Storia dell’aspirapolvere: dai coniugi Bissell a sir James Dyson

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Forse non tutti sanno che l’invenzione dell’aspirapolvere risale addirittura alla seconda metà dell’ottocento, a opera di un inventore di Chicago. In realtà non è dato conoscere con certezza l’origine precisa di quello che, al giorno d’oggi, è diventato uno degli elettrodomestici più importanti dopo il frigorifero e la lavatrice; secondo diverse fonti, infatti, i primi a brevettare l’aspirapolvere furono i coniugi Melville e Anna Bissell nel 1876, ma anche questa informazione sembra essere dubbia.

Più che un aspirapolvere vero e proprio, infatti, l’apparecchio Bissell era una spazzatrice per tappeti. Questa era costituita da una scatola contenente rulli e spazzole collegati da ingranaggi e cinghie; la scatola era collegata a sua volta a un lungo manico, che permetteva di spingerla senza essere costretti a chinarsi. Il movimento a spinta azionava così i rulli e le spazzole, che ruotando spazzavano i tappeti sollevando la polvere spingendola verso un apposito contenitore.

Il portinaio-inventore e la fortuna di Hoover

Il primo aspirapolvere elettrico venne invece brevettato nel 1908 da un portinaio con il pallino delle invenzioni, James Murray Spangler, il quale lo costruì mettendo insieme un ventilatore, una scatola, un cuscino e una spazzola rotante. Spangler vendette poi il brevetto alla società fondata dal cugino William F. Hoover, che a sua volta costruì la sua colossale fortuna proprio su questo elettrodomestico; ancora oggi infatti, sia negli USA sia in Inghilterra, il marchio Hoover è usato come sinonimo per l’aspirapolvere.

Per quasi tutta la prima metà del novecento, però, questo elettrodomestico rimase un bene di lusso posseduto soltanto dalle famiglie più abbienti; fu soltanto a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale che l’aspirapolvere cominciò a diffondersi in maniera sempre più capillare e presso tutte le classi sociali.

Il Folletto che conquistò l’Europa

Mentre la ditta Hoover acquistava una fama sempre maggiore in USA e in Inghilterra, nel 1930, in Germania, la ditta Vorwerk avviò la produzione del suo primo modello di aspirapolvere, che venne battezzato Kobold. L’apparecchio non ebbe un notevole successo, almeno non fino a quando la ditta Vorwerk non si decise a cambiare il sistema di vendita passando a quello porta a porta, che ancora oggi la caratterizza.

Nel 1938 l’aspirapolvere Kobold oltrepassò le frontiere nazionali e sbarcò in Italia, dove venne commercializzato con il nome Folletto (leggere qui), e nonostante il nostro Paese sia rimasto il principale mercato estero dell’azienda Vorwerk, i suoi aspirapolvere non hanno impiegato molto a diffondersi anche nel resto dell’Europa.

La rivoluzione ciclonica

Le ditte Bissell, Hoover e Vorwerk hanno dominato il mercato degli aspirapolvere a livello globale per decenni, fino a quando nel 1983 l’inventore britannico James Dyson, dopo cinque anni di studi e oltre cinquemila prototipi preliminari, mette finalmente a punto il Dual Cyclone, primo aspirapolvere al mondo a essere privo di sacco e a introdurre una rivoluzionaria tecnologia in grado di generare forze centrifughe centomila volte superiori a quella di gravità.

Subito dopo Dyson presenta la versione definitiva del Dual Cyclone, che viene battezzata appunto G-Force, ma dal momento che l’aspirapolvere ciclonica rappresenta una seria minaccia per il mercato dei sacchetti raccogli-polvere usa e getta, le principali multinazionali del settore osteggiano Dyson rifiutandosi di investire nella sua invenzione.

La storia cambia definitivamente nel 1985, quando un’azienda giapponese decide di dare fiducia a Dyson e accetta di importare il G-Force, che viene lanciato sul mercato interno e venduto a più di duemila dollari per ogni unità, così oltre a costituire un elettrodomestico all’avanguardia diventa anche una vera e propria icona sociale.

L’alba dei robot

Se gli aspirapolvere ciclonici di sir James Dyson sono stati percepiti come un passo in avanti nella tecnologia, il vero salto è avvenuto grazie all’applicazione della robotica; quest’ultima ha permesso di trasformare radicalmente l’aspirapolvere in un dispositivo completamente nuovo infatti, dotato di caratteristiche intelligenti e capace di operare in maniera del tutto autonoma.

La prima a essersi distinta in questo campo è stata la ditta americana iRobot con il famoso Roomba; il più iconico dei robot aspirapolvere è giunto ormai alla settima generazione ed è stato migliorato al punto tale da essere in grado di mappare l’intera area della casa, evitare gli ostacoli e i dislivelli, tracciare autonomamente il percorso ottimale in modo da coprire tutte le superfici nel minor tempo possibile, rispondere ai comandi vocali, essere gestito da remoto mediante lo smartphone o il tablet e perfino svuotare da solo il contenitore delle polveri, al fine di garantire la massima autonomia.

L’aspirapolvere del futuro, quindi, sarà sempre più sofisticato e meno dipendente dall’intervento umano. Sulla scia del successo dei Roomba, inoltre, anche altre aziende hanno intrapreso lo stesso cammino lanciando i propri modelli di aspirapolvere robot, inclusa la ditta inglese Dyson che ne ha prodotto una variante con la tecnologia di aspirazione ciclonica.

 

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