Intervista a Lorenzo Castellani: il chirurgo ortopedico 2.0 abita a Firenze

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Pubblichiamo oggi una breve intervista a Lorenzo Castellani, medico chirurgo specialista in Ortopedia e Traumatologia. Dopo aver maturato esperienze importanti negli Stati Uniti, in Svizzera e in Francia, specializzandosi nella chirurgia artroscopica e nella cura delle articolazioni maggiori (spalla, anca e ginocchio), ha scelto Firenze come ‘casa base’.

Discendente da generazioni di medici, il dott. Castellani è una vera e propria forza della natura. Ideatore e responsabile dal 2016 del progetto editoriale Chirurgiarticolare.it, Castellani ha fatto della divulgazione e della comunicazione al paziente il valore aggiunto del suo profilo professionale.

Il suo approccio si basa su tre punti cardine: una diagnosi corretta, alla base del processo terapeutico; la trasparenza su vantaggi e svantaggi di ciascuna operazione chirurgica, e soprattutto sui risultati, per avere sempre chiare le aspettative; empatia con il paziente, perché un chirurgo non è chiamato soltanto ad operare, ma a curare una persona fatta di emozioni, paure e sentimenti che devono essere accolti e compresi.

Come è cambiata la figura del chirurgo ortopedico negli ultimi 10 anni?

Il ruolo del chirurgo ortopedico e del medico in generale ha visto un’evoluzione completa negli ultimi 10 anni. Nell’ortopedia in particolare si è completata la transizione all’artroscopia, che ormai è un requisito essenziale per l’ortopedico moderno. La maggior parte degli interventi minori può essere eseguita senza aprire le articolazioni, ma entrando al loro interno con una telecamera a fibre ottiche. Il miglioramento di questa tecnica è andato di pari passo con l’evoluzione della miniaturizzazione delle componenti, tanto che oggi si parla anche di Nano-Artroscopia.

Nella chirurgia maggiore è stato poi introdotto l’ausilio della navigazione e del robot in grado di limitare nettamente la possibilità di errore umano nell’impianto delle protesi di ginocchio ed anca. Qualcosa si è visto anche nella chirurgia della spalla, ma in questo campo il meglio arriverà nei prossimi 2-3 anni.

In ambulatorio inoltre abbiamo avuto la comparsa di tecniche di guida per le procedure infiltrative: l’ecografia infatti ci permette di raggiungere i punti più piccoli delle articolazioni con precisione millimetrica, migliorando anche i risultati.

Grazie alle nuove tecnologie, possiamo dire che in ambito di diagnosi e sala operatoria, le probabilità di effettuare operazioni con successo siano aumentate?

Tutto quello che aiuta ed assiste la mente e la mano del chirurgo costituisce un grande aiuto al miglioramento del risultato. Il problema principale è che ora serve un ricambio generazionale per passare ad una chirurgia più moderna, e solo i chirurghi più giovani riusciranno a stare al passo. Dobbiamo fare tesoro di tutto quello che ci hanno trasmesso i nostri maestri, ma rivolgerci in maniera ricettiva verso il futuro. É chiaro che senza le fondamenta nell’esperienza del passato il moderno non può reggersi. Ma dobbiamo partire da questo per favorire l’evoluzione e il progresso. D’altronde, io ricordo ancora che negli anni ‘90 gli artroscopisti erano visti malamente dall’ortopedia classica. Oggi di contro nessuno si sognerebbe di fare una riparazione di un tendine della spalla con il taglio che si faceva una volta.

Qual è il percorso formativo e professionale che l’ha portata a Firenze?

La mia storia di chirurgo ortopedico nasce a Milano. Milano è stata per l’Italia la culla dell’innovazione in ortopedia degli anni ‘90. Da Milano sono nati gran parte dei chirurghi che hanno lasciato la chirurgia tradizionale per rivolgersi all’artroscopia.

In questo pieno fermento io ho mosso i miei primi passi di ortopedico. I primi anni di specializzazione ho vissuto fianco a fianco con uno dei migliori artroscopisti italiani, il dottor Riccardo Minola. Stare con lui in sala operatoria apriva la mente al futuro. L’esperienza di quegli anni mi ha permesso di giostrarmi liberamente in un mondo nuovo, che in quegli anni era davvero per pochi.

Alla fine del percorso di specializzazione però sentivo che il mondo dell’artroscopia non mi sarebbe potuto bastare. É come quando si pensava che bastasse conoscere l’inglese per ottenere il lavoro dei tuoi sogni. Oggi l’inglese è un requisito essenziale che non basta più a differenziarti. Un discorso simile può essere fatto per l’artroscopia. Oggi è una tecnica essenziale per il chirurgo moderno, ma non basta se non conosci il resto delle tecniche a cielo aperto.

