Un colpo da manuale a Parma, a Banca Intesa in Via Venezia, un colpo all’apparenza perfetto anche se fervono le indagini per trovare una falla nella rapina, studiata e preparata nei minimi dettagli.

Un colpo che potrebbe non essere il primo della banda. Tanti infatti i punti in comune con altre rapine, a Bologna, Milano, Napoli, e una fallita ad Arezzo.

I principali, l’accento napoletano, la banda composta da almeno cinque persone, il passaggio dalle fogne, “il buco” nel caveau, il particolare interesse per le cassette di sicurezza private. Tutti colpi rimasti impuniti, archiviati senza colpevoli in cella.

Liberi quindi…di agire a Parma.  Ecco i colpi precedenti, dalle cronache locali dell’epoca.

Il colpo al Bologna – “Per scivolare senza intoppi nell’angusto tunnel sotterraneo scavato fin sotto il Credito di Romagna di via Mazzini, la ‘banda del buco’ che sabato è entrata in azione ha usato degli skateboard da mettere sotto la pancia. Le tavolette sono state ritrovate nella galleria dagli investigatori, assieme ad altra attrezzatura usata per raggiungere l’istituto di credito. Il bottino, relativo soltanto al denaro contante prelevato dal bancomat e dalla cassaforte, è stato quantificato in 170mila euro

La cifra non comprende però il contenuto delle cassette di sicurezza svaligiate, la cui stima sarà più laboriosa. Parte della refurtiva, peraltro, è stata ritrovata nel sottosuolo: si tratta soprattutto di orologi e monili d’oro, perduti dai banditi durante la fuga precipitosa nella rete fognaria. Evidentemente la banda non ha avuto a disposizione tutto il tempo necessario per completare l’opera e l’allarme è partito prima del previsto, costringendo gli incursori alla ritirata mentre sul posto stava piombando uno sciame di volanti e gazzelle.

Il ritrovamento dei preziosi è avvenuto ieri mattina durante un nuovo sopralluogo compiuto dagli investigatori per ricostruire il percorso seguito dai banditi e cercare tracce utili alla loro identificazione. All’operazione, oltre agli uomini della sezione antirapina della squadra mobile, hanno partecipato agenti delle volanti, della polizia scientifica e una squadra di Hera. A calarsi nei tombini sono stati gli specialisti dei vigili del fuoco muniti di respiratore. Lo spiegamento di forze in via Mazzini, come già avvenuto sabato dopo il colpo, non è passato inosservato e numerosi curiosi hanno assistito all’intervento.

Quale sia stato il punto d’accesso della banda alle rete fognaria non è ancora stato accertato. Sul tavolo ci sono alcune ipotesi, che portano piuttosto lontano dal Credito di Romagna. La banda potrebbe essere scesa sotto terra da un parcheggio nei pressi del Liceo Fermi, avanzando per almeno 400 metri nelle condutture per avvicinarsi alle fondamenta dell’edificio-obiettivo. Oltre a scavare un tunnel nel terreno per raggiungere il cuore della banca, prima di sbucare dal pavimento del locale di servizio dentro il palazzo i rapinatori hanno dovuto sfondare un massetto di cemento spesso circa un metro. Un lavoro durissimo, che ha richiesto certamente molti giorni di lavoro. Inoltre, per non farsi scoprire, la banda non ha potuto utilizzare rumorosi martelli pneumatici, ma solo attrezzatura manuale. Del resto, per mettere le mani su 170mila euro in contanti e sul tesoro contenuto nelle cassette di sicurezza, qualche sacrificio andava pur fatto”.