Allarme pesticidi nelle acque: contaminati 80% dei punti in Emilia Romagna

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E’ stato presentato questa setttimana a Roma, al ministero dell’Ambiente, il “Rapporto nazionale pesticidi nelle acque, edizione 2018” di Ispra. Le analisi raccontano uno scenario preoccupante sullo stato di salute e contaminazione delle falde acquifere italiane per quanto riguarda la presenza di pesticidi e altre sostanze chimiche pericolose. La pianura padana, terra di agricoltori in continua espansione, nella ritrovata fiducia e investimenti di questo settore, è così tra le aree più colpite, impregnata di pesticidi sopra la media nazionale.

Nel riassunto dei risultati analizzati si legge che nel biennio 2015-2016 sono stati analizzati 35.353 campioni ed effettuate 1.966.912 analisi. Il monitoraggio evidenzia una presenza diffusa di pesticidi nelle acque, con un aumento delle sostanze trovate e delle aree interessate. Nel 2016, in particolare, ci sono pesticidi nel 67,0% dei punti delle acque superficiali e nel 33,5% di quelle sotterranee, e superano i limiti di legge nel 24%. Sempre più evidente è la presenza di miscele, con un numero medio di circa 5 sostanze e un massimo di 55 sostanze in un singolo campione. Tra i tipi di erbicida il più diffuso resta il glifosato.

E guardando regione per regione, la situazione è preoccupante: “In alcune Regioni la presenza dei pesticidi è molto più diffusa del dato nazionale, arrivando a interessare oltre il 90% dei punti delle acque superficiali in Friuli Venezia Giulia, provincia di
Bolzano, Piemonte e Veneto, e più dell’80% dei punti in Emilia Romagna e Toscana. Supera il 70% in Lombardia e provincia di Trento. Nelle acque sotterrane la presenza di pesticidi è particolarmente elevata in Friuli 81%, in Piemonte 66% e in Sicilia 60%. Va detto che nelle regioni dove il dato è superiore alla media, c’è stata un’ottimizzazione del monitoraggio, che è divendato più efficace e si è concentrato in modo particolare nelle aree dove è più probabile la contaminazione.

Stando al rapporto Ispra, gli erbicidi sono ancora le sostanze più rinvenute, soprattutto a causa dell’utilizzo diretto sul suolo, spesso concomitante con i periodi di maggiore piovosità di inizio primavera, che ne determinano un trasporto più rapido nei corpi idrici superficiali e sotterranei. Rispetto al passato è aumentata notevolmente la presenza di fungicidi e insetticidi. Nel complesso la contaminazione è più diffusa nella pianura padano-veneta. Ma questo dipende anche largamente dal fatto che le indagini sono generalmente più rappresentative nelle regioni del nord. Nelle cinque regioni dell’area, infatti, – spiega Ispra – si concentra più del 50% dei punti di monitoraggio della rete nazionale. Nel resto del paese la situazione è ancora abbastanza disomogenea, non sono pervenute informazioni dalla Calabria e in altre Regioni la copertura territoriale è limitata, così come è limitato il numero delle sostanze cercate.

Nel dettaglio le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono: gli erbicidi glifosate e il suo metabolita AMPA, metolaclor e il metabolita metolaclor-esa e quinclorac. Nelle acque sotterranee, le sostanze più rinvenute sopra il limite sono: gli erbicidi atrazina desetil desisopropil, glifosate e AMPA, 9 bentazone e 2,6-diclorobenzammide, l’insetticida imidacloprid, i fungicidi triadimenol, oxadixil e
metalaxil.

Oszervazione va fatta anche sulle vendite di prodotti fitosanitari che, in Italia, nel 2015 sono state pari 136.055 tonnellate (63.322 ton. i principi attivi). Si vendono meno prodotti fitosanitari rispetto al massimo del 2002, ma nel periodo 2014-2015 si registra un’inversione di tendenza significativa. Importante è la diminuzione (-36,7%) della vendita di prodotti molto tossici e tossici. Rispetto alla media nazionale delle vendite rispetto alla Superficie Agricola Utilizzata (SAU), pari a 4,6 kg/ha, nettamente al di sopra sono: Veneto con oltre 10 kg/ha, Provincia di Trento, Campania ed Emilia-Romagna superano gli 8 kg/ha e Friuli-Venezia Giulia 7,6 kg/ha.

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