Rapina Banca Intesa di Via Venezia, tutti i numeri del “colpo perfetto”

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Potrebbe rivelarsi la “rapina perfetta”. Oppure no, ma emergono i primi dettagli su come i rapinatori, otto, armati e organizzatissimi, hanno fatto sparire, passando dalle fogne, 300mila euro oltre i contenuti delle cassette di sicurezza, dal caveau di Banca Intesa in Via Venezia.

RILEGGI: Via Venezia – Rapina a mano armata a Banca Intesa: sono entrati dalle fogne e hanno svuotato il caveau

I “numeri” del colpo:

Otto, come detto, i rapinatori. Due sono entrati in banca come normali clienti, permettendo anche che il loro volto non traviato venisse inquadrato da alcune telecamere. Sei, sono passati dalle fogne, barba e baffi finti.

Cinque i giorni serviti per preparare il colpo, via di accesso e fuga, nei dettagli. Per quel lasso di tempo i dipendenti della banca hanno lamentato “odore di fogne”. In quei giorni, i malviventi sono stati impegnati a sigillare alcuni tombini per garantirsi di non essere interrotti durante la fuga, ma, soprattutto, per attutire i rumori della loro opera sotterranea.

Ottocento i metri percorsi sottoterra per arrivare alla banca e per fuggire via. Il punto di accesso (e di fuga) è in fondo al parcheggio del Conad di Via Venezia, dove il canale Naviglio si incontra con le fognature. Li si sono infilati nei cuniculi sotterranei, dopo aver studiato la rete fognaria, per arrivare fin sotto l’istituto di credito, scavando per giorni tra la melma e ricavando un bel tunnel che conduce fino all’interno della filiale.

Circa otto le ore di black out elettrico garantite da un allagamento nella centrale Iren di Via Pasubio. Un caso? Probabilmente no. A causarlo una misteriosa rottura di un tubo non dovuta all’usura, che ha mandato in tilt le bussole – metal detector di ingresso e la temporizzazione di sicurezza della cassaforte.

Trecentomila euro il bottino, oltre il contenuto delle cassette di sicurezza. Non è stato scelto un pomeriggio a caso, ma quello che precedeva il ponte dei morti per colpire: in filiale più denaro, per riempire il bancomat verso la lunga chiusura.

Una, due, tre: una scala di legno, un paio di tinozze, tre maschere da Anoymous. Questi gli strumenti di lavoro abbandonati lungo il cunicolo. Sono serviti per preparare accesso e fuga per “il colpo dell’anno”.

Quattrocentoquarantasette i giorni trascorsi tra l’ultimo colpo, quasi identico, a Milano, alla Banca Popolare di Novara. Quella volta erano cinque, uno con chiaro accento napoletano: sparirono i contenuti delle cassette di sicurezza, un bottino mai del tutto quantificato. Era il 12 agosto 2016. Dopo un anno l’inchiesta è stata archiviata: nessuno pagerà per quel colpo.

Dieci i film più famosi che hanno raccontato un colpo…da cinema.  I soliti Ignoti, Welcome to Colinwood, Sette uomini d’oro, Ad ogni costo, Rififi, Colpo grosso, Ocean’s Heleven, Heat, Inside Man, Il colpo.

I dettagli:

La bussola della porta di sicurezza della banca era rimasta bloccata sin dalla mattina a causa del blackout in zona e i ladri sono entrati armati dalla porta a spinta laterale. Hanno minacciato una dipendente e costretto tutte le quindici persone presenti a mettersi spalle al muro e guardare per terra. Dopo poco i complici sono arrivati “dal basso”, da buco scavato nei sotterranei e nelle fogne. Si sono vestiti con tute bianche per mettersi al lavoro e si sono camuffati il volto con barbe e baffi finti. Subito si sono messi all’opera prelevando oltre 300 mila euro in contanti presenti nel caveau che servivano per riempire il bancomat in vista della festività del 1 novembre. Anche l’apertura temporizzata del caveau era andata in tilt a causa della mancanza di corrente elettrica “sospetta”. Questo a dimostrazione della preparazione dell’organizzazione criminale.

Hanno forzato tutte le cassette di sicurezza presenti nel caveau versando il contenuto in grossi sacchi e scappando dal buco in cui erano entrati. Un tunnel lungo 800 metri scavato nella melma e per i condotti fognari di via Venezia.

I Ris di Parma sono alle prese con un ostico lavoro. La speranza è riposta anche dal riconoscimento dei rapinatori ripresi dalle telecamere, anche alcuni testimoni sono riusciti a vederli in volto prima che riuscissero a camuffarsi.

 

 

 

 

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