Parma, ecco Maresca. Completo chiaro, arriva a piedi, con Kyle e Oliver Krause, con Ribalta.
È il tecnico della frattura col passato. Forse inatteso, perché Ribalta facendo intendere il tecnico potesse essere straniero ha confuso le acque.
E’ un innovatore, un figlio di Pellegrini e Guardiola. Ama il calcio posizionale, quello moderno e bello, non quello dei numeri e dei ruoli.
Ex centrocampista, intelligente, di quelli che hanno scritto nella palla di vetro che alleneranno, visione di gioco, secondo la società incarna quel giovane vincente e innovatore di cui si andava a caccia.
Gli obiettivi? Tornare in A. Subito. Intanto valorizzare i giovani, farne crescere altri, creare un gruppo di che nasce in B ma possa fare la A.
Senza fretta né necessità di vendere, sfoltendo ad hoc. Lui arriva dall’ Inghilterra, allenava l’Under 23 del City. Scommessa? Forse ma ne calcio conta solo saper vincere. Come nella vita, come negli scacchi che ama “ma i giocatori non sono pedine, il gioco deve essere fluido”.
Accostato al Parma da giocatore “era destino arrivassi da allenatore. Questa è una grande piazza, va riportata dove merita”.
Krause:
“A livello di club abbiamo a lungo cercato le caratteristiche del profilo che intendevamo avere e abbiamo trovato chi rispetta questi requisiti, la persona che abbiamo selezionato era molto richiesta per le sue capacità. Con grandissimo orgoglio vi presento il nostro mister, Enzo Maresca”.
Ecco le parole del nuovo tecnico crociato:
“Con qualche giocatore nuovo che arriva solo se è contento di arrivare, modificando quella che è la rosa credo che ci possano essere gli ingredienti per tornare ad avere entusiasmo. Proveremo in ogni gara a dire la nostra. Non ho avuto modo di parlare ora con qualcuno, conosco qualcuno dagli anni precedenti, è importante iniziare un nuovo processo sia a livello di squadra che di singoli. Abbiamo parlato di diversi argomenti, per i profili di cui abbiamo bisogno scouting e direttore faranno di tutto per assicurare i giocatori adatti all’allenatore. Non esistono campionati facili, non ho mai sentito dire un allenatore che un campionato non è difficile, per me sono tutti belli e difficili. Ci sono diverse componenti che bisogna avere per fare sì che funzioni una squadra: puoi avere buoni difensori, ma senza attaccanti fai poco, ci vuole equilibrio nella rosa. Parma deve diventare un posto dove la gente deve avere voglia di venire, non possiamo fare noi dei favori: uno deve venire qui perché sente che questo è un grande club: ci deve essere l’arroganza giusta, per così dire, di far venire chi ha voglia di essere uno di noi, per darci una mano a riportare questa squadra dove merita”
“Ho fatto tre anni in Inghilterra, due da assistente di Pellegrini e uno in Under 23 dove ho potuto lavorare comunque con la prima squadra quotidianamente, ho avuto modo di conoscere una cultura del calcio diversa. Credo sia giusto parlare del Parma e non di altri club, Parma può rappresentare una sfida difficile ma la nostra professione è fatta di sfide belle, che ti danno passione. Sono stato così anche da calciatore, per me non c’era un motivo per non accettare una sfida intrigante per una società gloriosa. Una squadra che prova a giocare ha più chance di vincere le gare, è un pensiero mio, nella mia idea c’è un pensiero propositivo più che conservativo. Lo staff è praticamente già fatto, c’è un processo che riguarda ancora qualche pedina, voglio portare qua gente che mi dia una mano a fare le cose come vanno fatte, per avere risultati”.