Povera Reggiana! Che brutta fine…

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GABRIELE-MAJO-Foto-Franco-Sacc-Archimmagine-007.jpg(di Gabriele Majo, da www.stadiotardini.it) – A distrarci in questa torrida estate stalkerata dal caso giudiziario imbastito sulle tenere WhatsAppate di Calaiò a Pippein De Col è arrivato, d’Oltr’Enza, il boato per la implosione della Reggiana. Onestà intellettuale vuole che faccia subito outing o coming out e ammetta, al lettore, di essere davvero dispiaciuto – e per certi versi molto preoccupato – per le sorti dei “Cugini”: come noto a chi meglio mi conosce, infatti, se tanti anni fa mi  avvicinai al calcio, fu per la mia precoce vocazione al giornalismo e non per la frequentazione della Curva Nord, dalla quale assistetti solo al famoso Parma-Bari del caso Pezzella, accompagnando la mia morosina pro tempore: dal lontano ’76, infatti, al Tardini ho impiantato antenne, scritto articoli, raccontato per radio tv e via via con l’evolversi del tempo per il web (ma non per i social) le gesta dei nostri eroi, simpatizzando parecchio per il Parma, di cui oggi sono un dipendente, pur non avendo mai chiesto o ottenuto la patente del tifoso, nonostante coi tifosi – il Coordinamento, nella fattispecie – abbia fatt0 tanti viaggi su e giù per lo Stivale, documentandone gioie e dolori e vicissitudini (incluse quelle per i difficoltosi accessi negli stadi). Sempre per la mia professione giornalistica, data la vicinanza tra Parma e Reggio Emilia, ebbi modo di seguire, per alcuni importanti quotidiani nazionali stadio mirabello(tipo il Messaggero, Il Tempo, L’Indipendente o l’Informazione, prima che  le relative collaborazioni me le soffiasse Vanni Zagnoli, sfruttando la mia unica assenza in tanti anni dal territorio, ovverosia il mio viaggio di nozze in Egitto, estate 95, a seguito dell’estemporaneo mio matrimonio lampo con Angelida), il relativamente rapido passaggio nella massima serie della Reggiana, peraltro in qualche modo favorito dalla Parmalat del Cav. Calisto Tanzi che mise gli occhi – e non solo sulla locale Giglio -, poi divenuto il primo nome dell’odierno stadio della discordia, il Mapei, tra Mister Piazza e Lady Alicia col dottor Squinzi ed entourage. La Reggiana, però, io la raccontai soprattutto dagli scranni stampa dell’antico Mirabello, impianto che ancor oggi, sebbene ridotto e non omologato, esercita un qual certo fascino e che sarebbe bello ospitasse l’eventuale ripartenza della Nuova Reggiana, altro che emigrare a Carpi… Erano i tempi quando i “cubetti” venivano raccontati da Laerte Guidetti e allenati da Marchioro, una vita – troppo velocemente passata – fa. Erano i tempi quando ero il più giovstadio giglioane della compagnia, mentre, ahime, ormai inizio ad esser uno dei più vecchi. Insomma, proprio per questi trascorsi, non mi iscrivo alla schiera di chi in questi giorni, dalla parte buona dell’Enza, sta godendo per il concreto rischio di cancellazione dal mondo professionistico della Reggiana, proprio alla vigilia del Centenario (data che porta abbastanza “sfiga”, dal momento che anni fa il collega Lorenzo Longhi, proprio sulle colonne di StadioTardini, riferì delle tante cadute di club nei dintorni della più tonda delle date tonde). Gli sfottò, più o meno sfottenti, preferisco lasciarli a chi di competenza, pur con la consapevolezza che, alla fine, anche dalle nostre parti sono in tanti ad esser dispiaciuti per l’estremo colpo di testa degli americani: le trasmissioni del mitico Franco Tosi (che, secondo me, agli albori raccontava il Parma per l’allora TeleReggio Canale 40) sono molto gettonate e comunque l’arlìa può esistere se hai un competito…
paeselloIl ritorno al paesello di Maic e della conturbante mojera, se possibile, è più sanguinante di quello di Tommaso da Carpenedolo per quanto concerne lo scorno dei tifosi: non più tardi di due o tre settimane fa quelli della Regia erano ancora genuflessi dinnanzi ai due yankee prodighi di grazie, visto, che a loro modo di vedere, sono stati quelli che in questi anni ci han messo più grano. Eh, cari miei, il problema sta proprio qua: non basta vivere una o due stagioni al di sopra delle proprie possibilità e poi scappare (o ritoccare nettamente al ribasso le proprie ambizioni come han fatto i Corrado – quelli del Magico Parma – a Pisa): come hanno riconosciuto su una chat di WhatsApp nella quale mi sono trovato iscritto, con all’interno tra i più incontentabili dei tifosi crociati, alcuni dei quali a suo tempo anche un po’ ammaliati dai proclami in cinemascope di Corrado, schivando questi due cla fugaontendenti e finendo sotto l’egida di Nuovo Inizio, abbiam mangiato un gatto vivo.
