“Io c’ero: Vignali è inadatto politicamente a governare la città”- Intervista a Giampaolo Lavagetto

Al netto delle condanne e del discusso debito il mio No a Vignali è politico

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Nel giorno del suo compleanno Giampaolo Lavagetto ex candidato sindaco con la lista Per Parma 2032, si toglie qualche sassolino dalle scarpe del passato e spiega perché non ritiene Pietro Vignali adatto a fare il sindaco della nostra città.

 

Lavagetto è l’autore dell’unico gesto politico di questa strana campagna elettorale quando a un dibattito al Liceo Romagnosi chiese di alzare la mano a chi fosse contro l’aeroporto cargo dando così l’opportunità a ognuno di esprimere un’opinione, una posizione politica, un pensiero articolato su una spinosa questione che ha monopolizzato l’intera campagna elettorale. La risposta corale con mano alzata di tutti i candidati è stata forse un po’ meno politica e un po’ più da campagna elettorale.

 

Io c’ero negli anni di Vignali sindaco. Pur esprimendo tutte le mie perplessità per quella candidatura, per la stima che avevo in Elvio Ubaldi non potei negargli la mia disponibilità quando mi chiese comunque di condividere quella scelta.

Sono stato assessore in quella amministrazione Vignali, dalla quale me ne andai dopo meno di due anni e ho ben chiaro come andarono le cose” dice Lavagetto, ex Forza Italia in giunta una volta con Elvio Ubaldi e una con Pietro Vignali.

 

Quando Ubaldi passa il testimone a Vignali nel 2007 erano previste grandi opere con grandi investimenti in città, per esempio la famigerata metropolitana già finanziata o il termovalorizzatore che la crisi economica mondiale e la conseguente legge di stabilità dell’anno successivo misero a rischio.

Se, come disse Vignali all’epoca, bisognava ridurre gli investimenti, come fece per la metropolitana, per la crisi che stava investendo il paese, perché in un’intervista successiva nel 2011, all’atto delle sue dimissioni, egli dichiarò che “La mia Giunta investiva ogni anno 100 milioni di euro per lo sviluppo della città, contro i 10 delle altre amministrazioni” ammettendo, così, che non si era accorto che l’allora crisi economica non era finita?

 

Io non contesto le sue condanne che da vero garantista credo siano vicende legalmente concluse con conseguente riabilitazione, né l’entità del debito che compare e scompare a seconda dell’interlocutore, pur restando la sua dichiarazione del 2011, ma all’inadeguatezza sia politica che soprattutto di leadership in anni difficili come la storia dimostra. Per questo non darei mai in mano a Pietro Vignali la Parma di oggi.

 

A ottobre la crisi del gas russo porterà gravi conseguenze economiche e sociali a tutti i livelli e Parma non può permettersi di avere un’amministrazione incapace di prevedere e gestire i problemi della città con soluzioni politiche come è successo, invece, negli anni di Vignali. 

Un sindaco senza leadership forte e ferma rischia di essere politicamente mal consigliato da altre figure politiche le quali lo possono portarlo a rompere il patto elettorale con la città. Poco dopo le elezioni, vinte sotto il simbolo della lista Per Parma con Ubaldi, Vignali, con una traumatica scissione, costituì il suo movimento Parma Civica appiattendo la coalizione di governo sotto la pesante influenza politica dell’allora PDL. Una scelta che portò ad un forte depotenziamento dell’azione di Ubaldi in consiglio comunale, sostituito nel ruolo di referente politico ascoltato dal Sindaco dall’allora Consigliere regionale del PDL Villani.

Da allora, la coalizione di governo della città diventò politicamente e palesemente schierata con un certo centro destra, tradendo il mandato elettorale della lista civica unitaria, una virata totale rispetto alla continuità con Ubaldi proposta agli elettori.

Un tradimento elettorale che, in merito al bilancio consuntivo del 2010, portò Elvio Ubaldi in seduta di Consiglio Comunale a sostenere che “Questo bilancio è un imbroglio”.

Per questi motivi la mia esperienza nella Giunta Vignali fu caratterizzata da ripetute dimissioni dai diversi incarichi, fino alle definitive dell’aprile del 2009. Scelte che segnarono il mio intero percorso politico, ma questa è un’altra storia nella storia e vorrei tenere separate le vicende personali con quelle pubbliche e politiche, del resto su quella mia esperienza è uscito nel 2012 un libro dall’ emblematico titolo ‘Fuoco Amico’ che nessuno ha mai contestato” aggiunge Giampaolo Lavagetto.

“Ma arriviamo poi alla fine del mandato Vignali. Si racconta che il sindaco fu costretto alle dimissioni per la pressione delle inchieste che lo coinvolgevano. Sicuramente la tensione era alta, ma nel momento di maggior debolezza Pietro fu sfiduciato dalla sua stessa maggioranza e dai suoi riferenti politici, anche in modo francamente molto duro. Ricordo che mentre Vignali era chiuso a palazzo per capire come gestire le sfiducie arrivategli dalla maggioranza, soprattutto quella del PDL, di contro venivano pubblicate le foto di Villani e Buzzi  tranquilli al Bar in piazza nel ribadire che per loro la decisone di fine esperienza era ormai presa.

 

Ecco, quindi, che questa miracolosa ricomposizione degli stessi soggetti attorno alla ri-candidatura di Pietro Vignali, sommato alle debolezze palesate nel passato, mi convincono ancora di più che non sarebbe quella la scelta più adatta ad affrontare le sfide future della nostra città.

Non posso pensare che oggi si possa anche minimamente correre il rischio di tornare a quella esperienza politica, per me assolutamente negativa per la città.

”Un ‘signori mi sono sbagliato’ ammettendo i tanti errori politici, le scelte errate, i consiglieri sbagliati, non avrebbe cancellato quanto avvenuto, ma avrebbe dato maggiore credibilità politica rispetto al passato.

Invece, sento ricostruzioni di quella esperienza che quasi mi portano a farmi riflettere se  io l’abbia vissuta in un universo parallelo.

In realtà, quella storia io l’ho vissuta e non voglio che la mia città corra il rischio di riviverla nuovamente” conclude Lavagetto.

Il tutto è riassunto in un video ironico di autore sconosciuto

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