Non fa il tampone anti-Covid: licenziato orchestrale della Toscanini

Il professore, in servizio da 38 anni, soffre di epistassi

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Licenziato dopo 38 anni di onorato servizio  per essersi rifiutato –per problemi di salute– di effettuare una serie di tamponi anti-Covid.

È successo ad un professore d’orchestra della Toscanini di Parma lasciato a casa il 19 aprile scorso. A denunciarlo il sindacato di categoria dello spettacolo FISTel di Cisl che ora supporterà il lavoratore nella causa già annunciata contro l’orchestra.

Tutto è iniziato quando, in occasione della registrazione dell’opera “Pelleas Et Melisande” i vertici della Toscanini hanno emanato una direttiva, per i sindacati senza coinvolgere il comitato interno anti-Covid, che imponenva agli strumentisti di sottoporsi ad un tampone nasofaringeo 48 ore prima della registrazione e poi ripeterlo ogni 72 ore. Il musicista licenziato, rappresentante sindacale, aveva obiettato di soffrire di epistassi e di avere quindi oggettive difficoltà a sottoporsi a tamponi così frequenti.

Inoltre, suonando uno strumento a fiato temeva che eventuali danni all’apparato laringofaringeo avrebbero potuto pregiudicare la sua prestazione artistica. Pertanto si era reso disponibile ad effettuare altri screening, come il test salivare o sierologico, proposta rifiutata dalla direzione dell’orchestra che lo ha “dispensato dal servizio” riservandosi le modalità di retribuzione.

Il giorno della registrazione, il lavoratore, dopo aver partecipato a tutte le prove e in assenza di un divieto esplicito, si è presentato al teatro Regio di Parma, dove dopo aver provato la temperatura ed essere entrato, ha preso posto tra gli orchestrali. Qui però è stato invitato ad andarsene da un responsabile. Ne è nata una discussione e alla fine il concertista ha ceduto ed è andato casa.

A distanza di qualche giorno ha ricevuto una lettera di contestazione disciplinare, è stato convocato per spiegare le sue ragioni e poi licenziato con provvedimento a firma del Sovrintendente Alberto Triola.

I sindacati uniti hanno cercato quest’ultimo per fargli cambiare idea, incontrandolo però solo il 30 aprile. Il sovrintendente ha chiesto un po’ di tempo e oggi ha sentito di nuovo le parti sociali comunicando la sua decisione: il professore non sarà riammesso.

“È avvilente vedere una istituzione pubblica come la Fondazione Toscanini, finanziata prevalentemente da Regione e Comune, comportarsi come il peggiore dei ‘padroni’”, commenta il sindacato. “Speravamo che il buon senso prevalesse, in realtà arroganza e supponenza hanno preso il sopravvento“, aggiungono.

E ancora: “La nostra impressione è che la superficialità con la quale si è affrontata questa situazione dipenda anche dall’impunità di chi, operando in contesti produttivi di emanazione pubblica, pensa di godere”.

“Il professore ora si rivolgerà ad un giudice per veder riconosciuto il suo diritto al lavoro e per cancellare questo sopruso. Noi però preannunciamo sin d’ora che se la vicenda si concluderà, come pensiamo, con la reintegra del lavoratore ed il pagamento degli arretrati, chiederemo a gran voce le dimissioni del Sovrintendente Alberto Triola, responsabile di quanto accaduto”. Inoltre “denunceremo alla Corte dei Conti i componenti del Consiglio di Amministrazione per il danno economico procurato alla Fondazione”.

 

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