Ma Nuovo Inizio ha fatto un percorso, pardon un viaggio, basato sulla programmazione e non sulla improvvisazione, sui fatti, non sulle parole, raggiungendo pienamente, e anche con meno tempo del previsto, l’obiettivo di riportare il Parma là dove gli competeva, o dov’era prima della caduta agli inferi. Il ritorno di consenso, se paragonato a quello di cui han beneficiato in modo incondizionato altri, forse non è stato neppure così appagante…
Ora, la Reggiana, per sperare di saltarci fuori, dovrà imitare, a tempo di record, quello che era stato il progetto di ricostruzione a Parma griffato Marco Ferrari, partendo dalla serie D. L’ex vice presidente, come noto, era stato l’ideatore e il collante della start-up. Dopo aver fatto da collettore dei Magnifici Sette, sapendo convincere anche i più refrattari al calcio a versar l’obolo, ha via via saputo entusiasmarli avvicinandoli alle sorti del sodalizio fino a convincerli ad investire somme ben più importanti rispetto alla quota d’entrata. A Reggio Emilia hanno qualcuno dalle stesse caratteristiche e con la stessa passione? Non solo: Marco Ferrari il suo progetto – perché era suo, avendolo studiato in ogni minimo dettaglio barillapreparandosi a dovere su tutti gli adempimenti del complesso mondo del pallone – ce l’aveva già pronto a Marzo, quando aveva iniziato a sottoporlo non solo ai suoi futuri soci (e a qualche socio per fortuna mancato) ma anche collaboratori e calciatori simbolo: per la Regia la maggiore difficoltà potrebbe esser proprio la corsa contro il tempo non essendosi preparati in anticipo a questa evenienza, che, razionalmente, poteva ben essere prevedibile considerati i chiari di luna: non mi riferisco solo agli esiti della sfida play off col Siena (che ha offerto la giustificazione per la exit-strategy della strana-coppia), ma al reiterarsi nel tempo di gravi parole ed atti (avevamo persino pensato a un articolo-warning, per far aprire gli occhi, ma ci è scoppiato prima in mano…), nonché populistiche strumentalizzazioni dal caso-caos stadio in poi (finendo quasi per “armare” l’orda ultrà versus omnia). Pur avendo offeso in ogni modo Mister Squinzi, questi, per quieto vivere, alicia fbpare fosse persino disponibile a cancellare il famoso debito per l’affitto, a fronte di una mega sponsorizzazione, e a prestare persino qualche calciatore, ma i due americani han preferito il tanto peggio, buttando tutto a carte quarantotto, con la mancata iscrizione in C, bruciando di fatto, assieme alla Centenaria storia granata, anche quello che era stato il loro investimento (spesa) di questo biennio. Il non sapersi adeguare al diritto italiano Mike&Alicia lo avevano già mostrato con il licenziamento di alcune (storiche) maestranze, tra cui la bravissima segretaria e resp. sicurezza Monica Torreggiani (in anni passati persino Direttore Sportivo), accompagnato da frasi scomposte piene di accuse mai dimostrate, licenziamenti multipli costati, come era inevitabile che fosse, un certo numero di cause di lavoro con richieste (sacrosante) di risarcimento danni (su cui in questi giorni han pianto come sul latte versato). Inquietante, ancor