Covid – Nel Parmense accertati 920 decessi

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Sono 920 i residenti a Parma e provincia y ad oggi deceduti per Covid-19. Lo confermano i dati consolidati su decessi e cause di morte dei flussi informativi di marzo, aprile e maggio scorsi, che sono stati resi disponibili a fine luglio.

Il dato fotografa gli esiti più tragici dell’andamento della pandemia nel Parmense, un territorio maggiormente colpito in marzo ed aprile perché, insieme a Piacenza, vicino alle provincie lombarde epicentro del virus.

E’ stato possibile aggiornare il precedente numero di 764 casi di morte per Covid-19 grazie alla disponibilità da fine luglio, e alla successiva analisi incrociata di verifica, dei valori finali consolidati al 30 maggio dei flussi informativi che integrano i dati delle cartelle cliniche dei decessi nelle strutture sanitarie, delle schede di morte Istat, del “Registro di mortalità” regionale e del Sistema regionale di sorveglianza delle malattie infettive (Smi). Il consolidamento di fine luglio dei dati ha permesso di analizzare, con verifiche incrociate, la differenza tra il precedente numero dei decessi e quello oggi confermato di 920 casi.

Dalle analisi sono emerse varie ragioni di questa differenza, tra le quali i tempi necessari per le conferme definitive delle cause di morte per Covid-19 di numerose persone decedute con diagnosi sospetta, soprattutto nei mesi di pandemia più acuta. Va specificato che la differenza numerica è principalmente riconducibile ai mesi di marzo e aprile, fermo restando il fatto che i decessi sono già stati registrati a tutti gli effetti, e quindi si tratta solo di una codifica di consolidamento. Prova ne è che, nel corso della pandemia, i numeri inviati a Roma (tramite il flusso delle schede Istat) per il conteggio nazionale delle vittime da Covid-19 sono sempre stati corretti.

Inoltre, a causa del periodo pandemico, in molti casi si sono dilatati tempi di registrazione e trasmissione formale dei certificati di morte tra i vari enti. Infine, prima del consolidamento finale di fine luglio, il flusso dati ha risentito di modalità non codificate né integrate tra tutte le strutture o luoghi extra-ospedalieri coinvolti come i centri residenziali anziani, i centri privati accreditati o le abitazioni per le persone decedute a domicilio.

“Tutte queste cause sono state rimosse: abbiamo provveduto all’integrazione dei sistemi informativi tra le strutture e il Dipartimento di sanità pubblica, fornendo precise indicazioni ai centri privati accreditati e ai centri residenziali anziani di segnalazione immediata dei decessi e disponendo un’attività di vigilanza specifica”, spiegano il commissario straordinario dell’Azienda Usl di Parma, Anna Maria Petrini, e il direttore dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria, Massimo Fabi.

 

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