Parma, il diario degli orrori di una stagione da non ripetere

Cosa c'è da buttare, e cosa, da salvare? Dagli errori si deve imparare, anche per non ripeterli. Ma da dove si riparte, e da chi, e come?Parola d'ordine, umiltà. Nessuna spavalderia

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Diciamolo pure, quella che sta andando in archivio è stata una stagione horror per il Parma.

Cosa c’è da buttare, e cosa, da salvare? Dagli errori si deve imparare, anche per non ripeterli. Ma da dove si riparte, e da chi, e come?

Parola d’ordine, umiltà. Nessuna spavalderia, che quest’anno non ha aiutato.

Parma è la piazza dei miracoli, si sa. Da Wembely a Spezia sono state più le gioie che le delusioni, più la gloria che il fango. Ma la tifoseria è dignitosa, orgogliosa. Chiede esige e merita rispetto.

Non più spavalderia, non più dichiarazioni di garanzia. Non spocchia, ma calma.

L’allenatore, poi. Maresca incarnava il sogno americano: giovane, abituato a lavorare con giovani promesse, ma inesperto. Un errore da non ripetere. Perchè avere fretta di lanciare Iachini dalla finestra? Ha dato gioco e coraggio a un gruppo svuotato. Ha recuperato pecorelle smarrite (Man, ad esempio). Se fosse arrivato subito, forse, considerati gli inciampi in cui in B tutti cadono, parleremmo di esiti diversi.

Calma, nel dargli un calcione. Soprattutto se non per un tecnico che sia una garanzia. E chi lo potrebbe essere?

Già, la spocchia dicevamo. Quello che Ribalta ha fatto nella sua carriera lo sappiamo, tanto lavoro di scouting, talenti scoperti, in Russia ha vinto tutto. Non può essere diventato un incompetente appena atterrato a Parma. Forse deve metterci del suo per farsi capire dalla piazza. Per non parere avulso da uno stadio che vuole tanto amare.

E Krause, non costruisci un’impero se sei un incapace. Ha passione e soldi da vendere, deve solo trovare la quadratura, ha finito le cartucce da sparare a vuoto.

Il mercato non potrà più creare un’accozzaglia di ex giocatori, talenti mezzi espressi, giovanissimi costretti a caricarsi sulle spalle doveri più grandi di loro. Servirà una punta di peso, che garantisca quantità, qualità, continuità. Una punta di categoria, insomma. Coda o Torregrossa, per fare un nome.

Ben vengano le scommesse, ma serve qualcuno che di cognome faccia garanzia. Pure di non farsi male, vedasi Schiattarella, praticamente mai a disposizione. Come Costa e Cassata. E tanti altri.

E Inglese? È l’emblema dei giocatori ereditati dalla società del passato. Stipendi altissimi, atleti spompati da se stessi o dal passato. Costringono a ragionare su budget e investimenti, ma non servono alla causa salvo un miracolo li recuperi.

Il loro costo, costringe magari ad acquistare all’ estero. Perché il “Beneck di turno” costa un terzo del “Lucca di turno”, tra spese ed accessorie e varie.

E i senatori? Buffon difficilmente si discute,
Vazquez se ha voglia e motivazione perché non tenerlo?

L’importante è rimanere umili. Non fare
proclami, non considerarsi la squadra da battere. Non essere quella che gioca sempre prima o dopo perché le tv vogliono farti vedere, ma essere quella che vince e lotta. Operaia.

Perché Wembley e “come nessuno mAi” si possono anche ripetere. Ma con quella stessa anima, pura, operaia. Rispettosa, orgogliosa, dignitosa.

Che deve animare ogni scelta.

 

 

 

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