Marco Maria Freddi: “Consiglio Comunale e democrazia …”

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Sul coronavirus,

la maggior parte di noi probabilmente non ha ancora capito, ma lo farà presto, che le cose non torneranno alla normalità dopo qualche settimana o dopo qualche mese dalla riapertura, alcune cose non torneranno mai più.

Venerdì scorso, il Consiglio Generale dell’Associazione Luca Coscioni, ha sottolineato nella sua mozione finale, la necessità di fare i tamponi su un campione rappresentativo della popolazione per sapere quanti siano i contagiati al fine di governare l’epidemia, numero di contagiati che l’ascolto dei numeri serali della Protezione Civile non può darci poiché non tengono conto della realtà, dato di realtà che solo uno screening di massa potrebbe darci.

Nella rassegna stampa di domenica scorsa di Radio Radicale, letta da Marco Cappato, la virologa Ilaria Capua si spingeva ad ipotizzare che i numeri possano essere cento volte quanto dichiarato dalla Protezione Civile e questo dà la dimensione della gravità di una non scelta politica, non scelta politica che non comprende neppure il virologo Andrea Crisanti che ha salvato la regione Veneto proprio con l’uso dei tamponi.

Scrivo tutto ciò per arrivare al punto locale poiché la riflessione più generale è che mentre si cerca di uscire dall’emergenza sanitaria è inevitabile che le scelte che si compiono diventino scelte discrezionali tra interessi in gioco, spesso interessi contrapposti, economici e ideologici e pertanto politici.

Di fronte a tutto questo, se la democrazia non riapre pienamente, rischiamo la perdita di credibilità delle istituzioni democratiche ed essendo consapevoli che le misure che prenderemo in città avranno comunque un forte grado di incoerenza, il punto dirimente è che queste misure dovranno essere dibattute, discusse in un dibattito pubblico riattivando gli strumenti della democrazia in presenza.

Per essere più chiari: se l’istituzione Consiglio Comunale non avrà consapevolezza dell’obbligo della chiarezza, della dimensione pubblica del dibattito politico-istituzionale ridotto a trasmissioni televisive, post o dichiarazioni alla stampa dell’assessore di turno, questo non potrà che alimentare perplessità tra i vari portatori di interessi.

Il funzionamento della riapertura economico-sociale e quello della democrazia devono andare di pari passo, soprattutto per le incognite prima indicate dovute alla non scelta politica dei test diffusi per misurare la reale prevalenza della malattia, del contagio nella nostra città e nella nostra Regione.

Ciò che sta accadendo è grave ed è grave per l’istituzione Consiglio Comunale, poiché senza un vero dibattito pubblico, in presenza e non telematico, non si potrà accompagnare – ad esempio – la città in tema di conciliazione dei tempi di lavoro e di vita, tema particolarmente sentito dalle famiglie.

Riaprire senza immaginare dei percorsi di supporto alle famiglie di conciliazione dei tempi di lavoro e di vita, non tanto educativo ma di supporto sociale o/e privato di piccoli gruppi familiari, sperabilmente solo fino al prossimo settembre, credo sia irresponsabile e poco adeguato rispetto al ruolo del Consiglio Comunale.

C’è un problema di responsabilità politica istituzionale e collettiva, spero, data l’urgenza, il mio ennesimo appello al Consiglio Comunale venga ascoltato, per assumersi la responsabilità di una riunione in presenza, pubblica, nel rispetto dei protocolli di sicurezza, abbandonando la tentazione di chiudersi in una distorsione della democrazia che sembra aver preso il sopravvento in Città, la capigruppocrazia.

La maggior parte di noi probabilmente non ha ancora capito, ma lo farà presto, che le cose non torneranno alla normalità dopo qualche settimana o dopo qualche mese dalla riapertura, alcune cose non torneranno mai più, la speranza è che non torni mai più la politica autoreferenziale chiusa in una stanza.

Marco Maria Freddi

 

 

 

 

 

 

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