Un “bordello” mascherato da club: cinque arresti

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I Carabinieri della Stazione di Parma Oltretorrente hanno eseguito 5 misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti, 4 italiani e 1 extracomunitario.  

Le indagini, condotte con metodologie tecniche, servizi di pedinamento e sistemi d’intercettazione, sono state avviate a seguito di un incendio di un autoveicolo in via Cufra di Parma, avvenuto nel mese di agosto 2019, nei pressi del club denominato “The Qube”. 

Gli sviluppi investigativi hanno consentito di ricostruire nei dettagli le attività che ruotavano intorno al club, consentendo di acquisire elementi idonei ad avanzare una richiesta cautelare nei confronti di una pluralità di persone; detta richiesta è stata condivisa dal GIP con riferimento alle posizioni di cinque indagati, tutti a vario titolo già indagati per prostituzione. 

In particolare, agli indagati viene contestato di aver adibito a casa di prostituzione il club denominato “The Qube”, con sede in via Cufra n. 11/B a Parma, all’interno del quale favorivano e sfruttavano la prostituzione di più donne a fini di lucro, concorrendo nel reato secondo diversi livelli di partecipazione:

ai titolari del clubdue coniugi parmigiani destinatari della misura custodiale degli arresti domiciliari- viene contestato di:

  1. gestire e organizzare all’interno del predetto locale l’attività di meretricio delle donne, programmandone le presenze e promuovendo degli eventi aventi come protagoniste le stesse ragazze e finalizzati ad attirare la clientela nel locale; 
  2. pubblicizzare l’attività di meretricio a mezzo social network su profili riferibili al club o inoltrando direttamente ai clienti informazioni relative agli eventi organizzati dal club;
  3. fornire informazioni ai potenziali clienti che contattavano l’utenza in uso al club sulle modalità di accesso e di fruizione delle prestazioni sessuali e del relativo costo;
  4. riscuotere dai clienti che accedevano al locale la somma di euro 80,00 comprensiva anche del costo della prestazione sessuale; 
  5. nel curare la gestione della cassa anche provvedendo alla ripartizione degli utili dell’attività fra gli altri concorrenti ed al pagamento delle ragazze per le prestazioni sessuali consumate dai clienti;
  6. prelevare le ragazze presso la Stazione ferroviaria di Parma e di accompagnarle presso il locale, dove veniva loro garantito vitto ed alloggio per il tempo occorrente allo svolgimento della loro attività.

agli altri tre correi (due italiani ed un brasiliano), destinatari della misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria, viene contestato di collaborare nella gestione della casa di prostituzione, occupandosi dell’accoglienza e della gestione della clientela, adoperandosi, nel contempo, per la buona riuscita dei vari eventi organizzati e sponsorizzati dal locale. 

In alcuni casi, è stato riscontrato che alcune persone avrebbero accompagnato le proprie consorti, ovvero compagne/fidanzate, per svolgere attività di prostituzione, previo pagamento da parte della clientela. 

Da evidenziare come la presente vicenda si inserisca in un fenomeno non circoscritto, che vede l’utilizzazione di locali –ufficialmente destinati ad attività lecite (quali centri massaggi, centri benessere, locali da ballo)- per attività di meretricio, mediante una vera e propria trasformazione dei locali stessi in case di prostituzione, con lo sfruttamento delle attività di giovani donne, prevalentemente straniere (ma non solo, visto che tra le vittime della presente indagine vi sono alcune donne italiane) e, quel che appare ulteriormente degno di menzione, con l’avallo/incoraggiamento di uomini legati alle donne da rapporti affettivi e talvolta anche di coniugio.

Si tratta dunque di un settore nel quale da tempo la Procura di Parma è particolarmente impegnata nel tentativo di arginare forme di devianza nelle quali, ancora una volta, le donne ricoprono il ruolo di vittime.

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