“Mai più casi Parma”. Ma il Como fa la stessa fine

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Vi ricordate la serafica affermazione di Carlo Tavecchio, in visita a Collecchio? “Mai più casi Parma” – disse.

Erano i giorni più bui della storia ducale, il fallimento, le partite in forse, il futuro ancora di più. Ma lui, il buon presidente della FIGC, si sperticava in promesse, per assicurarsi che il Parma la domenica scendesse in campo senza far saltare in aria la regolarità del suo bel campionato.

Promesse uguali da Aic, Lega B e C (o Pro che dir si voglia), parole parole parole… al vento, ovviamente.

Perchè poi è arrivato il caso Latina, con Leonardi, ancora lui, mani in pasta dentro l’ennesimo crack, prima della definitiva radiazione. E ora, il Como.

Il Como, acquistato dalla moglie di Michael Essien per 237mila euro lo scorso marzo, non potrà iscriversi al prossimo campionato di Lega Pro e dovrà ripartire dalla Serie D.

Sono, infatti, scaduti ieri i termini previsti dalle norme per inoltrare la richiesta di affiliazione e da parte della presidente Akosua Puni Essien non sono arrivati i soldi necessari. I documenti per l’iscrizione, riporta Il Corriere di Como, erano pronti da giorni, come i  bonifici per gli stipendi, che sono predisposti da giorni. Ma senza i soldi di Akosua Puni Essien non si è potuto fare nulla.

Il 16 marzo, la moglie di Essien aveva acquistato all’asta fallimentare il titolo del Como per 237mila euro.

“Impegno e desiderio genuini della nuova proprietà sono di far crescere e costruire sia la prima squadra che il settore giovanile e di divenire parte integrante del tessuto cittadino. È inoltre fermo impegno della proprietà creare le condizioni per portare il FC Como in serie B al più presto e per sviluppare al meglio delle loro possibilità i giovani talenti al suo interno”, aveva detto Akosua Puni Essien, appena insediata.

Parole al vento. Le ennesime.

 

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