Il costo dei sacchetti di plastica – “Tassa” sull’ortofrutta e sui farmaci, la rabbia dei parmigiani – Cosa dice la legge

0

“Compro l’insalata nella busta, quella già lavata. Mi costa meno”. Sui supermercati parmigiani piomba il nuovo costo, quello dei sacchetti per la frutta e a verdura, quelli sottili, trasparenti, per intenderci, fino al 31.12,  prima in omaggio. Un obbligo che piomba anche sulle farmacie.

Ma come la prendono i consumatori? In un supermercato di quartiere, anziani, clienti abituali e gente che si da del tu da quattro generazioni, malissimo. Per semplificare il lavoro degli addetti e dei clienti, la bilancia pesa ortofrutta, quella in cui si inserisce il codice prodotto e “sputa” l’etichetta, l’aggiunta di due centesimi è automatica. Poca spesa, pochi cervellotici calcoli, aumento obbligato. E in cassa lamentele, domande, l’accusa di poca chiarezza sulla legge.

Così il risultato lo riassume un arzillo 80enne, sventolando una busta di “valeriana”: “Questa è in offerta. Se considera il tempo che mi costa pulire quella fresca, l’acqua che spreco, lo scarto, e ci aggiunge il prezzo del sacchetto, questa mi costa meno. E gli aranci li prendo nella rete”.

Fatta la legge, cercata la scappatoia.

Poco distante, un ipermercato. Anche qui i sacchetti costano due cent, ma tocca alla cassiera aggiungere manualmente quanti ne sono stati utilizzati. E se si va alla cassa automatica, tocca al consumatore. Qui la schiera di acquirenti ha fretta, divorata dal caos della GDO. Chi non sa nulla, chi preferisce prendere prodotti già confezionati, chi chiede “scusi ma secondo lei solo perchè paghiamo davvero l’ambiente ne beneficia? E secondo la rete, quella usata per confezionare gli agrumi, o i sacchetti per le mele a chilo non inquinano”. Ovviamente, la risposta è no.

E intanto anche l’ironia scorre sui social.

 

Qui “Esselunga”, ci pensa un cartello a spiegare la legge

COSA DICE LA LEGGE – La legge italiana recepisce la direttiva europea 2015/720/UE che ha come obiettivo ridurre l’utilizzo di plastiche dannose per l’ambiente e completa il bando delle buste per la spesa del 2011.

Legge che però fa ora discutere sui social e sul web gli italiani; pullulano foto di frutta e verdura con la stampa del prezzo direttamente sulla buccia pur di non pagare il nuovo sovraprezzo sulla spesa. Pena per il negozio? Per gli esercenti non conviene trasgredire, la multa va da 2.500 euro a 25 mila euro ma può salire a 100mila euro se la violazione riguarda quantitativi ingenti.

La legge riguarda anche le farmacie – Dal 1° gennaio 2018 la più importante novità pratica per la farmacia sarà rappresentata dall’impossibilità di fornire gratuitamente le buste di plastica alla clientela, in quanto il prezzo di vendita di qualunque tipo di borsa di plastica fornita alla clientela deve risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o dei prodotti trasportati.

La legge stabilisce che venga comminata una sanzione amministrativa da 2.500 euro a 25.000 euro all’esercente che non è in regola con la voce di spesa relativa, appunto, al sacchetto nel documento fiscale di vendita.

“Se viene un cliente che ha prodotti esenti ticket, o ricette a carico del Sistema sanitario Nazionale e non deve pagare nulla, che senso ha fargli uno scontrino da due cent?” – il commento lapidario di una farmacista.  

Non c’è un prezzo fissato dalla legge per i sacchetti di plastica, perché la legge non può imporre un prezzo a un prodotto. Le grandi catene di distribuzione faranno pagare i sacchetti generalmente 1 o 2 centesimi, si stima un utilizzo ogni anno all’incirca di 150 sacchetti con una spesa da 1,5 a 3 euro.

