Coronavirus, Rango dalle Mauritius sprona il Premier Conte a cambiar squadra: “Via virologi ed immunologi, dentro gli pneumologi”. Ma è il territorio da rafforzare…

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mauro rango(Gabriele Majo, direttore responsabile di www.stadiotardini.it) – “Io credo che tutti gli italiani si aspettino che i responsabili che hanno seguito la sanità dal punto di vista medico scientifico vengano sostituiti da altri medici che sono più competenti in materia. I virologi e gli immunologi non hanno una competenza clinica del paziente e si è dimostrato che, per combattere il Coronavirus bisogna conoscere non tanto il virus in sé, ma l’organo bersaglio del virus. Bisogna che vengano assoldati clinici pneumologi, i vecchi pneumologi che sanno benissimo come combattere questa malattia, che diventa una polmonite interstiziale che poi può degenerare in una trombosi vascolare diffusa a livello polmonare che causa il decesso dei pazienti. Decesso che non è dato dal virus, ma da una risposta immunitaria abnorme del paziente. Va fermata quella cascata infiammatoria. E questo è lavoro di clinici, di pneumologi: bisogna cambiare squadra, bisogna trovare persone che sappiano come va trattato il paziente dal primo momento in cui si ammala a casa, al momento in cui c’è l’ospedalizzazione. Ed è necessario fare un protocollo unico che vada seguito da tutti e che sia conosciuto dall’ultimo medico di base, fino al primario del più grande ospedale. Questo non si è fatto nella fase passata, questo è costato migliaia di morti, ora è necessario farlo nella fase di riapertura, perché se è vero che probabilmente il virus si sta indebolendo, è anche vero che con la riapertura i contatti tra persone aumentano e l’aumento dei contatti può generare anche una seconda ondata di epidemia. Quindi questa volta, assolutamente, bisogna rispondere in una maniera seria, efficiente ed efficace e non lasciare a certi personaggi, virologi, immunologi – che hanno occupato l’informazione fino ad oggi e hanno fatto tanti danni – di continuare ad occupare l’informazione”. gabriele majo per slideIl virgolettato di cui sopra è il cuore della “comunicazione a Giuseppe Conte” (esiste un contrappasso: dopo tante informative del Premier agli italiani, stavolta è lui ad essere il destinatario e non il mittente…) inviata dal naturopata 59enne, laureatosi in diritti umani alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova – attualmente residente a Rodrigues, piccola isola appartenente alla Repubblica di Mauritius, nel mezzo dell’Oceano Indiano – che si chiama Mauro Rango, il quale, pur non utilizzando i classici social, ma solo WhatsApp e YouTube (un po’ come me…), il 6 Maggio scorso era diventato virale per un testo – diffuso tramite l’applicazione sul telefonino a una trentina di suoi contatti ed arrivato per incanto fino a me e a chissà quanti altri italiani – in cui contrapponeva proprie tesi a quelle del Professor Roberto Burioni, medico accademico e divulgatore scientifico (non a gratis, come documentato pochi giorni fa dal Fatto Quotidiano) ospite di Fabio Fazio. Al di là delle argomentazioni sostenute, mi aveva colpito la premessa del suo dispaccio in cui aveva postato il numero del suo telefonino e il suo indirizzo email, spiegando: “Vi scrivo i miei riferimenti perché mi assumo la piena responsabilità di quello che sto dicendo e vi chiedo, dopo aver letto il mio messaggio, di valutare se aiutare me ed alcuni amici medici nella nostra battaglia, diffondelo”. Insomma un approccio decisamente diverso rispetto a quello di altri ciarlatani, altrettanto virali, che pubblicavano la qualunque senza però qualificarsi e men che meno rendendosi rintracciabili. Dopo aver scritto in data 6 Maggio al “348” di Rango, ricevo da lui risposta l’11 seguente, con audio per me corredato da altri suoi interventi: “ho 5.000 messagi a cui rispondere: dal 6 Maggio lavoro 24 ore su 24 a questa cosa, per cui mi era sfuggito il suo messaggio”. Nel frattempo, però, la stretta attualità era andata avanti, togliendomi la possibilità di approfondire le tematiche di allora: ieri, tuttavia , lo stesso Rango si faceva vivo di nuovo con me con un altro audio a corredo del suo ultimo video (che trovate postato in alto, in apertura, mentre potete vedere la collezione dei precedenti, suggerendomi di dargli un occhio. Cosa che ho fatto volentieri: però, come sempre quando tratto di questa materia di cui non mi ritengo particolarmente competente, ho chiesto, al fine di fare una più completa opera di divulgazione, una consulenza ad una mia persona di fiducia, medico che lavora in un pronto soccorso, che già avevo interpellato per il mio primo articolo “Parola d’ordine equilibrio” con il WhatsApp Medical Blob. Secondo tale medico, l’intervento di Rango, ora, a lockdown concluso e nel pieno della seconda fase