Il no-sense del piano conservazione lupi: “Ucciderli per tutelarli”. Protesta davanti alla Provincia- Galletti: “Rinvio approvazione”

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Oggi, 2 febbraio, il ministro dell’Ambiente e i rappresentanti delle giunte regionali avrebbero dovuto votare l’approvazione definitiva del “piano per la conservazione del lupo“. Preso atto delle polemiche scaturite non solo dalle associazioni ambientaliste ma anche da numerose regioni ( Lazio e Puglia, contrarie da subito, poi Abruzzo, mentre Friuli, Veneto, Piemonte, Liguria e Campania hanno chiesto un ripensamento), il ministro Galletti ha deciso per il rinvio al 23 febbraio.

“Il piano prevede la possibilità di abbattere il 5% della specie presente sul territorio per tutelare, di fatto, gli interessi degli allevatori e dell’attività venatoria. Il 5% inoltre di una stima fatta dai cacciatori non essendoci un censimento recente”. Queste le parole del gruppo di animalisti parmigiani che hanno manifestato pacificamente davanti alla sede della Provincia in piazzale della Pace ieri, 1 febbraio. Presenti c’erano i volontari di varie associazioni tra cui Oipa e Parma Etica.

“E’ un anacronismo – continuano i manifestanti – si tratta di ammettere l’abbattimento per tutelare la sopravvivenza di questa specie: uccidere per tutelare.  Vogliamo sapere i numeri, quante volte si è presentato il caso di questi lupi che rovinerebbero il bestiame. Si tratta di cifre irrisorie. Il lupo è un animale che teme l’uomo e se potesse non si avvicinerebbe. Avendo però rovinato il suo ecosistema e decimato le sue prede naturali è normale che si avvicini alle case. Il lupo è un animale nobile con grande spirito della famiglia. Un branco di lupi non si avvicinerebbe a una pecora ma caccerebbe i cervi. Se ora lo fanno, sempre in rare eccezioni, è perché io bracconieri disintegrano il loro branco uccidendoli. Un lupo solo è disorientato e solo in quella occasione potrebbe prendere di mira gli animali domestici”.

Ripetendo le parole del biologo, etologo e ricercatore del Muse di Trento, Osvaldo Negra:”In tutte le aree UE e extra UE (come ad esempio la Svizzera) in cui si è tentato questo approccio i risultati non sono mai stati quelli sperati, al contrario l’abbattimento di alcuni esemplari solitamente porta spesso a produrre l’effetto opposto. Sia in Svizzera sia in Germania si è infatti scoperto che la presenza di un branco che abbia progressivamente appreso a non predare risorse alimentari, grazie alla presenza dei sistemi di dissuasione attivi (i cani e l’uomo) e passivi (come ad esempio le reti elettrificate), produce una radicale diminuzione dei fenomeni di predazione”.

Questa specie è in drastico calo in Italia. Da più di 30 anni l’associazione Wwf e altre associazioni ambientaliste stanno tentando la ripopolazione del lupo negli appennini. Un lavoro che stava iniziando ad avere i suoi frutti riportando il lupo a essere degnamente presente nella biodiversità locale. Sforzi che ora potrebbero essere totalmente vani.

Nonostante la sensibilizzazione che si è cercata di dare in questi anni per la tutela di questo animale e nonostante l’inserimento tra le specie protette, sono ancora troppo numerosi i casi di lupi brutalmente uccisi da colpi di fucile, bocconi avvelenati o lacci di filo metallico. In nome dell’economia, a quanto pare indifferente al concetto di rispetto dell’ambiente e alle dinamiche di equilibrio ecosistemico, si rischia di commettere l’ennesimo ecocidio.

Per fermare l’approvazione di legge è partita una petizione online rivolta al presidente della conferenza Stato-Regione Stefano Bonaccini, al Ministro dell’ambiente, Gian Luca Galletti e al primo ministro Gentiloni (petizione su change.org). Anche sul sito dell’Oipa si può firmare per cercare di fermare questa legge: oipa.org-italia/lupi.

Il rinvio tuttavia non comporta lo stralcio della norma più discussa, quella sulla deroga al divieto di rimozione dei lupi infatti per Wwf Italia è comunque “un segnale importante”, mentre Legambiente più cauta sostiene che “il rinvio non aiuta né tutela questa specie e ancor meno risponde alle difficoltà degli allevatori“.

protesta lupo parma

 

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