzatore avrebbe dovuto essere anche quello contro il piccolo Chievo (perché andare attorno ai grandi ci si scotta) per il caso di presunte plusvalenze fittizie, ma, secondo le indiscrezioni dell’ultima ora, la probabilità di improcedibilità è elevata. Perché? Perché nel fare i conti han sbagliato di circa una trentina di milioni su 33 o giù di lì causando un vizietto di forma che rende probabile l’annullamento delle richieste. Complimenti. Bella moralizzazione… Gabriele Majo (direttore responsabile di www.stadiotardini.it)

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