Omicidio Leporace: la Cassazione conferma 30 anni per Pallone e Scalise

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Avevano massacrato a colpi di cric Antonio Leporace, il 31 ottobre 2013, poi gli erano passati sopra con l’auto, una, due, tre volte.
Scenario agghiacciante, la golena della Parma, a Sant’Andrea di Torrile, la dove il fiume luccica sotto le nebbie padane.

Il tutto per una partita di droga non saldata dal 45enne di Manfredonia residente a Milano, che aveva reso un amico il peggiore dei nemici.

Arrestati poche ore dopo a Monza, mentre cercavano di fuggire in Svizzera, Giuseppe Pallone e Luciano Scalise, 38 e 42 anni, entrambi pregiudicati per reati di spaccio e violenza, in primo grado erano stati condannati a trent’anni. Solo grazie al rito abbreviato avevano scampato l’ergastolo.

Scalise aveva anche tentato di giocarsi a carta della temporanea infermità mentale, ma in vano.

Nel novembre 2015 i giudici bolognesi della corte d’assise d’appello avevano confermato la sentenza di primo grado, confermando anche l’aggravante della crudeltà, prevalente sulle attenuanti generiche.

Ora anche la Corte di Cassazione,  rigettando il ricorso proposto dai difensori dei due imputati, ha confermato la condanna.

Antonio Leporace, 45 anni, era stato massacrato con inaudita violenza da Luciano Scalise e Giuseppe Pallone, entrambi calabresi, che con lui condividevano un appartamento a Milano.

“La morte era stata determinata da una azione lesiva, concentrata sulla testa della vittima, di più corpi contundenti usati verosimilmente da due persone, azione seguita da una reiterata azione di arrotamento per mezzo di un veicolo che ne aveva definitivamente fracassato il cranio” – si legge nella sentenza di Cassaizione.

 

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