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Voce ai tifosi: “Vogliamo gente che lotta” e chiedono una testa. Ma dove stanno le colpe?

“Vogliamo gente che lotta” – questo cantava la Nord domenica al termine della gara contro il Perugia. “Vogliamo gente che lotta” – ribadiscono i tifosi nel day after, in attesa dei salotti televisivi, mentre si confrontano su pagelle e impressioni.

E anche le opinioni, si dividono.

Qualcuno, vorrebbe la testa dell’allenatore, colpevole di non avere polso, di non cambiare modulo, di non motivare a dovere la squadra.

Qualcuno, quella di diesse e amministratore delegato, accusati di essere molli, di non prendere decisioni.

Qualcun’altro, accusa la proprietà cinese di essere assente, lontana, e di non aver reali rappresentanti in città, dimenticando che anche il fronte parmigiano,  che ha ancora il proprio peso, e’ molto vicino alla squadra.

Opinioni e commenti si leggono sui social, nelle chat tra i tifosi gialloblù.

Poi, il capitolo giocatori. Ceravolo e Ciciretti comprati non in buone condizioni, gli altri, che giocano per se stessi, o si pestano i piedi in campo da soli o coi compagni di reparto. Lo stesso Calaiò “doveva esser lasciato partire, voleva andare a Palermo” – accusano.

Ma dove sta la verità? Soprattutto dove stanno i problemi? Difficilissimo, rispondere. Quando un giocatore dice “in campo abbiamo messo tutto, in settimana lavorato bene, non sappiamo cosa sia accaduto”. 

Forse, qualche risposta, potrebbe stare nell’incontro fitto fitto tra i giocatori, che hanno chiuso fuori società ed allenatore e si sono guardati in faccia, cercando risposte.

Forse qualcuno e’ stati sopravvalutato? Dezi, Di Gaudio, ad esempio? E quando Lucarelli, che ha 40 anni, si inceppa, anche la difesa boccheggia.

“E’ colpa nostra” – hanno sussurrato uscendo. “Andiamo a Empoli a vincere” – hanno aggiunto. “La colpa è solo nostra”. Il tutto, mentre Faggiano cercava di dialogare con un drappello di tifosi, e D’Aversa, dopo aver incontrato la stampa, veniva accompagnato fuori dal Tardini da alcuni esponenti della “proprietà parmigiana”.

“Apolloni era stato cacciato per molto meno” – accusano altri. Ma si rispondono da soli: “In effetti stai già pagando due staff…un terzo sarebbe un bel peso”. “Anche se, tra diritti tv, per di più in redistribuzione, e bonus vari per la promozione, forse un anno di B costerebbe molto di più – replicano altri.

Furiosi perchè “vogliono diecimila abbonati, poi li trattano così, l’anno prossimo non lo rifaccio manco morto l’abbonamento”.

L’ultima obiezione, riguarda i due giorni di riposo concessi dopo Brescia.

Tutte obiezioni comprensibili, anche in parte condivisibili. Ma… in questo momento, pur restando nell’obiettività di problemi che ci sono e sono palesi, fischi e strilli servono a poco o nulla.

Chi paga il biglietto ha diritto di fischiare, ci mancherebbe. E pure quello di protestare e lamentarsi. E chi scrive, figlia della Curva, tante volte lo ha fatto.

Ma la storia del calcio, fatta di esoneri clamorosi e grandi ritorni, sogni speranze e disillusioni, racconta che i conti si fanno alla fine.

Sperando tornino, come nelle ultime due stagioni. Se così non sarà, ci sarà tempo per tutto.