Speranza, la bambina di 9 anni salvata dai chirurghi pediatrici del Maggiore

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Un destino crudele era scritto negli occhi di Speranza, una bambina di 9 anni condannata alla disabilità a causa delle violenze subite nel suo paese della Somalia. Ma la tenacia della nonna, l’affetto di una famiglia che si occupa di bambini abbandonati, l’interessamento dei missionari dopo che i medici locali avevano rinunciato a operarla e il coinvolgimento della Caritas – tramite Raffaele Virdis, pediatra, direttore dell’ambulatorio sanitario Caritas –  hanno fatto sì che il suo grido di aiuto venisse raccolto da Parma e quindi da una rete solidale che si è mossa per ridare un futuro alla bambina il cui nome, nella sua lingua, suona proprio come speranza.

Tanti i protagonisti coinvolti in questa vicenda con la Caritas di Parma che sta offrendo appoggio logistico alla bambina e ai suoi tutori per tutto il periodo necessario e loro, i professionisti della Chirurgia pediatrica dell’Ospedale Maggiore di Parma diretta da Emilio Casolari che hanno studiato il caso e programmato gli interventi, avvalendosi anche dell’esperienza di Carmine Del Rossi già direttore della Chirurgia pediatrica dell’Ospedale dei bambini con alle spalle oltre 40 missioni umanitarie per operare nei paesi più poveri del mondo.

“Dal 17 maggio ad oggi – spiega con un velo di commozione Laura Lombardi medico chirurgo che si è fatta carico della bambina – sono state necessarie oltre venti ore di sala operatoria nei tre interventi principali e una serie di procedure minori per ricostruire il piano perineale, ovvero l’apparato uro-genitale e la riparazione del retto. Ora ci attende l’ultimo intervento – aggiunge la Lombardi insieme al direttore Emilio Casolari – ma possiamo dire che il decorso post operatorio sta andando nei migliore dei modi”. “Devo dire – spiega Del Rossi – che nella mia carriera di chirurgo pediatrico qui a Parma e ai confini del mondo è la prima volta che mi sono trovato ad affrontare un intervento di questa complessità”.

“Si è mossa una rete di solidarietà internazionale di cui l’Ospedale di Parma è parte integrante con i propri professionisti che hanno saputo gestire in modo corale un caso così complesso – ha dichiarato Massimo Fabi direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. – Sono davvero orgoglioso dell’umanità, competenza e serietà dimostrata ancora una volta dagli operatori di questo Ospedale. Capacità umane e professionali costruite con un duro lavoro svolto spesso in silenzio.”

“Abbiamo ottenuto la piena collaborazione dell’Azienda, della Caritas e della Regione Emilia Romagna per trasferire la bambina dalla Somalia a Parma, ospitarla e operarla. Tutto si è svolto in tempi rapidi e veloci”, ha aggiunto Raffaele Virdis.

Cecilia Scaffardi, direttrice Caritas Parmense, ha sottolineato l’aspetto umano della vicenda. “Di fronte al volto di chi soffre e, soprattutto di una bambina, non ci si può voltare da un’altra parte. Ci siamo sentiti interpellati da questa situazione presentataci da amici missionari e ci siamo messi in gioco offrendo vicinanza e accoglienza, per contribuire a restituire un pezzo  della sua infanzia rubata”.

In sala operatoria oltre ai chirurghi Laura Lombardi, Francesca Caravaggi e Alberto Attilio Scarpa con il supporto di Carmine Del Rossi, il direttore della Chirurgia pediatrica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Emilio Casolari, gli anestesia della 1° Anestesia e rianimazione diretta da Sandra Rossi. Ma la bambina è subito diventata la mascotte di tutta la struttura, accudita e coccolata dalle infermiere e dalle oss del reparto di degenza e dagli educatori di Giocamico che hanno avviato un percorso di supporto psicologico.

“E’ arrivata in Italia mesta, diffidente, sempre lo sguardo a terra, ora la bambina vola” dice la sua tutrice che ringrazia tutti coloro che hanno dato una svolta al destino della piccola Speranza.

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