Ricerca sul Covid-19 in Emilia-Romagna: il punto di protocolli e progetti su cui i ricercatori sono all’opera

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Anticoagulanti, antifiammatori, proteine, plasma.  Cinque protocolli di ricerca della Regione Emilia-Romagna, più un sesto in corso di approvazione a giorni, su un totale attuale di 30 – a livello nazionale – a cui l’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) ha dato il via. Ancora: le indagini sulla Proteina X a Modena e sull’Eparina a Piacenza, e lo studio regionale sulla fattibilità della produzione di plasma. Sulla corposa attività di ricerca che la Regione, con le Aziende sanitarie, ha attivato sul Covid-19, è intervenuto oggi in Commissione consiliare l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini.

“L’epidemia ha confermato l’importanza della ricerca scientifica e sanitaria – ha sottolineato Donini-: solo dai protocolli possono arrivare nuove soluzioni in termini di prevenzione, diagnosi, trattamento e gestione dell’infezione, perché si basano su dati raccolti in modo strutturato e quindi su evidenze solide e generalizzabili. E questa è stata la scelta della Regione, che ha deciso di puntare moltissimo sulla ricerca”.

L’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha dato parere positivo all’attivazione di cinque protocolli di ricerca, più un sesto in corso di approvazione a giorni, coordinati da ricercatori dell’Emilia-Romagna. Due riguardano i farmaci che intervengono sul rischio di trombosi, e precisamente l’Enoxaparina e l’Eparinapiù steroidi; a questo gruppo si aggiunge un altro studio sull’Enoxaparina, che sarà approvato a giorni. Un altro protocollo riguarda la Colchicina, farmaco che agisce sulla risposta infiammatoria (Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Umberto Maggiore); c’è poi il protocollo sul Tocilizumab, che agisce sulla risposta immunitaria e quello su un noto farmaco antimalarico, l’Idrossiclorochina con proprietà antivirali, per prevenire la progressione dell’infezione. Tutti farmaci che, pertanto, in Emilia-Romagna vengono utilizzati per la cura dei pazienti affetti da Coronavirus.

I test sierologici – l’indagine siero-epidemiologica partirà nei prossimi giorni anche in Emilia-Romagna, promossa dal ministero della Salute e dall’Istat e realizzata in collaborazione con le Regioni, le Province Autonome e la Croce Rossa Italiana, con il coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta. 9.600 gli emiliano-romagnoli che saranno testati tra i 150mila individui presi a campione sull’intero territorio italiano.

La ricerca, punta a raccogliere le informazioni necessarie per stimare non solo le dimensioni e l’estensione dell’infezione nella popolazione, ma anche per descriverne la frequenza in relazione ad alcuni fattori: sesso, età, regione di appartenenza, attività economica svolta. Saranno chiamate, infatti, persone di ogni età residenti in tutte le regioni italiane, scelte in modo casuale dai registri statistici dell’Istat. Il ministero della Salute ha già previsto un’informativa per i cittadini, che verranno contattati telefonicamente da un operatore della Croce Rossa e che potranno decidere se accettare o meno.

“Mi auguro che gli emiliano-romagnoli che riceveranno la telefonata accettino di partecipare a questa ricerca condotta a livello nazionale- commenta l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini-. Si tratta di uno strumento importante per comprendere qual è la risposta anticorpale a prescindere dai sintomi della malattia. Anche noi- prosegue l’assessore- stiamo portando avanti in regione una vasta campagna di screening, avviata prioritariamente su chi lavora quotidianamente in ambito sanitario e socio-sanitario, e poi allargata alle categorie a rischio e ai cittadini delle aree più colpite. Più persone riusciremmo a sottoporre a test- conclude Donini- e più informazioni avremo su quante realmente hanno incontrato il virus”.

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