Parma, tutti i perchè di una debacle non annunciata. Ma Krause non c’entra

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Nessuno avrebbe mai pensato che la stagione ducale potesse essere così disastrosa. Ma che colpa ne ha Krause? Poche.

Le tv a pagamento prevedevano la gara alla domenica, quella nell’orario di punta d’interesse del pubblico di B, gli avversari vedevano i ducali come la squadra da battere, i tifosi si aspettavano una galoppata trionfale.

Poi, qualcosa è andato storto.

Cosa? Mille cose.

Innanzitutto, il peso di anni difficili, la paura rimasta nel dna di una squadra troppe volte rimontata in passato. E non basta con un colpo di spugna cacciare tutti i vecchi giocatori per risorgere.

Poi, l’ambientamento. Tanti giocatori stranieri. I tifosi sparano nomi di italiani che avrebbero preferito. Ma quanto costa un giovane italiano, rispetto a un coetaneo dall’estero? Almeno 3-4 volte tanto, a volte anche 10. Oltre al costo del cartellino.

Magari gli serve meno tempo per emergere, ma chi dice che i vari Beneck, Bernabè non avranno un ricco mercato?

E ancora, Javier Ribalta. Magari tra qualche anno i suoi acquisti saranno campioni, ma Parma ha fretta di risultati. E’ straniero, è vero, e arriva dalla Russia. Ma è un manager molto quotato, con ampia esperienza in Italia. Può aver sbagliato qualcosa, anche molte cose, ma accusare Krause di non aver capito nulla perchè ha scelto lui… Molti buchi nell’acqua arrivano dalla gestione Carli, molti debiti (vedasi Inglese…Grassi…Sepe…) dalla gestione Faggiano.

Ogni scelta aveva dei perchè, delle motivazioni, delle esigenze, anche queste li hanno.

E ancora, lo scollamento con la città. Su questo probabilmente davvero c’è stato un errore di fondo, un marketing manager internazionale ma che non sa valorizzare il rapporto con la città. Che non sarà far amare la squadra dai tifosi. Che non fa più sentire la squadra patrimonio della città.

Una campagna abbonamenti a prezzi assurdi, poca coesione. Un esempio sciocco, anzi due. La morte di Michelotti, un parmigiano di sport, nemmeno salutata con un minuti di silenzio. Tino Asprilla a Parma nemmeno celebrato.

Ci vorrebbe un uomo di Parma o che la conosca bene, un Alessandro, che sia Melli o Lucarelli, a fare da collante con la città. O un altro, ma che viva conosca respiri e anticipi le esigenze di un loggione civile ma dignitoso ed esigente.

E poi ci vuole pazienza. Che il bozzolo diventi farfalla. Tutte le società diventate americane ci hanno messo tempo a crescere, ma ora raccolgono. Vedasi la Fiorentina…

Ci vuole tempo. Ma non ha senso dare la colpa a Krause. Che ha scelto che il suo giochino sia il Parma Calcio. Che il suo investimento a lungo raggio sia il Tardini rimodernato. Che il Parma potesse avere un futuro.

Perchè senza di lui non sta scritto nel cielo della Cittadella che le cose andrebbero meglio. Senza di lui non è detto ci sarebbe un futuro.

Per le contestazioni c’è lo stadio, è un diritto di chi paga il biglietto, e ci sono i social, la voce di ogni idiota, disse Umberto Eco. Ma finita la rabbia qualcuno ragioni. Cosa farebbe, chi vorrebbe se fosse al posto di Krause? Chi potrebbe risolvere la situazione?

Il tempo, che metterà al suo posto le caselle, i giocatori, le competenze. Almeno ne abbiamo.

 

 

 

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