L’incontro è organizzato dalla scuola per promuovere i valori di formazione e di educazione attraverso lo sport.

Questa mattina, all’istituto La Salle, è un giorno speciale, perché Gigi Buffon si concede alle domande dei ragazzi e delle ragazze delle classi medie.

C’è grande compostezza, tutti seduti in silenzio per sentire le parole del campione crociato, campione dentro e fuori dal campo.

Un bellissimo momento, con Ermes sempre al suo fianco, e una foto di loro due che si abbracciano e sorridono, che fa da sfondo.

Le parole scorrono, le domande anche, si parla di tutto.

Le curiosità sono tantissime. Ma Gigi premette subito: “Quando avevo la vostra età, sognavo di diventare un calciatore, sognavo di giocare a San Siro, perché nella mia testa c’era questo riferimento per il calcio. Sognavo di diventare un’icona, un idolo per i tifosi, quello sì. Però la percezione di ciò che potevo diventare non l’ho mai avuta. So che avevo una grandissima passione, so che avevo un grandissimo entusiasmo. Devo dire che la prima persona che mi ha fatto pensare che avrei potuto diventare un calciatore professionista è stato proprio Ermes. Una volta, quando sono arrivato a Parma per fare gli allenamenti, spesso venivano delle persone a vederci e lui quando si fermava a parlare gli diceva, guardate che quel ragazzo là è fortissimo, quel ragazzo là giocherà in Nazionale fra pochi anni, giocherà in Serie A. Ogni tanto sentivo questi messaggi che potevano o disturbare un ragazzo perché ti stacchi da terra e diventi presuntuoso e non riesci più ad arrivare a certi traguardi, oppure ti danno quella convinzione e quella forza per continuare a lavorare bene e a perseguire quella strada, dove anche lui, che era più esperto, vedeva potessi arrivare. E anche queste sue esternazioni erano un qualcosa che mi dava forza e mi confortava. Quindi vi dico di continuare a sognare“.

E’ la voglia di raccontarsi che rende questo incontro ancora più speciale. Ma si scherza anche, i sorrisi non mancano. E fra una foto l’altra, il portiere crociato continua: “Io sono pazzo, ma Ermes è un pazzo alla seconda. La mia forza speciale? Ho sempre sentito il bisogno di dialogare, di condividere con gli altri, e questa voglia di condividere ha fatto sì che nello sport spingessi sempre il cuore oltre l’ostacolo. In ogni sfida, in ogni gara, in ogni match, ho sempre giocato per far felici i miei tifosi e per non deludere i miei compagni. Questo è il motivo per cui giocavo e continuo a giocare“.

A metà mattina, gli alunni e le alunne delle classi medie, lasciano il posto a quelli delle scuole elementari.

Tantissimi, con cartelli di incitamento per il Parma e per Gigi, con le sciarpe crociate e poi molto gialloblù in tutta la scuola.

Oltre alle immagini e alle foto di Buffon appese nei corridoi dell’istituto.

Qui è casa sua. E Gigi lo sa bene: “Parma è sempre stata speciale, è sempre stato come un rifugio . I dieci anni che ho fatto da ragazzo, sono gli anni più importanti per la formazione di un ragazzo. Avevo tutte le amicizie qua, i rapporticon i quali sono cresciuto erano a Parma. La paura di tornare non c’è mai stata, la sensazione di quando tornavo qui, anche da avversario, tornavo in un posto dove sentivo la stima, l’affetto, che la gente provava per me. E tutto questo coinvolgimento sentimentale non mi ha fatto pensare a quali differenze ci sono con una città più grande. Sono tornato per tanti motivi e tutti ne valevano la pena. Sono veramente felicedella scelta che ho fatto di tornare a Parma e sono convinto che il prossimo anno riusciremo a trovare la strada giusta dove far tornare il Parma dove merita“.