Stalking – Dopo i domiciliari, imposto al soggetto il braccialetto elettronico

E’ la prima volta che nel territorio della provincia di Parma viene applicato un simile strumento di controllo “a distanza” di un soggetto che si è reso responsabile di atti persecutori nei confronti di una donna

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Nei giorni scorsi Ufficiali ed Agenti di Polizia Giudiziaria della Divisione Anticrimine della Questura di Parma – all’esito di attività investigativa posta in essere dalla Squadra Mobile coordinata dalla Procura della Repubblica di Parma – hanno provveduto ad applicare un braccialetto elettronico a carico di un soggetto che si trovava in regime di arresti domiciliari poiché resosi responsabile di stalking nei confronti di una donna che aveva deciso di denunciarlo alla Polizia; dopo alcuni mesi di espiazione della misura cautelare l’uomo,  con istanza presentata dal suo difensore, ha chiesto la revoca della misura e la sostituzione con una misura meno afflittiva, quale quella del divieto di avvicinamento alla persona offesa.

Il giudice del Tribunale di Parma, in considerazione del parere del Pubblico Ministero – contrario alla revoca, ma favorevole alla sostituzione della misura – ha revocato la misura cautelare degli arresti domiciliari in atto ed ha applicato al reo, in sostituzione, la misura del divieto di avvicinamento alla persona offesa, imponendogli di mantenere una distanza minima di 500 metri dalla stessa e dalle persone legate a lei da relazione affettiva, oltre al divieto di contattarla con qualsiasi mezzo, disponendo altresì l’applicazione del cd. braccialetto elettronico strumento che consente di intervenire tempestivamente in caso di trasgressione alle prescrizioni imposte.

E’ la prima volta che nel territorio della provincia di Parma viene applicato un simile strumento di controllo “a distanza” di un soggetto che si è reso responsabile di atti persecutori nei confronti di una donna.

Tale strumento, introdotto dal cd. “Decreto sicurezza” D.L.n.113/2013, è poi stato ribadito nel cd. ”Codice Rosso” (L. n.19 del luglio 2019), un pacchetto normativo molto importante in tema di contrasto alla violenza di genere che, oltre a velocizzare l’instaurazione del procedimento penale nei casi di maltrattamenti in famiglia e atti persecutori, introduce efficaci innovazioni anche sul codice di procedura penale al fine di rendere più efficace e concreta la tutela della vittima.

Il braccialetto elettronico è un dispositivo che riceve ed invia segnali verso un’unità locale di controllo che viene posizionata in un luogo dal quale l’indagato non si deve allontanare, ovvero verso il quale non si deve avvicinare e, in caso di violazione, invia un messaggio di alert alla Sala Operativa della Questura.

Nello specifico il sistema del braccialetto cd. “anti-stalking” invece si sostanzia essenzialmente in un doppio dispositivo, uno dei quali deve essere tenuto anche dalla vittima, nella forma di un GPS che avviserà quest’ultima nel caso di avvicinamento dell’aggressore, contemporaneamente allertando i servizi di controllo, ai quali verranno inviati anche i dati per la geolocalizzazione di vittima ed aggressore.

La tecnologia è venuta quindi in ulteriore sostegno al contrasto di un fenomeno che, come rilevano anche le cronache più recenti, non mostra di attenuarsi, attestandosi ormai da anni sulla triste statistica di un femminicidio ogni tre giorni.

Una statistica che un paese civile –quale l’Italia certamente è- non può più permettersi, nonostante il notevole impegno profuso soprattutto negli ultimi anni dalle forze di Polizia.

Le iniziative della Procura di Parma contro la violenza di genere – Nel caso specifico, si coglie l’occasione per rimarcare le plurime iniziative che, anche a livello locale, sia a Parma che in provincia, la Polizia di Stato ha avviato, attraverso la campagna nazionale “Questo non è amore”; a tal fine si ricorda che sono stati organizzati numerosi gazebo di incontro con i cittadini ai quali si sono sommati convegni e momenti di approfondimento che hanno coinvolto anche le istituzioni locali sul tema.

Iniziative sul territorio che –assicura la locale Questura- verranno riprese non appena sarà cessata l’attuale emergenza sanitaria legata al COVID-19.

In particolare da marzo 2020 la Polizia di Stato ha poi messo in campo un altro importante strumento a tutela delle vittime di violenza di genere. Si tratta di un nuovo accesso all’applicazione YOUPOL, app scaricabile facilmente da chiunque possieda un telefono cellulare, dedicato specificatamente alle violenze domestiche, che possono essere segnalate proprio attraverso questo canale di comunicazione, tramite l’invio di un messaggio, con la possibilità di allegare anche una foto, che viene immediatamente recepito dalla Sala Operativa la quale coordina l’intervento diretto della volante della Polizia sul territorio.

YOUPOL è uno strumento alternativo a quelli tradizionali, oltre al numero di emergenza 1522, soprattutto in considerazione del periodo appena terminato di totale lockdown: la permanenza all’interno delle abitazioni, a volte la coabitazione forzata in contesti familiari dove già sussistono pregresse diatribe e tensioni, può portare ad esacerbare gli animi e all’insorgere di episodi di violenza domestica.

Queste importanti iniziative hanno senz’altro aumentato la fiducia dei cittadini nei confronti delle Forze dell’Ordine, incoraggiando di conseguenza il loro approccio con le stesse, come si evince dal costante aumento delle denunce sporte per il reato di Atti persecutori (stalking), sia in Provincia che in città.

La crescente fiducia della popolazione nelle Forze dell’Ordine ha permesso di fare conoscere un importante strumento di esclusiva competenza del Questore per arginare la diffusione della violenza nei confronti delle donne, evitando altresì alla vittima di “esporsi” in un percorso giudiziale che spesso risulta particolarmente gravoso, in particolare quando l’autore dello stalking è il compagno, l’ex fidanzato o, peggio ancora, il padre dei propri figli.

Si fa riferimento all’ammonimento, uno strumento amministrativo di comprovata efficacia, di esclusiva competenza del Questore quale Autorità Provinciale di Pubblica Sicurezza, che risulta in costante aumento, purtroppo anche in questo territorio.

In conclusione, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica –che, si ricorda, ha costituito un gruppo di magistrati specializzati nel settore dei reati relativi alle c.d. fasce deboli (maltrattamenti, atti persecutori, violenze sessuali, abbandono di minori, circonvenzione di incapaci, revenge porn ed altri reati in cui la persona offesa è una parte debole)- le forze di Polizia tutte sono impegnate, e continueranno ad impegnarsi senza mai abbassare la guardia, nel contrasto ai reati di violenza di genere, anche e soprattutto nella consapevolezza dei dati ancora “sommersi” inerenti questo odioso fenomeno criminale.

Per finire un appello, soprattutto ai giovani, vittime di quella nuova tendenza che è chiamata revenge porn (art. 612 ter c.p.), a custodire gelosamente la propria intimità e la propria riservatezza per non entrare nei meccanismi infernali del ricatto o del/la proprio/a “ex” né di speculatori senza scrupoli che, approfittando della loro debolezza psicologica, usano come arma di ricatto la diffusione in rete di immagini intime o per impedire la fine di un rapporto sentimentale e/o vendicarsi, oppure per speculare economicamente con illecite richieste di denaro.

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