Coronavirus, la testimonianza – “Il Covid c’è. Abbiate buon senso e responsabilità, per voi, per i vostri cari”

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Katia ha vissuto l’incubo Covid. Katia è una madre giovane, sportiva, sana. A metà settembre è stata ricoverata al Barbieri, Coronavirus.

Solo l’11 Ottobre è stata dimessa. In piena epidemia, la scorsa primavera, Katia aveva già perso per Covid prima il suocero, poi il padre, 70 enne. Morto in quel profondo sud geografico ma forse anche sanitario in cui la sua famiglia ha radici.

Katia in un giorno come tanti, scanditi solo dal suono dei respiratori, ha raccontato sui social la sua vita da ricoverata. Semplicemente per spiegare a chi se ne frega, cosa è il Covid.

Ecco qua.

“Sono uno, centomila, nessuno”
Provare per credere! Il “Covid c’è ”

Per fortuna ci sono gli Angeli di Corsia.

Mi chiamo Katia P. e sono ricoverata all’ospedale Maggiore di Parma.
Non posso che iniziare esprimendo tutta la mia riconoscenza ai medici e a tutto il personale infermieristico e oss del Padiglione Barbieri che lavora in maniera eccellente sia dal punto di vista professionale ma anche dal punto di vista umano, istaurando con i pazienti un rapporto di servizio ma anche di autentica dedizione.

Il mio appello va a tutti voi che leggete invece, al vostro buon senso civico di immensa responsabilità per i giorni a venire e di rispetto per voi stessi e per i vostri cari.
So benissimo che siete tutti stanchi di stare in casa, incominciate ad annoiarvi, lo stress di tante cose a cui non siete più abituati, il bel tempo che non aiuta affatto ma la situazione, credetemi, non è risolta ed ancora per niente rosea. Quando tutto sembra che non possa scalfirti più arriva lui e non lo vedi, neanche te ne accorgi. Bisogna essere bravi, avere ancora tanta pazienza. Vi prego di rispettare tutte le regole, sono fondamentali per cercare di uscire da questa pandemia assurda che mai nessuno poteva immaginare. Dobbiamo imparare a conviverci fino a quando non finirà.

Poche righe per descrivervi i miei lunghi giorni in reparto senza più riuscire a distinguere giorno e notte. Sembrano interminabili a causa di un mostro che tutti ormai conosciamo come Coronavirus.

Camere bianche, vuote, fredde. Accanto a me semplici persone nelle mie stesse tristi condizioni, poi diventati grandi amici ed insieme uniti e pronti a farci coraggio l’uno con l’altro.Ho Visto persone che sono finite in rianimazione e Vi assicuro che non dimenticherò mai la paura nei loro occhi…

Tutto il personale bardato da quelle tute bianche, mascherine, occhiali, guanti, Credetemi sembrano astronauti ed io sembro far parte di un altro pianeta e purtroppo non di certo il mio.Questo non mi piace affatto, avevo paura non lo nascondo, tra le loro tute bianche riuscivo a vedere solo i loro occhi e dopo qualche giorno riuscivo a distinguerli solo dal loro rassicurante timbro di voce, ma con dolcezza e spiccata umanità mi tranquilizzavano che tutto sarebbe andato bene..Questo almeno mi incoraggiava perché avevo capito che oltre ad essere grandi professionisti erano delle persone con un cuore immenso. I miei eroi, coloro i quali mi hanno ridato la forza, la speranza che mi sarei ripresa.

La mattina saluto gli anziani impauriti, vedo nei loro occhi la tristezza di sentirsi soli senza i loro cari e allora io gli sorrido portando conforto e penso a mio suocero e mio papà che ho perso a soli 70 anni per il Covid ed erano soli..

Anche da questa esperienza negativa trovo il lato positivo nel aver conosciuto persone fantastiche tra pazienti,infermieri, Oss e Dottori che ogni giorno mettono a rischio la loro vita per noi…

Agli scettici! Non varcate la soglia del dolore! È dura!!!!!”.

Oggi Katia sta bene, è stata dimessa, affronterà una lunga convalescenza a casa.

Katia è giovane, sportiva.

Katia potremmo essere noi, che non mettiamo la mascherina perchè ci leva il trucco o il respiro, che andiamo in movida, perchè ci manca la socialità. Riflettiamo. Per Katia.

Per i suoi cari, strappati a 70 anni da una famiglia e una vita felici. Potrebbero essere i genitori di tutti noi, contagiati perchè ce ne freghiamo, colpiti più violentemente perchè più fragili.

Il Covid non esiste? Chiedetelo a Katia.

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