Sanità e Centri di Potere, Volume III – Lo “sceriffo” forever young e la giustizia che non c’è

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Nel capitolo di ieri abbiamo letto come all’Ospedale dei Bambini Pietro Barilla di Parma la “musica” la suonino lo “sceriffo” con i suoi piani, l’ex Direttore Sanitario oggi Assessore al Welfare di Parma (i due hanno collaborato strettamente per quasi 18 anni in Ospedale/AUSL e oggi questa lunga intesa si è spostata verso le politiche cittadine); il bullo (che ha la copertura dei poteri oscuri all’Università in quanto da Ferretti in poi millanta ai Rettori vari – incluso l’attuale – di potere offrire posizioni chissà quali posizioni sicure al Senato o alla Camera) e l’amico del cuore. Se abbiamo bisogno di andare in Gastroenterologia all’Ospedale è possibile che ci visiterà una pediatra (una delle pupe del bullo, così da farci sentire “Forever young”), in pediatria si impegnano tutti al massimo ma non hanno protocolli comuni da seguire (purtroppo ogni tanto ci scappa un morto ma…è una disgrazia che non poteva essere evitata) e qualcuno viene premiato dal punto di vista stipendiale. Proseguiamo ora con la parte successiva della lettera, sempre dedicata all’Ospedale dei Bambini.

UOC Clinica Pediatrica e Dipartimento Materno-Infantile (continua)

  1. Gestione posti letto -> avendo sempre svolto a Milano e anche a Perugia un’intensa attività di reparto, la cosa che più mi ha colpito presso l’Ospedale dei Bambini di Parma è che si considera pieno un reparto occupato al 75%, in quanto alcuni letti vengono gestiti come avviene in albergo o Casa di cura (cioè sono tenuti bloccati per ricoveri programmati dei giorni successivi). Domando se ci sono disposizioni Regionali precise sul mantenimento di letti vuoti, considerando le implicazioni legali del rifiuto di un ricovero con il posto letto disponibile. Inoltre, il peso medio dei ricoveri pediatrici nell’Area omogenea dell’Ospedale dei Bambini è tra i più bassi delle pediatrie dell’Emilia-Romagna (0,58 vs 0,81 del Centro hub regionale), con una percentuale di ricoveri potenzialmente inappropriati superiore al 20% nella gran parte delle UOC. Ogni volta che vi è qualche paziente con complessità assistenziali emergono difficoltà nella gestione in degenza, soprattutto da parte del personale infermieristico. Mi domando se in un contesto simile, in cui non c’è un unico Direttore responsabile del reparto che possa dare omogeneità all’approccio clinico, l’apertura dell’area intensiva prevista nei prossimi mesi non possa portare ad abbassare ulteriormente l’occupazione dei posti letto e la complessità dei ricoveri in degenza ordinaria, trasferendo appena si può nell’area intensiva tutti i casi un po’ più difficili da gestire. Non posso poi non segnalare la smaccata opposizione del Prof. de’Angelis e del Dott. Dodi al ricovero di minori con sofferenza mentale e relazionale (addirittura è stato detto che rovinano un reparto esteticamente molto bello…). Le chiedo se crede che questi approcci rispettino i principi cardine del Sistema Sanitario del nostro Paese;
  1. Allergologia pediatrica -> l’assenza di considerazione delle priorità sulla base dei dati locali, ha a mio parere un impatto evidente sui bisogni della popolazione e la situazione relativa all’allergologia pediatrica lo chiarisce molto bene. Infatti, benchè le allergie siano tra le più comuni patologie dell’età pediatrica e la provincia di Parma abbia una popolazione under 18 di 71.558 persone secondo i dati ISTAT, a seguito del pensionamento di un pediatra allergologo che lavorava all’Ospedale di Vaio, in tutta la provincia di Parma è rimasto un unico pediatra allergologo, che afferisce alla mia UOC. Questo mio collaboratore fa assolutamente il suo dovere ma è evidente che non può da solo fare fronte a tutte le richieste della provincia. Attualmente, il tempo di attesa per una visita pediatrica allergologica in provincia di Parma è di 7 mesi. E’ ovvio che i bambini allergici di solito non muoiono per le loro allergie ma, se non viene potenziato l’ambulatorio almeno con un’altra unità, la conseguenza è che si favorisce la sanità privata, con famiglie che “rimbalzano” tra ambulatori privati e pubblici duplicando esami e prestazioni. Ho proposto diverse soluzioni: l’assunzione di un nuovo dirigente medico, un contratto SUMAI, la possibilità di impiegare uno dei 4 collaboratori del Dott. Dodi che non svolgono alcuna attività specialistica in ambulatorio. Il problema delle necessità dei cittadini non sembra, però, interessare minimamente la Direzione Aziendale e il Direttore del Dipartimento, l’unico timore è che con una risorsa in più possa ulteriormente rafforzarmi e le scuse accampate rasentano il ridicolo (tanto per citarne una, il fatto che neo-specialisti neo-assunti all’interno di una struttura ospedaliera possono scegliere di non occuparsi di nulla oltre alle guardie);
  1. Bambini obesi -> altra situazione paradossale riguarda la presa in carico dei bambini con obesità, aumentati in modo considerevole nell’ultimo anno. Avevo trovato un finanziamento per un istruttore di educazione fisica e una dietista, che potevano svolgere un’attività ambulatoriale multidisciplinare un pomeriggio alla settimana. Su questo tema si è bloccato tutto perchè sembrava che volessi “scippare” un argomento alla pediatria di comunità dell’AUSL (diretta da un’altra compagna di Università del Dott. Fabi…evidentemente la sua sarà stata un’annata di geni…), che aveva avuto un’idea simile nel 2015, che non ha poi sviluppato ma che si sente offesa dall’idea che la presa in carico del bambino obeso avvenga da parte del personale della Clinica Pediatrica. Bloccare iniziative assistenziali esclusivamente per invidia nei confronti dei colleghi serve a migliorare lo stato di benessere dei cittadini?
  2. Pazienti anoressiche -> le pazienti anoressiche, come i pazienti con disturbi mentali, rappresentando uno “scarto” di Dodi, sono quindi ricoverate nella UOC da me diretta. Qui il problema è relativo al veto di uno dei “prodotti dell’artigianato locale” (Dott. Vitali, Direttore UO Medicina preventiva, igiene ospedaliera e sicurezza igienico-sanitaria), da cui dipendono le dietiste dell’Ospedale, che vieta alle sue dietiste di visitare le pazienti anoressiche. La conclusione è che queste pazienti restano 7-14 giorni ricoverate in Clinica pediatrica senza vedere una dietista. Le sembra normale? L’ho ovviamente segnalato alla Direzione Sanitaria per cercare una soluzione ma non ho ottenuto risposta.

