Sabato 27 a Voltapagina: “L’abaco dei sentimenti confusi”, presentazione del libro di esordio di Giuseppe Procaccini

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“L’abaco dei sentimenti confusi“ (Gaffi Editore) è una raccolta di dodici novelle scritte da Giuseppe Procaccini, già capo di Gabinetto del Ministro dell’Interno, che esordisce con un libro di narrativa, pur avendo in passato firmato pubblicazioni di carattere giuridico-professionale e articoli su riviste sociali.

Un insieme apparentemente casuale di racconti senza un filo conduttore, nella realtà le storie sono quasi proiezioni della vita personale e professionale dell’autore.

La prima novella dà il titolo al libro ed è la più lunga. In “L’abaco dei sentimenti confusi” l’autore delinea con un percorso a ritroso una singolare e surreale storia di un bambino abbandonato, nella quale si ritrovano diversi sentimenti umani: bizzarria del potere, responsabilità o faciloneria dell’impegno lavorativo di “madri casuali”, proiezione della sofferenza, imprevedibilità e irrisolvibilità delle contraddizioni della vita, accettazione del dolore e del piacere, necessità di uno sbocco alle contraddizioni intime.

Ne “Il parapioggia“ si racconta una piccola storia collocata in un luogo simbolo del potere, palazzo Chigi, un po’ umoristica, leggermente dissacrante, ma soprattutto esemplificativa delle dinamiche burocratiche ed umane. Ruota attorno ad un inconveniente che genera sarcasmo (un ombrello portato a vanvera) e che ferisce il funzionario autore dell’errore, facendo emergere la sua piccineria e quella ambientale, in una ricostruzione peraltro fedele dei luoghi e degli atteggiamenti del “potere”.

“Il chiodo” invece rappresenta una farsa amara ed esasperata dei giorni nostri. L’accanimento del mondo giudiziario – giornalistico – burocratico su una vera sciocchezza, esemplifica i rischi di un affidamento a omuncoli mediocri e a norme incongrue. Il tutto condito e fatto emergere grazie alla presenza di uomini semplici, ma ben migliori. La storia vede la nascita di una imputazione per un asserito danno alla cosa pubblica da parte di un modesto inserviente e del suo capo e si ingigantisce irrazionalmente via via, superando ogni confine del buon senso.

Il volume si chiude con una favola apparentemente inquietante dal titolo “L’incontro”, che ricostruisce la scoperta dell’amore e della morte in una giovane madre, tanto capace ed orgogliosa quanto instabile nelle sue scelte morali. Morte ed amore entrambe presentatesi a lei in una magica passeggiata nei boschi di Rieti.

Il libro sarà presentato sabato 27 gennaio alle 18.30 alla libreria Voltapagina di via Oberdan. Insieme all’autore, interverrà Giuseppe Amoroso, già capo di Dipartimento del Ministero dell’Interno. A moderare l’incontro il giornalista Salvo Taranto.

CHI E’ GIUSEPPE PROCACCINI

Entrato al Viminale nel 1972, opera sino al 1989 in diversi sedi oltre che alla Presidenza del Consiglio “ricoprendo diversi e delicati incarichi”, come si può leggere nello stesso sito del ministero dell’Interno.

Passato quindi al ministero del Tesoro, con relativa collaborazione alla Presidenza italiana della Cee nel 1990, rientra al Viminale nel 1992, alternando il ruolo di Commissario straordinario in svariati Comuni (tra cui i laziali Fiumicino e Marino) a diverse missioni internazionali. Nell’ottobre del 1995 viene nominato prefetto e direttore della Scuola superiore del ministero dell’Interno, carica che ricopre sino al marzo 1996, allorché il Consiglio dei Ministri presieduto da Lamberto Dini lo nomina prefetto di Latina. Quattro anni e qualche mese più tardi, il 1° luglio 2000, Giuseppe Procaccini viene richiamato a Roma come capo della Segreteria del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e nel novembre 2001 riceve la nomina di Vice Capo della Polizia – Vice Direttore Generale preposto all’attività di Coordinamento e Pianificazione delle Forze di Polizia. Altro incarico importante nel dicembre 2006, quando diventa Capo del Dipartimento per le politiche del personale dell’amministrazione civile e per le risorse strumentali e finanziarie. Dopo di che, nel 2008, il primo incarico come capo di Gabinetto dell’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni. Ruolo che gli è poi stato confermato tanto da Anna Maria Cancellieri quanto da Angelino Alfano. Capo di Gabinetto di ben tre ministri dell’Interno, quindi. Fino al caso Ablyazov e alle dimissioni.

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