Scritte sui muri della città, la Procura: “Le famiglie educhino alla civiltà”

0

In relazione alle notizie apparse sulla stampa in data 5.10.2020 in merito al fenomeno delle scritte che imbrattano i muri della città, preso atto dello sforzo che il Comune di Parma -attraverso gli interventi del Sindaco, dell’Assessore alla sicurezza e del Comandante della Polizia Locale- sta affrontando, la Procura della Repubblica assicura a sua volta l’impegno teso a fronteggiare tale fenomeno.

Il degrado di una città non si manifesta solo attraverso l’occupazione di zone da parte di spacciatori e consumatori di droga, oppure attraverso i rumorosi e sonori assembramenti (soprattutto nelle zone del centro); tale degrado, infatti, si manifesta anche attraverso l’incivile ed illecito imbrattamento di muri.

Se già sul fronte del contrasto alla vendita di stupefacenti di ogni qualità (dalle c.d. droghe pesanti, alle droghe sintetiche, fino alla c.d. marijuana light, impropriamente chiamata marijuana legale) la Procura di Parma è da tempo impegnata con risultati apprezzabili, analogo impegno vi sarà sul fronte del contrasto agli attacchi al decoro della città, che si manifesta con il continuo imbrattamento, sia di edifici privati che di edifici pubblici.

La matrice di questi imbrattamenti è varia: si va dalle scritte di ispirazione politica (che accompagnano talvolta le varie fasi del contrasto politico) alle scritte di natura privata ai c.d. graffiti.

Qualunque siano l’origine, la motivazione, la finalità di tali iscrizioni, quel che è certo è che esse portano degrado alla città.

Senza voler invadere sfere di competenza di altre amministrazioni pubbliche, ma anzi in rapporto sinergico con le stesse, l’Ufficio di Procura intende assicurare il massimo sforzo affinchè fenomeni siffatti vengano contenuti.

E mentre le altre Istituzioni -il Comune, la scuola, le parrocchie- sono chiamate ad un’opera preventiva, educativa e di convincimento, in ciò affiancando le famiglie, l’Autorità Giudiziaria non può che far leva anche sulla rappresentazione delle conseguenze penali che certi comportamenti possono avere, nella quasi certezza che chi compie gesti del genere lo fa spesso ignorando l’esistenza di sanzioni penali.

Il deturpamento e l’imbrattamento di cose altrui costituisce infatti un reato, punito dall’art. 639 del codice penale con la pena della reclusione da uno a sei mesi o con la multa da 300 a 1000 euro.

Nei casi più gravi (quando il fatto è commesso su cose di interesse artistico o storico: si pensi ad un monumento, una Chiesa, e così via) la pena della reclusione parte da tre mesi ed arriva ad un anno, con l’aggiunta della multa da 1000 a 3000 euro, con ulteriori e più corposi aumenti nei casi di recidiva.

Quel che poi va tenuto presente è la sanzione accessoria che, in caso di condanna, il Giudice può applicare: è previsto infatti l’obbligo di ripristino e di ripulitura dei luoghi imbrattati oppure (se, come spesso avviene, la ripulitura è stata effettuata a spese del Comune) l’obbligo di rimborsare le spese sostenute, oppure ancora il condannato può essere obbligato a prestare attività non retribuita a favore della collettività, secondo tempi e modi che il Giudice fisserà.

Per finire non può mancare il richiamo al senso di responsabilità delle famiglie, sulle quali rischia di gravare la condotta dei giovani figli, soprattutto per ciò che riguarda gli aspetti risarcitori appena ricordati.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here