Così, mi sono spostato da Milano, culla dell’artroscopia. Sono andato all’estero per imparare direttamente nei centri di eccellenza nel mondo la chirurgia aperta. Sono stato a New York all’Hospital for Special Surgery, poi in Svizzera e in Francia, ben sapendo che per la spalla la scuola francese è molto più avanti che nel resto del mondo.

Ma nel cuore l’idea era di riportare in Italia tutta quella conoscenza maturata. Firenze è stata una scelta naturale. Infatti è qui che lavora uno dei più brillanti chirurghi Italiani ed è qui che dagli Stati Uniti vennero importate le prime protesi di ginocchio. Proprio con il dottor Andrea Baldini mi è stato possibile crescere le mie conoscenze sulla chirurgia aperta.

Qui ho appreso le tecniche base e avanzate sulla sostituzione protesica di anca e ginocchio, contribuendo alla nascita di uno dei primi centri di Chirurgia Protesica con tecniche di Recupero Rapido (Fast Track).

Il mio lavoro a Firenze mi ha consentito di completare la mia formazione su tutte le principali articolazioni, estendendo quanto appreso sull’arto inferiore anche alla spalla. Negli anni così sono andato migliorando la velocità del recupero post-operatorio in tutti gli interventi chirurgici che eseguo.

Nella chirurgia della spalla infine mi sono affiancato al Dottor Renzo Angeloni, che a Firenze aveva raggiunto un’alta qualità in questo settore. Oggi la mia attività si concentra su questo: la chirurgia della Spalla, sia protesica che riparativa in artroscopia, gli interventi su Anca e Ginocchio all’interno del team del dottor Baldini.

Cosa succede alla prima visita e perché rivolgersi al dott. Castellani?

La visita medica è il punto di inizio del viaggio nella chirurgia. Un intervento chirurgico può fallire già in ambulatorio. É qui che si decide come affrontare un problema. Qui si valutano le aspettative del paziente e si fa una strategia per risolvere il problema.

Troppo spesso in ambulatorio vedo persone che sono state trattate in maniera opposta a quello che si dovrebbe fare. C’è spesso la tentazione di risolvere il sintomo senza preoccuparsi della diagnosi. Specialmente nella spalla.

Faccio un esempio: oggi se un paziente ha dolore alla spalla si rivolge normalmente a un fisioterapista. Tante volte (fortunatamente non sempre) il fisioterapista comincia a fare una serie di terapie (ginnastica e applicazioni) senza sapere cosa causa il problema. Solo se c’è un fallimento, il paziente viene indirizzato all’ortopedico. Questo fa perdere tempo e denaro alle persone.

In medicina la corretta terapia può essere stabilita solo se prima si è fatta una corretta diagnosi. La diagnosi si fa con la visita medica e la visione degli esami strumentali. Non possiamo bypassare questa importantissima fase.

Quali sono i valori aggiunti a livello di rapporto/comunicazione con il paziente?

Oggi il modo di comunicare è cambiato. Le persone hanno bisogno di un rapporto personalizzato e di essere coinvolte nell’informazione sul loro percorso di cura. L’informazione è la base di partenza per ogni buon percorso medico. Il medico oggi deve saper comunicare questo cambiamento e deve saper esprimere con semplicità le informazioni essenziali che il paziente necessita.

Per questa ragione, ancora quando ero in specializzazione, è nato il mio portale chirurgiarticolare.it. Poi nell’era più moderna il Canale Youtube che mi permette di abbattere le distanze con il paziente prima e dopo che ci siamo conosciuti.

Entrare a colloquio con il paziente su youtube senza limiti di tempo, porta il medico veramente nella casa del paziente. Il rapporto diventa familiare e intimo.

Il COVID poi ha spinto ancora di più le persone a cercare informazioni su internet. Purtroppo l’emergenza pandemica ha reso più difficile l’accesso alle cure ordinarie quando tutte le forze si sono concentrate sul problema mondiale della pandemia. In quel momento ho deciso di potenziare ancora di più i canali di comunicazione online. In particolare su Youtube ho messo tutta la nostra lezione di preparazione per gli interventi protesici che non ci era più possibile eseguire in presenza. Ho attivato poi un canale whatsapp business in cui i pazienti possono chiedere informazioni per la visita medica programmata. E’ inoltre possibile per tutti un consulto in telemedicina per iniziare ad affrontare un problema ortopedico senza spostarsi da casa.

Tutto questo mi ha consentito di raggiungere senza limiti geografici il più alto numero di pazienti possibile.

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