Quindi, ci sembra di capire che l’Esposito consideri l’Ospedale dei Bambini di Parma una Ferrari chiusa in box che, invece, lei – donna troppo alpha per lo “sceriffo” – vorrebbe fare girare alla massima velocità per le potenzialità che ha. Vuole curare i malati attraendo pazienti complessi non solo da Parma (e non solo i privati della Puglia o i bambini Ucraini). Ci dice che il reparto non è pieno (questo un semplice computer lo può documentare ma sembra troppo difficile e noi speriamo sempre che ci aiutino i RIS) e che i casi ricoverati sono a bassa complessità, specificando anche che alcune categorie di pazienti non sono particolarmente gradite. Non possiamo non confermare che quando si entra nell’atrio dell’Ospedale dei Bambini si vede un ambiente esteticamente bellissimo ma con ben pochi bambini: al bar ci sono essenzialmente medici e infermieri, mentre nella sala d’attesa della radiologia il più giovane sembra avere più di 60 anni (sempre per la serie “Forever young”). Va sottolineato anche che la professionalità dell’Esposito dal punto di vista clinico non l’ha messa mai in discussione nessuno, né ora né nel suo passato (ha diretto per 6 anni l’Unità di Pediatria ad alta intensità di cura presso il Policlinico di Milano da professore associato e poi per 3 anni la Clinica Pediatrica di Perugia al suo primo incarico di professore ordinario).

Due argomenti di questo capitolo sembra siano stati oggetto della querela di Fabi contro l’Esposito (querela che paghiamo noi con le nostre tasse, a cui pare l’Esposito abbia risposto con una controquerela per calunnia): la gestione dei posti letto e le visite di allergologia pediatrica. Della sconcertante modalità di gestione dei posti letto, del tutto incomprensibile in un’ottica di assistenza ai pazienti da parte di un ospedale pubblico e non legittimamente giustificabile da ragioni organizzative, ne abbiamo già parlato nel volume I. Per quel che riguarda la complessità dei ricoveri, lo “sceriffo” – per apparire al Giudice un grande manager – fa tutta una disquisizione sul peso medio degli stessi, incartandosi come se cantasse “44 gatti” nel Piccolo coro dell’Antoniano (“Quarantaquattro gatti In fila per sei col resto di due…). A noi, però, risulta che i dati ufficiali siano quelli della Tabella sotto:

Dai dati emerge che l’Ospedale dei bambini di Parma ha ricoveri più semplici di quelli di Modena, Piacenza e della Romagna, oltre che del Centro di riferimento di Bologna. Eppure siamo noi quelli che da 10 anni ci vantiamo di avere la prima struttura dedicata alla pediatria in Emilia-Romagna grazie alla generosità dei nostri benefattori.

