Torneo di Viareggio, alle 15 Milan-Parma ad Altopascio, paese natale di Carmignani: “Con un gruppo di giovani il mio Parma arrivò in Semifinale UEFA…”

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Luca Savarese(Luca Savarese per www.stadiotardini.it) – Parma Primavera svegliati, è primavera: non sono le 7 e non devi andare a scuola, ma alle 15 dovrai affrontare un esame importante: il Milan. Altopascio, teatro di Milan-Parma, Ottavo di Finale della Coppa Carnevale “Torneo di Viareggio” giunto alla 70^ edizione. Manco il Festival di Sanremo… Altopascio è anche il paese natale di Pietro Carmignani, qui venuto alla luce il 22 Gennaio del 1945 e che dalla Stella Rossa di Viareggio spiccò il volo, fatto di ali che planano da un palo all’altro e guanti da portiere. Pietro Gedeone Carmignani, se ci fosse un’enciclopedia dei protagonisti della storia del Parma Calcio, lo troveremmo alla voce Taumaturgo. Sarà che in carriera ha fatto il portiere, ma le sua mani le ha anche usate per tirare fuori i Crociati da alcune sabbie mobili nelle quali erano precipitati. Due date su tutte: 2002 e 2005, quando, da allenatore subentrato, riuscì nell’impresa di salvare la squadra dalla B. Addirittura in quest’ultima annata, fece vivere una pagina unica al Parma: alla domenica si lottava per uscire dal capezzale del fondo classifica, in settimana si metteva, o CARMIGNANI-CON-MAJO-A-SIVIGLIA.jpgmeglio faceva mettere a molti baldi giovani l’abito da gala e via a correre nei templi di mezza Europa inseguendo sogni e rincorrendo una Coppa, Uefa, svanita, solo, in Semifinale. Non solo prima squadra, ma tanti anni – i primi dal 1982 al 1989 – come silenzioso e prezioso vice e poi anche, dal 2005 al 2007 allenatore della Primavera. Oggi inizia la Primavera e quella Crociata è pronta ad affrontare, nel paese natale di Gedeone, i pari età del Milan. A proposito di rossoneri: Carmignani è una perfetta liaison tra le due squadre. Si perché, alla fine degli Anni Novanta, Arrigo Sacchi che già ne aveva sperimentato le capacità nel Ducato, lo volle, come preparatore dei portieri del Milan delle stelle, che per brillare, avevano bisogno anche delle sue mani. Oggi è preparatore dei portieri del Settore Giovanile del Varese e, sul far della sera di ieri, ci ha concesso questa chiacchierata.

Pietro, partiamo da Gedeone: fu Ariedo Braida ad affibbiarti questo “stranòm” a Varese?

No, Ariedo non c’entra. Me lo mise un allenatore di Viareggio che allenava il Como e che si chiamava Vinicio Viani, che era stato centravanti della Fiorentina e della Lucchese. Io ero un ragazzo della Primavera del Como: lui mi chiamò così in modo simpatico per la prima volta, poi tra l’altro è anche un nome biblico di un giudice difensore della città, non so se ci fosse attinenza col fatto che io ero preposto a difendere la porta, ma di fatto, quel soprannome, da allora si è connaturato a me…”.

Oggi la Primavera del Milan allenata da Lupi e quella del Parma guidata da Iori si sfidano al Viareggio negli Ottavi di Finale. Il tuo primo ricordo del Parma?

Il mio primo ricordo del Parma risale a quando venni lì un giorno con Riccardo Sogliano a vedere un allenamento del giovedì di Danova ed incontrai il presidente Ceresini col quale simpatizzai subito e così nacque un’amicizia reciproca che andava al di là del calcio, con lui e con tutta la famiglia, anche con Fulvio e gli altri, ma in particolare col papà, Ernesto, c’era davvero un rapporto affettuoso, quasi di parentela”.

Oggi il calcio è cambiato, come del resto il mondoEppure esistono ancora le formazioni Primavera ed il Torneo di Viareggio…

La Primavera è molto più variegata rispetto ad un tempo in cui era esclusivamente tutta italiana: il calcio ora si è aperto a più frontiere e tende, giustamente, a non avere più confini. Questo è un bene per la globalizzazione dello sport stesso, ma per il rovescio della medaglia, alcuni ragazzi italiani trovano meno spazio. Il Viareggio è ancora una vetrina molto importante, un’occasione da sfruttare, per i giovani, con intelligenza”.

A Parma ancora oggi si custodiscono, come si fanno con le opere preziose di un museo, la salvezza più Coppa Italia del 2002 e quella all’ultimo respiro nello spareggio del 2005. Entrambe firmate Carmignani. Se i ricordi sostano un attimo in quella zona temporale, cosa vedono?

Si la salvezza del 2002 la conquistammo alla grandissima e la condimmo con la ciliegina della Coppa Italia, (ultimo trofeo in A vinto dal Parma, nda). Quella del 2005 fu molto più sospirata, arrivò all’ultima curva, perdemmo in casa con cinque giocatori squalificati la gara d’andata dello spareggio, poi ribaltammo la situazione al Dall’Ara. Ci tengo tanto a quelle salvezze, ma anche al cammino, strepitoso, che facemmo in Uefa, arrivando addirittura in Semifinale. Sono orgoglioso di quelle due salvezze, ma sono fiero di quella cavalcata, che vivemmo giocando con i giovani e vincendo un po’ dappertutto. Cominciando contro il Besiktas, 3 a 2 al Tardini, alla mia prima in quella Uefa, in Dicembre. Vincendo a Stoccarda, facendo fuori il Siviglia, pareggiando a Vienna per 1 a 1 contro l’Austria Vienna e la semifinale di ritorno con i russi che perdemmo, in casa loro, per tre a zero, fu danneggiata dallo scoppio di una bomba carta che ci tolse Bucci e ci tolse di fatto un cambio. Facevo giocare due o tre giocatori che giocavano poi anche la domenica, il resto era, proprio perché ho sempre cercato di valorizzare i giovani, una loro conquista”. (Magra consolazione, quel CSKA vinse poi la coppa, nda).

Dietro al Milan degli Immortali e degli Invincibili c’era anche la tua mano o meglio le tue mani che preparavano i portieri?

Io al Milan arrivai due anni dopo l’avvento di Arrigo: quando arrivò Scala a Parma che portava gente sua, io, d’accordo con Ceresini, andai al Milan come preparatore dei portieri, dove rimasi due anni con Sacchi e un altro anno e mezzo con Capello. Ritornavo così assieme a Pincolini e Sacchi e poi vedevo di persona giocatori che si chiamavano Gullit, Rijkaardk, Van Basten e quotidianamente assistevo a tutta la magnificenza tecnica del Milan di Berlusconi che si traduceva, sul campo, in grandi prestazioni”.

Infine la parata che sogni ancora di notte?

Ti racconto un aneddoto che nasce dalla realtà: giocavamo un Milan-Varese e ad un certo punto fecero un tiro e l’arbitro si voltò come per indicare gol. Ma io feci una parata straordinaria all’indietro, andando a deviare una palla e tutti rimasero stupiti e meravigliati. Era la stagione 1967-68, il mio primo anno a Varese. Oppure ricordo una parata nel mio primo anno di Napoli, campionato 1972-73, pareggiammo zero a zero col Milan il 23 dicembre, anche grazie a delle mie parate ed il Mattino di Napoli intitolò, l’indomani, la pagina così: “Gede uomo strenna!”. Feci in particolare un intervento su un colpo di testa di Pierino Prati, gli tolsi una palla che era indirizzata all’angolino…”.

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