Azzolina: ‘Non si torna a scuola’. Bonaccini: ‘L’emergenza sanitaria resta difficile’

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A scuola non si torna perché ci sono ancora troppi rischi. Questo il pensiero della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in un’intervista sul Corriere della sera in cui fa presente che si “allontana sempre di più la possibilità di riaprire a maggio” e che “il governo prenderà a giorni una decisione”.

La ministra sottolinea che che anche se ci sarà per tutti la promozione, le pagelle saranno “vere”, con i 4 e i 5. E per le famiglie ci sarà un aiuto con “un’estensione del congedo parentale e del bonus baby-sitter”. Per la Maturità “sarebbe auspicabile” l’esame a scuola.

Ripartire il 4 maggio. Alla Lombardia si allineano anche Veneto, Piemonte e Sicilia. Fontana ipotizza di ‘scaglionare il lavoro su 7 giorni anzichè su 5, con orari di inizio diversi per evitare l’affollamento dei mezzi pubblici’. Zaia immagina di ‘riaprire con tutto anche prima, se ci sono i presupposti di natura sanitaria dal mondo scientifico’. Cirio dice che ‘aspettare a braccia conserte che il virus se ne vada è l’errore più grande che si possa farè. Preoccupati invece i sindacati, che chiedono un incontro al governo: ‘E’ fondamentale mantenere un forte presidio e una regia nazionale sulla sicurezza e tutela massima della salute per tutti i lavoratori e le lavoratric’i’.

«Nell’ipotesi in cui l’evoluzione del virus dovesse andare in senso positivo e ci fossero le condizioni, noi il 4 maggio dovremo essere pronti per la riapertura, purchè non prescinda mai dalla sicurezza dei nostri cittadini e lavoratori». Lo ha detto il governatore lombardo, Attilio Fontana, in collegamento con Mattino Cinque. «La condizione ineludibile per parlare di riapertura è che ci sia il via libera della scienza. Se la scienza ci dirà bisogna stare chiusi staremo chiusi, però allo stesso tempo non possiamo farci trovare impreparati», ha aggiunto Fontana.

“E’ il governo che ha l’ultima parola sulla ripartenza delle fabbriche. Le regioni possono solo fare proposte sulle filiere strategiche nel loro territorio”. Così il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, in un’intervista a la Repubblica, sottolineando come “finora ho letto delle date ipotetiche, ma di piani definiti non ne vedo nemmeno all’estero. Bisogna continuare a gestire un’emergenza sanitaria che resta difficile, con delle vite da salvare. E la salute delle persone resta la priorità. Il Governo ha incaricato un gruppo di esperti guidato da un manager di valore come Colao: non ho intenzione di fare polemiche, voglio invece dare una mano per arrivare presto a un piano per il Paese. Di cui c’è bisogno”. Bonaccini ribadisce che “serve unità. Nè mi permetto io di indicare quale sia la strada giusta per le altre regioni. Il governo ha giustamente l’ultima parola. Per parte nostra vogliamo dare una mano a definire un Piano Paese: costruire accordi territoriali per una ripartenza sicura. Così come avanzare proposte sui settori strategici per la competitività del Paese”.

In Emilia Romagna ad esempio abbiamo deciso con le parti sociali che metteremo a punto un progetto per far ripartire gradualmente le filiere a valenza internazionale e i cantieri delle opere pubbliche”. Per il governatore “se c’è confusione è perchè troppi parlano di tutto. Come ho già detto, decide il governo, poi i presidenti possono prendere decisioni specifiche se il loro territorio lo richiede”. Sulla vicenda Mes “prima di rinunciare a 36 miliardi per potenziare la sanità, peraltro senza particolari condizioni, ci penserei attentamente. Se qualcuno ha alternative concrete le proponga, altrimenti non si dicano no preconcetti”, chiosa Bonaccini.

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