della Fase 2: “è un po’ fuori tempo massimo: avrebbe avuto senso due mesi prima, che so… il 13 Marzo… Vabbè che con le Mauritius ci sono tre ore di fuso orario che con i climi rilassati che ci sono là, consentimi la battuta, si dilatano a tre mesi, ma qui le sue argomentazioni sono in effetti piuttosto in ritardo rispetto al lavoro che abbiamo fatto sul campo. I protocolli farmacologici li avevamo in pratica già a metà Marzo. Questo virus ci è saltato addosso allora senza alcuna conoscenza: credo che da allora abbiamo fatto passi da gigante per far fronte allo tsunami inaspettato che ci aveva colpito. Secondo me il problema principale restano ancora le carenze sul territorio, con pazienti abbandonati a casa spesso senza punti di riferimento precisi e la dovuta assistenza. È il territorio, per me, che va rafforzato, anche se questa era e resta una carenza cronica: già prima di questa emergenza, gli ammalati cronici, gli anziani e gli oncologici erano costretti ad invadere i pronto soccorso e i reparti per una totale mancanza di cure a casa o sul territorio. Capisco che per i non addetti ai lavori l’ultimo intervento di Rango possa apparire provocatorio e di stimolo, ma credimi, a noi che siamo sul campo appare intempestivo adesso, nella fase 2, in cui al massimo si potranno sviluppare piccoli focolai a cui comunque si è pronti, nella eventualità, a far fronte. Anzi, vorrei aggiungere, rifacendomi ad altri messaggi virali su WhatsApp che la plasmaferesi – oggi così tanto di moda – si sta perfezionando velocemente, al fine di poterla fare in piena regola e in sicurezza, perché fino adesso, in effetti, era stata praticata in via empirica e senza dati di conferma, se non quelli raccolti in presa diretta. La plasmaferesi (che è una procedura di separazione del plasma sanguigno dagli elementi corpuscolati del sangue, ottenuta mediante centrifugazione o filtrazione) non è una scoperta mantovana: tutti gli ospedali, anche durante la pandemia, quando possono, potendo, ne han fatto e ne fanno uso. È indicata in tante patologie e anche in questa: gli stessi cinesi l’hanno praticato durante la loro epidemia. Insomma, non c’è niente di nuovo sotto questo cielo. La plasmaferesi, però, la si fa con pazienti guariti ma fino a poco tempo fa c’erano molti morti: solo adesso si può avere un “pool” di plasma di guariti, ma comunque ancora senza dati di conferma, sperimentati adeguatamente, visto la novità di questo virus, che probabilmente è già mutato in maniera molto meno aggressiva di prima. Il costo di una sacca di plasma può anche sembrare banale, ma fino ad oggi non abbiamo una banca di plasma con immunoglobuline o anticorpi neutralizzanti pronti all’uso per migliaia di ammalati, come è avvenuto tra Marzo e Aprile. Ancora non riusciamo a fare i tamponi a tutti, ancora non riusciamo a trovare una metodica sicura per un test sierologico che ci faccia sapere se abbiamo contratto o no la malattia; ci sono ancora metodiche discordanti e poco collaudate, eppure sono stati fatti passi da gigante in così poco tempo!  Purtroppo ci è capitato una cosa molto grossa che probabilmente cambierà il nostro stile di vita futuro; poi, sicuramente, come in tutti i campi, ci saranno speculazioni mondiali su farmaci e/o vaccini, come è sempre accaduto, come le speculazioni su altri dispositivi. Ci saranno regole di comportamento nuove, norme sul lavoro e sui viaggi nuovi e in molti cercheranno nuovi profitti sul cambiamento, ma questa, volenti o nolenti, è la legge del mondo della globalizzazione nel quale viviamo. Mentre qui da noi morivano  migliaia di persone senza capire dove mettere le mani, un esercito di professionisti e scienziati hanno studiato sul campo questo nuovo virus. Vero, molti si son fatti belli in televisione e sui social: la verità è che solo il tempo ci farà luce sul futuro di questa malattia e sicuramente nessun paese ha dimostrato prontezza nell’arginare l’epidemia. Certo, di errori anche qui da noi ce ne sono stati, soprattutto a Gennaio e Febbraio, quando già comparivano i casi e c’era chi non voleva prenderne atto, forse perché, al di là delle dietrologie e dei complottismi, non si aveva la più pallida idea su come e cosa fare, poi la bomba è scoppiata e il resto è già storia…”. E’ già storia, ma per la cronaca, invece, segnaliamo che oggi, Martedì 19 Maggio 2020, dopo due giorni senza, a Parma e Provincia si registrano di nuovo 2 morti e, pur a fronte di un basso numero di tamponi lavorati, altri 10 contagiati. Dopo il Sindaco Federico Pizzarotti stizzito per gli aperitivi in bar troppo affollati ieri in città, ecco l’intervento del suo braccio armato, l’assessore competente Cristiano Casa che avverte: “Da oggi chi non rispetta le regole rischia di chiudere”. Gabriele Majo (direttore responsabile di www.stadiotardini.it)

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