Sarà invece una evidente speculazione se si troveranno negozi che impongono 5-10 centesimi a sacchetto.

L’ associazione dei consumatori Adoc stima a 6-8 euro la spesa totale annuale in più a famiglia, ma ritiene anche che il 65% dei consumatori è d’accordo con la scelta di introdurre sacchetti biodegradabili.

Ma in fondo, tra oppositori e favorevoli, chi considera “truffa” o meno, quello che dovrebbe unire è lo spirito della direttiva europea: un gesto verso l’ambiente e il nostro sforzo di vivere il più sostenibile possibile.

Molti erano già gli italiani che si erano abituati a portare da casa la vecchia “sportina della nonna” per non pagare i 10 centesimi in più per il sacchetto con i manici biodegradabili non dovendosi neanche preoccupare che il sacchetto si laceri sul fondo spalmando la spesa per terra; ma ora le polemiche sono virali sulle “comode” bustine di plastica dell’ortofrutta.

E’ stato il governo Gentiloni, con un emendamento, a imporre un diktat che la direttiva comunitaria del 2015 non prevedeva. Il testo europeo, infatti, si focalizzava soprattutto sulle borse in plastica per insacchettare la spesa finale (quelle che in Italia sono state messe fuori legge già dal 2012) e precisava esplicitamente la possibilità di escludere dalle misure le bustine trasparenti per frutta e verdura.

Ad alimentare il fuoco sul web anche la voce che a giovare di questa legge sarebbe una particolare azienda, la piemontese Novamont guidata da Catia Bastioli, che ha inventato la bioplastica biodegradabile e compostabile Mater-bi. Bastioli nel 2011 ha partecipato alla Leopolda e nell’aprile 2014, due mesi dopo l’insediamento di Matteo Renzi a Palazzo Chigi, è stata da lui nominata presidente della partecipata pubblica Terna.

Ecco che scoppiano quindi le accuse di favoritismi tra amici. Accuse parzialmente contraddette da più fronti, tra cui l’associazione ambientalista Legambiente, che ritengono che siano molte le aziende produttrici di sacchetti biodegradabili e che le lamentele sulla difficoltà di approvvigionamento siano pretestuose.

Il commento della Lega Nord – Dalla Lega Nord parmigiana, con Laura Cavandoli arrivano critiche: “Ho letto tanto sul costo dei sacchetti biodegradabili e mi sono indebitamente appropriata di un sacchetto vuoto al supermercato perché ormai hanno imballato quasi tutta la frutta e verdura, aumentando di fatto la plastica in circolazione.  Ho deciso che continuerò a andare dalla fruttivendola vicino a casa che usa i sacchetti di carta così non arricchisco gli amici di Renzi, o li hanno vietati?

Dal Pd parmigiano di Patrizia Maestri invece arrivano chiarimenti:

COSA SCRIVE LA DIRETTIVA EUROPEA- La direttiva, all’articolo 1, comma 2, riporta:

  • Le misure adottate dagli Stati membri includono l’una o l’altra delle seguente opzioni o entrambe:a) adozione di misure atte ad assicurare che il livello di utilizzo annuale non superi 90 borse di plastica di materiale leggero pro capite entro il 31 dicembre 2019 e 40 borse di plastica di materiale leggero pro capite entro il 31 dicembre 2025 o obiettivi equivalenti in peso. Le borse di plastica in materiale ultraleggero possono essere escluse dagli obiettivi di utilizzo nazionali;b) assicurare che, entro il 31 dicembre 2018, le borse di plastica in materiale leggero non siano fornite gratuitamente nei punti vendita di merci o prodotti, salvo che siano attuati altri strumenti di pari efficacia. Le borse di plastica in materiale ultraleggero possono essere escluse da tali misure.

Da più parti si sottolinea che l’obbligo non è contenuto nella direttiva, che permetteva di escludere i sacchetti ultraleggeri (quelli usati per frutta e verdura). È vero che la norma è stata recepita dall’Italia in maniera più stringente.

 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here