I Magistrati: in Tribunale a Parma mancano mascherine guanti e disinfettanti

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La sottosezione di Parma dell’Associazione Nazionale Magistrati in relazione al rischio sanitario connesso al virus COVID-19 segnala l’insufficienza delle misure fino ad ora adottate dal Ministero per il contenimento del contagio e per assicurare la piena ripresa delle attività giudiziarie. 

Pur avendo i capi degli uffici attivato le misure organizzative di loro competenza, permangono gravi criticità, di cui si ritiene doveroso informare l’utenza e tutti coloro che devono necessariamente avere contatti con gli uffici giudiziari.

Il Ministero non ha messo a disposizione fondi specifici per la pulizia necessaria per il contrasto al coronavirus e i fondi a cui possono attingere Procura e Tribunale di Parma per assicurare le attività periodiche di pulizia approfondita dei locali sono sufficienti solo per poche settimane anche limitatamente alle aule destinate all’accesso al pubblico. 

Il Ministero ha fornito un numero ridottissimo di mascherine di protezione, onerando i singoli uffici giudiziari della relativa acquisizione in un momento in cui tali dispositivi sono reperibili sul mercato con difficoltà estrema e le scorte effettuate in autonomia da parte di Procura e Tribunale, che devono approvvigionare anche l’Ufficio Giudici di Pace e Ufficiali Giudiziari, sono sufficienti solo per poche settimane.

Il Ministero non ha fornito i guanti monouso e gli uffici economato del Tribunale non sono ad oggi riusciti ad approvvigionarsi di tali dispositivi in quanto di fatto non rintracciabili sul mercato.

Allo stato non sono disponibili, per difficoltà nell’acquisizione delle relative forniture, i termoscanner per il controllo degli ingressi, le protezioni di plastica per i microfoni e gli schermi protettivi neppure per gli uffici di front office, misure raccomandate dall’AUSL, a seguito di sopralluogo, a garanzia della salute dei dipendenti e dell’utenza.

I singoli uffici di Tribunali e Procure sono stati di fatto onerati dell’acquisto di materiale irreperibile. 

Le carenze indicate hanno ostacolato nel settore penale, che pure ha puntualmente assicurato i processi urgenti, la ripresa delle udienze ordinarie, che, in applicazione della normativa emergenziale, sono state necessariamente posticipate per la mancanza delle opportune garanzie di sicurezza. 

Risulta, dunque, imprescindibile che questi presidi siano forniti con la massima rapidità per garantire al più presto la regolarità delle udienze che, in particolar modo nel settore penale, in base alle norme in vigore, dovranno essere celebrate prevalentemente nelle forme tradizionali, ossia con accesso dei difensori e delle parti alle aule del Tribunale.       

I decreti-legge che si sono via via succeduti per disciplinare l’attività giudiziaria nel corso dell’epidemia hanno sostanzialmente demandato ai capi dei singoli uffici la gestione del rischio sanitario senza che siano stati forniti ai dirigenti mezzi adeguati e risorse sufficienti.

Appare di significativa gravità la circostanza che il Ministero non abbia neppure assicurato l’effettuazione di test sierologici al personale dell’intero comparto giustizia, rimettendone di fatto la responsabilità e l’iniziativa ai capi dei singoli uffici. 

La mancata attivazione fino ad oggi, dopo mesi dall’insorgenza del pericolo epidemiologico, della possibilità di accesso ai registri da remoto da parte del personale di cancelleria, non rende di fatto possibile per tale personale lo smart working, costringendo amministrativi e cancellieri agli spostamenti casa – ufficio per effettuare attività che potrebbero agevolmente effettuarsi da remoto. 

La legislazione dell’emergenza ha introdotto inoltre per i dipendenti della P.A. lo smart working come modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa fino al termine della proclamata emergenza sanitaria  (allo stato fino al 31 luglio), con la conseguenza che il personale di cancelleria deve necessariamente lavorare per parte dell’orario di servizio da casa, senza tuttavia poter essere pienamente operativo, in mancanza appunto dei necessari collegamenti da remoto e ciò con inevitabile ripercussione in ordine alla funzionalità degli uffici. 

La normativa emergenziale ha introdotto modalità innovative per la celebrazione delle udienze (trattazione scritta, udienze da remoto) senza prevedere le necessarie modifiche dei codici di rito (ad esempio in tema di dichiarazione di contumacia, di mancata comparizione alle parti, di termini da assegnare per il contraddittorio scritto), creando ulteriori difficoltà operative e demandando integralmente ai giudici la risoluzione delle connesse questioni procedurali. 

L’attività degli uffici giudiziari di Parma, mai cessata in relazione ai processi urgenti, nella cd. fase due è stata  riavviata per la grande maggioranza dei procedimenti civili in base ai provvedimenti organizzativi dei capi degli uffici  con le modalità indicate (trattazione scritta, udienze da remoto) grazie allo sforzo personale dei singoli magistrati, che hanno dovuto apprendere il funzionamento dei programmi necessari in totale autonomia e senza alcuna assistenza e che _ in mancanza di tempestive forniture ministeriali _ si sono dotati, con risorse proprie, dei mezzi informatici necessari (videocamere, dispositivi audio).

Si segnala l’irragionevolezza della normativa in vigore che, con una disposizione del tutto incomprensibile richiede, con ingiustificabile aggravamento del rischio sanitario, la necessaria presenza del giudice in ufficio per  la celebrazione delle udienze civili da remoto con gli avvocati e le parti collegati in videoconferenza dai rispettivi privati domicili,  in contrasto con le norme che valgono per tutti gli altri pubblici dipendenti volte a favorire lo smart working e a differenza di quanto previsto per le altre magistrature (magistrati contabili e amministrativi).

Si formula, infine, l’auspicio che i fondi stanziati, in base al recentissimo decreto-legge “Rilancio”, per la sanificazione degli uffici giudiziari e per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale e di pc portatili per il lavoro agile siano al più presto impiegati per le finalità indicate.

In ultimo si ritiene doveroso formulare un ringraziamento a tutti i collaboratori (personale amministrativo e di cancelleria, magistrati onorari, ufficiali giudiziari, operatori di Polizia Giudiziaria, addetti alla sicurezza) che, pur a fronte delle carenze indicate, hanno assicurato e continuano ad assicurare con il loro lavoro e la loro abnegazione, l’operatività quotidiana degli uffici.

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