In riferimento alle visite di allergologia pediatrica, lo “sceriffo” nella sua querela ha tentato di affermare che i tempi di attesa per dette visite sono di 2-4 mesi e non di 7 (oggi 9) mesi come riportato dall’Esposito lo scorso novembre. Peccato che per sostenere tale affermazione si sia limitato ad allegare i dati pubblicati su Quotidiano Sanità, e dunque da una fonte non ufficiale, che peraltro si riferiva ai tempi di attesa per le visite di allergologia degli adulti. Viceversa, la veridicità dei dati forniti dall’Esposito è direttamente confermata dai dati ufficiali dell’ospedale, in comunicazioni con chi gestisce le liste d’attesa di pazienti ambulatoriali. Addirittura – e qui ancora una volta ci vogliono i RIS per dimostrarlo – chiamando il CUP di Parma e chiedendo una visita allergologica pediatrica, la prima disponibilità risulta essere a fine maggio 2023. E’ normale pensare che in una provincia come Parma ci sia un unico pediatra allergologo? E’ inevitabile che questo favorisca la sanità privata. Tale situazione deriva esclusivamente dal sistema clientelare della distribuzione delle risorse da parte dello “sceriffo”.

Non sono, invece, oggetto della querela del Dr. Fabi tematiche come la Terapia intensiva pediatrica, i pazienti con sofferenza mentale e relazionale, gli obesi e le anoressiche.

Sul tema della Terapia intensiva pediatrica, ne abbiamo già parlato la scorsa settimana: 4 inaugurazioni in 3 anni, un breve spiraglio di apertura per assistenza ai pazienti COVID adulti lo scorso inverno e poi di nuovo tutto chiuso. Abbiamo visto che l’Ospedale con l’Associazione “Noi per loro” ha organizzato una ulteriore raccolta fondi la scorsa settimana con una partita di calcio. Ci viene naturale chiederci per cosa saranno utilizzati questi fondi visto che locali e apparecchiature sembravano già completi a vedere le foto dello scorso dicembre in presenza del Presidente Stefano Bonaccini e dell’Assessore alle Politiche per la Salute Raffaele Donini. Chissà se serviranno per acquistare peluches da mettere nei letti al posto dei bambini in attesa della prossima inaugurazione, che avviene come un rituale prima del Natale (neanche si trattasse di un presepe vivente).

Sui minori con sofferenza mentale e relazionale non ci dilunghiamo per rispetto nei loro confronti. Anche qui i dati sui ricoveri e i day-hospital prima e dopo il 2020 parlano chiaro e confidiamo che l’onestà intellettuale del Direttore del Dipartimento Salute Mentale e dei neuropsichiatri infantili dell’AUSL superi qualsivoglia legame amicale (oltre tutto, conviene pure a loro perché su questo si mormora ci siano registrazioni).

Invece, sugli obesi e le anoressiche è giusto spendere due parole. Noi abbiamo letto di recente che Parma è capofila della Food valley regionale. E adesso scopriamo che non abbiamo neanche un ambulatorio multidisciplinare e un percorso per i bambini obesi? Peggio ancora, scopriamo che l’Esposito aveva trovato i finanziamenti per attivarlo ed è stato bloccato tutto? Per l’anoressia come è possibile che in Ospedale non ci sia una dietista per le under 14 anni e ci siano difficoltà anche nella presa in carico delle pazienti più grandi? Noi siamo una comunità, perchè la Magistratura e i decisori della città continuano a fare finta di non vedere? Quali sono le connivenze socio-politiche cittadine?

La Regione, nella dichiarazione pubblicata domenica 4 settembre su Il Resto del Carlino, puntualizzando che non è compito suo entrare nel merito dei disciplinari, dichiara di essersi mossa con l’obiettivo di garantire la qualità dei servizi a beneficio degli utenti e per salvaguardare le professionalità interne e l’Azienda stessa. Quali sono i benefici per noi utenti? E per le professionalità? Se una si è specializzata in pediatria, che facesse la pediatra invece che la gastroenterologa dell’adulto (come previsto dalla legge). Se una è una brava dietista, che visitasse anche le bambine anoressiche. L’Esposito non è una professionalità interna da tutelare? Ci sembra che l’unico a essere salvaguardato sia lo “sceriffo”. Esiste altro posto in Italia a cui è stato affidato un tale potere assoluto nella sanità di una provincia allo stesso uomo per più di 12 anni? Non c’erano altri uomini da nominare per reiterare anche l’ultima delibera a Direttore generale dell’Ospedale e commissario AUSL fino al 2024 ? Quali sono gli interessi economici del territorio che hanno indirizzato la Regione a tale scelta che sembra tutto fuorchè la tutela della nostra salute?

 

 

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