Aemilia, sentenza d’Appello: pene ridotte e condanne per quasi 700 anni

La Corte d’Appello di Bologna ha inflitto un totale di quasi 700 anni di reclusione ai 118 imputati del maxiprocesso ‘Aemilia’ contro la ‘ndrangheta in Emilia-Romagna, celebrato nell’aula bunker del carcere di Dozza. La procura generale aveva chiesto pene per circa mille anni. Condannato a un anno anche Vincenzo Iaquinta

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La Corte d’Appello di Bologna ha inflitto un totale di quasi 700 anni di reclusione ai 118 imputati del maxiprocesso ‘Aemilia’ contro la ‘ndrangheta in Emilia-Romagna, celebrato nell’aula bunker del carcere di Dozza. La procura generale aveva chiesto pene per circa mille anni.

I condannati sono stati 91, mentre ci sono state 27 tra assoluzioni, proscioglimenti e prescrizioni. Per la stragrande maggioranza degli imputati è stata confermata l’accusa di associazione mafiosa, ma non sono mancati comunque sconti di pena significativi: ad esempio Michele Bolognino, che in primo grado era stato condannato a 28 anni, in appello è passato a 21 anni e tre mesi, mentre Gaetano Blasco si è visto comminare una pena di 22 anni e 11 mesi contro i 25 anni e sei mesi chiesti dall’accusa.

I giudici hanno quindi confermato la presenza di una potente cosca della ‘ndrangheta in Emilia Romagna: tra i condannati per associazione mafiosa c’è Giuseppe Iaquinta (13 anni di reclusione), padre del calciatore Vincenzo, campione del mondo nel 2006, che ha ottenuto a sua volta uno sconto di pena (da 2 a 1 anno) e la condizionale: il calciatore è stato condannato per possesso di armi. Nove anni sono stati inflitti all’imprenditore modenese Augusto Bianchini, accusato di essersi rivolto ai boss per la gestione dei cantieri post terremoto del 2012. Condannati con pene ridotte anche altri imprenditori come Omar Costi (9 anni e 8 mesi), Mirco Salsi (3 anni) e Silvano Vecchi (2 anni). Assolto invece Gino Gibertini. Duro colpo per la famiglia Vertinelli, imprenditori prima estorti dalla ‘ndrangheta poi diventati essi stessi criminali: 17 anni e 4 mesi a Palmo, 16 anni e 4 mesi al fratello Giuseppe, 4 anni a testa ai 3 figli. Importanti condanne anche per la famiglia dei Muto: 12 anni a Luigi, 10 anni e 8 mesi ad Antonio, 11 anni e 4 mesi a un omonimo più giovane, 8 anni e 6 mesi a un altro Antonio. Pena inasprita (da 5 anni a 9) per il collaboratore di giustizia Salvatore Muto.

Dovrà restare 13 anni in carcere Pasquale Brescia, imprenditore che nel 2016 spedì una lettera minatoria al sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi. Le sentenze emesse ieri, delle quali abbiamo riportato solo qualche esempio, confermano la linea della Procura Generale, rappresentata in aula da Lucia Musti, Luciana Cicerchia, Valter Giovannini e da Beatrice Ronchi. Ai legali dei 93 condannati resta ora la strada della Cassazione.

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