di più, se possibile, quanto l’ineffabile Alicia avrebbe detto agli Ultras in visita, e cioè che avrebbero pagato gli stipendi dei calciatori, ma non i contributi, perché andrebbero alla invisa Lega di C. A parte che i contributi sono previsti da precise norme dello Stato che in questi due anni li ha ospitati, e gli adempimenti di legge andrebbero rispettati in ogni Paese gazz reggio(e magari negli USA sono anche più severi nell’applicare sanzioni ai trasgressori). Con una guida spericolata del genere era difficile sperare di non finire schiantati contro il muro. Adesso in questa lotta contro il tempo la Regia deve sperare di non essere più “prigioniera” dei Coniugi, i quali – dopo la lettera d’addio di ieri mal tradotta in italiano, che vagamente ricordava nei contenuti il saluto di Piazza ai tifosi del Parma del 2015 quando si tirò indietro dal tentativo di salvataggio del poi defunto Parma F.C. –  al più presto dovrebbero portare i libri al Tribunale (o tentare la strada della liquidazione, ma non mi paiono soggetti avvezzi a trattare, secondo il diritto italico) per un inevitabile fallimento e al Sindaco il “titolo sportivo”. Gli imprenditori di buona volontà che in queste ore si sarebbero raccolti attorno allo stesso primo cittadino o di altre cordate, potrebbero “risparmiare” la somma prevista per l’improbabilissimo salvataggio (+ o – 2 milioni di euro) e destinarla alla costruzione di una ben più solida proprietà che riparta dal basso ex novo (come fu il Parma Calcio 1913) con buona pace dei creditori che, ovviamente, non vedrebbero il becco di un quattrino (tranne l’eventuale capienza del fallimento). I tempi mike sindacosono assai ristretti e il rischio addirittura dell’Eccellenza, in luogo della richiesta di D in sovrannumero è possibile, se non probabile. Una fine certo ingloriosa per un club che ha 99 anni e rotti di storia. Come avvenuto dalle nostre parti, immaginiamo che i tifosi, amanti traditi, passeranno dall’adorazione incontrastata (fa tenerezza ripensare alla cerimonia di fine stagione al Mirabello con i Due portati in trionfo, ma anche alle dimostrazioni d’amore di questi anni…) ad un certo odio, con i successori che saranno poi guardati con sospetto e diffidenza, mancati, invece, quando anima e core si erano donati, senza rete, ai predecessori. A Parma quello che ai superficiali sembrava un progetto umile, quasi punitivo per le folle (c’era chi temeva una eterna serie C…), si è dimostrato nei fatti vincente, Come nessuno mAi: d’accordo che a Reggio “Mai una gioia”, ma l’augurio sincero da sportivo è che possano presto rialzarsi. Gabriele Majo, da www.stadiotardini.it

DAL CANALE YOU TUBE DI VANNI ZAGNOLI I VIDEO DEI COLLEGAMENTI DI IERI SERA DELLE TELEVISIONI REGGIANE SULLA DECISIONE DEI CONIUGI PIAZZA DI NON ISCRIVERE LA REGGIANA ALLA PROSSIMA SERIE C

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SUL FUTURO REGGIANO DI MIKE PIAZZA HO PIU’ DI QUALCHE DUBBIO: SE POTESSI TORNARE INDIETRO FAREI QUALCOSA DI PIU’ PER CONVINCERLO A NON FARE QUEL PASSO, di Riccardo Schiroli

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