Ripercorriamo alcune tappe di quel volo, con chi come Aldo Monza e Giacomo Zunico, tasselli magari meno sugli allori o ricordati di altri, ma ugualmente indispensabili, come certi pezzi degli aerei che magari pochi notano, ma hanno, specie per certi viaggi, un importanza enorme.
Aldo Monza, professione jolly
Aldo Monza, stagione 89-90, decolla l’aereo del Parma di Scala, anche tu sei a bordo, dopo un viaggio avventuroso, quando atterra si trova in serie A
“E’ stato un campionato tra alti e bassi, mi ricordo che c’era stato un periodo difficile quando morì il presidente Ceresini ad inizio 1990, la squadra ne risentì parecchio andando anche in crisi di risultati, ma con olio di gomito siamo riusciti a rialzarci, del resto la squadra era forte ed il gruppo era fantastico e siamo riusciti a scrivere quella che ancora oggi è storia”
27 partite, 2 gol, come quello decisivo al Rigamonti di Brescia ed uno nel 2 a 2 di Pisa, ultima partita ed ultimo gol il tuo di quell’annata storica
“Si io ero giovane, avevo fatto qualcosa a Catanzaro l’anno prima, poi ero andato a Prato in C1 a novembre, a Parma era la mia prima esperienza vera in B in una squadra di spessore, si 27 gare, tante da titolare, per Scala ero il primo cambio, sia a centrocampo che dietro ed avevo buone chance di entrare se non di partire titolare, è stata una bella stagione personalmente, il gol di Brescia ci ha dato la spinta, ci ha lanciato, 87’ , contropiede, tiro di Melli e poi io mi sono precipitato su quella palla e l’ho messa dentro”
Quella cavalcata quanto fu utile poi come bagaglio per la tua carriera?
“Fu comunque una bellissima esperienza, l’anno dopo ho fatto la A sempre a Parma, il mio unico anno di A, e poi ho conosciuto grandissime persone, prime su tutte Scala ed il suo staff, che mi hanno insegnato molto anche per il resto della mia carriera”.
Giacomo Zunico, professione portiere
Giacomo Zunico, riavvolgiamo un attimo il filo dei ricordi. 30 anni fa, il Parma è chiamato a giocarsi contro i cugini della Reggiana la sua prima storica promozione in A. Mancano pochi minuti a quella sfida, facendo un salto all’indietro, cosa rivedi?
“Lo stadio pieno, tutte le bandiere abbassate, non facevano ancora festa finché il gatto non era nel sacco... c’era giustamente la massima scaramanzia e poi dopo il 2 a 0, sono state sventolate tutte le bandiere, possibili ed immaginabili, comunque è stata una serata bellissima perché dopo siamo stati coinvolti dalla massa degli sportivi su tutto il corso, poi era la prima storica promozione, il godimento è stato diverso, poi vincere pure contro la Reggiana, l’antagonista di sempre, fu davvero il massimo che si poteva chiedere ed avere”
Tu eri tra i titolarissimi di quella squadra, 33 presenze, insomma tutto in campo partiva da te…
“Io sono stato preso apposta perché secondo loro potevo dare tanto sotto il piano dell’esperienza e per il fatto di essere nel mio momento migliore, ero in un momento importante, tanto è vero che anche molte squadre di A mi volevano, poi saltò tutto perché allora non c’era lo svincolo ma i parametri, perché il presidente mio non mollava, quindi decisi di stare fermo ed arrivai a Parma a settembre. Calisto Tanzi sborsò un miliardo per prendermi e venni a Parma. Partimmo bene, poi vivemmo un momento storto, poi ci riprendemmo, il mio rapporto con Scala non fu sempre idilliaco ma poi riuscimmo a raggiungere l’obiettivo ambito”.
Quando vi rendeste conto che potevate davvero farcela a salire, nel ritiro pre campionato, al giro di boa o nel rush finale?
“Si eravamo consapevoli di essere bravi sia come singoli ma soprattutto come squadra, sapevamo che giocando come ci era stato insegnato, riuscivamo a raggiungere l’obiettivo, che ci stava scappando di mano ma poi fummo in grado di raggiungerlo. Inoltre avevamo un direttore come Pastorello che con il suo self control ci dava sempre ottimi consigli su come non smarrire la testa e rimanere concentrati sulla via della promozione”.