Coronavirus – Ecco le nuove regole a Parma: mascherine anche all’aperto, stretta su controlli e orari

Nuove regole sulle mascherine all'aperto, sui tifosi nei palasport e sugli orari dei locali pubblici.Ma ci sarà anche una stretta sui controlli, per i quali scenderà in campo l'esercito.

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Nel Dpcm che il Governo si prepara a varare mercoledì 7 ottobre ci saranno nuove regole sulle mascherine all’aperto, sui tifosi nei palasport e sugli orari dei locali pubblici.

Ma ci sarà anche una stretta sui controlli, per i quali scenderà in campo l’esercito, e sulle multe e sulle sanzioni per chi viene sorpreso a non rispettare le norme. E arriveranno anche le disposizioni sui mini-lockdown territoriali, con i quali si cercherà di arginare l’incremento dei casi di coronavirus.

Il nuovo Dpcm prevederà anche maximulte da 400 a 3000 euro per chi è senza mascherina, mentre i dispositivi di protezione individuale dovranno essere indossati anche all’aperto a Parma e su tutto il territorio nazionale. Le norme che il governo si prepara a varare saranno valide dal giorno successivo, giovedì 8 ottobre, e domani il ministro della Salute Roberto Speranza verrà a illustrarle in parlamento.

Dpcm: maximulte fino a 3000 euro per chi non mette la mascherina

Il Dpcm porterà con sé l’obbligo di mascherina anche all’aperto su tutto il territorio nazionale, da giovedì, che ormai è una certezza anche se si dovrà passare domani per un voto del Parlamento. Molte regioni aspettano che la norma venga inserita nel Dpcm, altrimenti faranno da sole, come hanno annunciato il governatore toscano Eugenio Giani e del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga.

E arriveranno anche le multe da 400 a 3mila euro per chi non la indossa. Le spinte in avanti dei presidenti di Regione, se andranno verso un ragionevole irrigidimento delle misure già in vigore, non verranno però ostacolate dall’esecutivo. Anzi saranno accolte con favore. Si discute, poi, se far entrare nella bozza del Dpcm un limite ai partecipanti di eventi privati. Attualmente il numero è fissato a 200 nei luoghi chiusi e 1000 all’aperto, ma l’orientamento emerso prevede di non toccare il numero. E verranno confermate le misure di sicurezza per i trasporti, dalla capienza dell’80% sui mezzi pubblici alle norme per aerei, treni e navi.

Si registra poca convinzione anche sulle chiusure anticipate di locali e ristoranti alle 22. Nel vertice sarebbe emersa la possibilità di allungare il coprifuoco alle 23, ma è una decisione che incontra resistenze, per l’impatto economico che avrebbe la misura su uno dei settori colpiti più duramente dall’emergenza sanitaria, e il Cts domani sarà chiamato a dare una valutazione. Probabilmente si imporrà il divieto di asporto di alcolici all’esterno dopo le 22.

Verso il ritorno ai divieti più duri

I divieti allo studio riassunti dal quotidiano sono:

  • Il governo sta valutando di tornare allo schema in vigore fino al 19 maggio che concedeva alle Regioni soltanto il potere di emettere ordinanze più restrittive rispetto a quelle nazionali
  • Rimane il divieto di assembramento, una circolare del Viminale invita i prefetti a intensificare i controlli soprattutto nelle zone maggiormente frequentate dai giovani
  • Rimane il divieto di ballare e si sta valutando la possibilità di anticipare l’orario di chiusura dei locali notturni, ma anche di bar e ristoranti. La questione sarà affrontata con i governatori
  • Sarà previsto un numero massimo di 200 persone per le feste private dopo le cerimonie come matrimoni e battesimi. Il governo pensa di limitare anche il numero di chi partecipa a feste private

Le nuove regole su mascherine e orari e i mini-lockdown

La forza crescente del virus ha spinto il Viminale ad autorizzare i prefetti a mettere in campo l’esercito per tenere a bada la movida impedendo assembramenti: in «specifici quadranti territoriali e in determinate fasce orarie, in cui risulti maggiore il rischio di assembramenti», potranno affiancare le polizie locali «con l’eventuale ausilio del personale militare appartenente al dispositivo Strade Sicure». Ricollocando dunque i militari sulla nuova emergenza, senza aumentare il contingente usato per scopi civili. Alcuni mini lockdown  – con i bar chiusi dalle ore 18 alle 6 del giorno successivo e la sospensione delle attività di barbieri e parrucchieri – sono già stati disposti in alcuni territori. Gli ultimi sono previsti con un’ordinanza della Basilicata nel Potentino, fino al 13 ottobre per i comuni di Tramutola e Marsicovetere.

Un piano per i mini-lockdown potrebbe essere messo in campo presto anche per la Campania, che ieri ha visto i suoi contagi continuare ad aumentare senza soluzioni di continuità. Per questo il governatore Vincenzo De Luca incontrerà oggi il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e dai prossimi giorni sarà disposto un significativo aumento dei pattugliamenti, controlli mirati e più sanzioni. Le stesse richieste arrivano dal sindaco di Benevento, Clemente Mastella, che ha chiesto al Prefetto l’ausilio dell’esercito nel fine settimana anche nella sua città. Anche nella Capitale i controlli sono ormai a tappeto, soprattutto nei luoghi della movida e poche ore dopo l’ordinanza regionale sull’obbligo della maschera all’aperto.

Nel nuovo dpcm che contiene la proroga dello stato di emergenza “dilazioneremo le misure attuali, con la limitazione delle presenze ad eventi in luoghi aperti o chiusi: 1000 nel primo caso, 200 nel secondo. Questo varrà per le manifestazioni sportive ma non solo: il limite delle 200 persone non va superato al chiuso, neppure in caso di matrimoni o feste private. Le regole universali rimangono tre: mascherina, distanziamento e igiene. Ecco, stiamo ragionando su questi capisaldi”, ha detto ieri il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia.

E sul pericolo che si proceda in ordina sparso ha detto: “Tutti i provvedimenti adottati sono stati concordati sempre e comunque, quindi parlare di conflittualità è improprio. Ci sono stati disaccordi che si sono tradotti in proteste, critiche e polemiche. Ma nei fatti, poi, ci sono le firme del governo e dei presidenti. Gli atti emanati in queste ore dalle Regioni hanno l’approvazione del governo nel 95% dei casi perché riguardano l’interesse collettivo.

 

 

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